"Love is in the Bin" di Banksy vola in Asia per 22 milioni. 18 volte il prezzo pagato 3 anni fa

Il momento dell’autodistruzione dell’opera durante l’asta  di Sotheby’s nel 2018. Image via @Banksy

Il momento dell’autodistruzione dell’opera durante l’asta di Sotheby’s nel 2018. Image via @Banksy

Le vacanze sulla costa inglese ( “A Great Bitish Spraycation”) a Banksy hanno portato bene. Ha battuto un nuovo record all’asta con “Love is in the bin”, che è stata venduta per una cifra impensabile fino poco tempo addietro: 18,5 milioni di sterline. Cioè circa 22 milioni di euro, che sono oltre 18 volte il prezzo pagato da un anonimo acquirente solo 3 anni fa, quando l’opera affrontò per la prima volta il martello del battitore.

Certo ha giocato in casa. Lo scenario è lo stesso di allora: Londra; la sede di Sotheby's. Anche l’opera: “Girl with Baloon” (Vernice spray e acrilico su tela montata su tavola; 2006). Solo che adesso ha un nuovo nome (“Love is in the bin”), e un nuovo anno di creazione (2018). Giacchè la prima volta che era passata per quella sala, Banksy aveva pensato bene di azionare un tritadocumenti telecomandato, inserito nel telaio del quadro, di fronte alle telecamere dei media. Che non si erano fatti pregare e avevano fatto fare il giro del mondo a quel curioso siparietto. Non dimenticandosi di dare grande rilievo al record che l’opera aveva raggiunto: 1 milione e 200 mila euro. Una cifra di tutto rispetto, anche se nemmeno lontanamente paragonabile a quelle già archiviate da Jeff Koons ed altri grandi dell ’arte contemporanea. Insomma che non necessarimente avrebbe fatto notizia.

Anche se per un Banksy (iconico ma semplice), secondo i pareri espressi degli esperti ai tempi, erano tantissimi soldi.

L’intervento del writer britannico da Sotheby’s nel 2018, stando alle sue dichiarazioni, era un commento (negativo) al mercato e ai meccanismi che regolano le aste. Ma, fin dal principio, era chiaro che aveva aumentato il valore dell’opera. Tanto che quando il Museum Frieder Burda di Baden Baden (Germania) l’aveva esposta nel corso di un’importante mostra c’era chi azzardava a fissare la sua nuova quotazione intorno ai 2 milioni. Del resto Banksy stesso rinominandola le aveva assegnato un plus-valore:

Qualche giorno fa “Love is in the bin”, valutato tra i 4 ei 6 milioni di sterline (5-7 milioni di euro circa) dalla casa d’aste, è stato battuto per 18,5 milioni. Dieci offerenti, alcuni dei quali completamente nuovi per Sotheby's, si sono affrontati finchè Nick Buckley Wood, Direttore delle vendite private di Sotheby's Asia, non ha piazzato il colpo vincente per conto di un collezionista privato con cui era in contatto telefonicamente.

L’asta è stata seguitissima: 1,2 milioni di spettatori sintonizzati, ha dichiarato Sotheby's.

Quest’estate Banksy ha invece concentrato la sua attenzione sulle restrizioni ai viaggi imposte dal covid. Criticandole con una serie di nostalgici e divertenti murales che ha eseguito in diverse cittadine della costa inglese, chiamati da lui stesso “A Great Bitish Spraycation”. Per ironia della sorte la sua “Love is in the bin” stà invece per volare in Asia senza dover presentare alcuna certificazione di natura sanitaria. (via Ocula)

"A Great British Spraycation". All images Courtesy of Banksy. via Colossal

"A Great British Spraycation". All images Courtesy of Banksy. via Colossal

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Con 4000 puntine da disegno e 100 tees Toshihiko Shibuya fa tornare primavera in una foresta giapponese

Generation 2021 birth-origin (particolare dell’installazione). All images Courtesy Toshihiko Shibuya

Generation 2021 birth-origin (particolare dell’installazione). All images Courtesy Toshihiko Shibuya

Quasi celebrando un rituale laico, l’artista Toshihiko Shibuya, tutti gli anni in autunno (serie Generation) e in inverno (serie Snow Pallet), propone un’installazione ambientale. Al centro di queste opere (essenziali nella forma ma laboriose nella realizzazione) c’è sempre la natura rigogliosa dell’isola di Hokkaido, all’estremo nord del Giappone.

Creata nella foresta-giardino Ikor (“tesoro” nella lingua degli Ainu cha abitavano la zona), nei pressi della città Tomakomai a Hokkaido, “Generation 2021 birth-origin”, è un lavoro minimale ma coloratissimo. Toshihiko Shibuya, infatti, ha posizionato 4mila puntine da disegno sferiche, oltre a 100 tee da golf (chiodi a testa concava che servono a sostenere le palle da golf) nel bel mezzo del bosco.

Tra muschio, funghi e foglie secche. Scegliendo i rami caduti, le radici e i tronchi cavi come luoghi ideali per simulare un ecosistema capace di ingannare gli insetti e di mantenere inalterato l’aspetto del paesaggio. Più per sottolinearlo che per mdificarlo.

I colori accesi delle puntine e delle tee (turchese, vermiglio, salmone, giallo, riequilibrati dal nero di alcune), celebrano la vita, rompono la monotonia cromatica della foresta e spingono a fermarsi per guardare più da vicino. Come durante una fioritura primaverile.

Non a caso la serie Generation si basa sul numero massivo di minuti elementi accostati tra loro. Con in testa la circolarità del ciclo della vita.

"L'installazione evoca immagini di vita che si rigenera- spiega Shibuya- E dovrebbe essere vista come gruppi di funghi, spore, muffe melmose o masse di uova depositate da pesci, anfibi, molluschi".

L’artista, come sempre, si concentra sulla semplicità dell’intervento per lasciar libera la natura di parlare. Confidando nella sua forza e suscitando nell’osservatore un sentimento di cura ed attenzione verso i più piccoli particolari del paesaggio. La sua bellezza dimenticata.

"Non c'è niente che possiamo fare per domare Madre Natura- continua- Con il mio lavoro non cerco di controllare la natura, ma di sedermi silenziosamente vicino ad essa e di usarla con intelligenza."

L’installazione “Generation 2021 birth-origin”, concepita per essere effimera (come le stagioni e la vita stessa), è rimasta nella foresta di Ikor fino al 26 settembre (in occasione della manifestazione Ikor-no-mori Meets Art). Ma il lavoro di Toshihiko Shibuya si può seguire sempre attraverso il suo sito internet o l’account instagram.

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Gli enormi disegni 3d di Tanabe Chikuunsai IV creati intrecciando pazientemente lunghe strisce di bamboo

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All images courtesy of Mingei Gallery

L’atista giapponese Tanabe Chikuunsai IV (ho parlato di lui anche qui) crea delle grandi installazioni intrecciando listarelle di bamboo. Prende a esempio una tecnica locale che non si discosta molto dalla lavorazione del vimini. E che gli permette di dare alla luce forme organiche, che ricordano enormi rami o liane, capaci di invadere gli spazi, pur mantenendo lo sguardo libero di fuggire al di là di loro.

Tanabe Chikuunsai IV intreccia bamboo come suo padre, il padre di suo padre e così via per quattro generazioni. Certo lui lo fa in scala monumentale e non essendo vincolato alla funzione dell’oggetto si inventa luoghi paralleli a quelli reali. Posti in cui enormi radici, o forse i tentacoli di un polipo penetrano nelle pareti senza farle crollare. Tutto sommato esteticamente niente di strano. A stupire è la pazienza, l’abilità e la velocità dell’artista nel creare queste grandi installazioni.

E poi Tanabe recupera una forma di lavorazione artigiana tradizionale, preservandola. Senza contare che nel momento in cui lo fa, salva e reinventa la sua memoria.

"Ci sono due categorie di opere che lo rappresentano- è scritto sul sito internet dell'artista- nella prima ci sono le opere tradizionali che ereditano le tecniche e lo spirito dei suoi avi. Presenta tali opere principalmente alla Japan Traditional Art Crafts Exhibition (...) La seconda categoria è costituita da installazioni di bambù tridimensionali con potenti elementi moderni. Le sue installazioni sono create con in mente il concetto "Arte che Rimane nelle Nostre Memorie" e sono esposte in diversi luoghi e in varie forme".

Usa bamboo di almeno due colori. Le sue installazioni così sono ancora più pittoriche, come fossero una sorta di disegni tridimeensionali.

Tanabe Chikuunsai IV esporrà non in Italia ma quasi. Dal 16 novembre 2021, infatti, sarà alla Fondazione Baur di Ginevra (fino al 27 marzo 2022). in ogni caso condivide il suo lavoro sull’account instagram. (via Colossal)

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