Koyo Kouoh curerà l’Esposizione Internazionale d’Arte 2026. Sarà la prima curatrice nera della Biennale di Venezia

Koyo Kouoh, curatrice della Biennale di Venezia 2026. Ritratto di: Mirjam Kluka

Koyo Kouoh, sarà la prossima curatrice della Biennale di Venezia. Nominata ieri nel corso di una riunione del Consiglio d’Amministrazione su proposta del presidente Pietrangelo Buttafuoco, la signora Kouoh, nata in Camerun 56 anni fa, sarà la prima donna di colore a prendere il timone dell’Esposizione Internazionale d’Arte. Attualmente direttrice dello Zeitz Museum of Contemporary Art Africa di Città del Capo, ha affermato che la sua però non sarà una “Biennale africana”.

Sarà una Biennale internazionale, come sempre!” ha detto.

La nomina di Kouoh (che tutti gli osservatori hanno apprezzato) arriva immediatamente dopo la conclusione della 60esima Esposizione Internazionale d’Arte, “Stranieri Ovunque-Foreigners everywere, del curatore argentino, Adriano Pedrosa. Una Biennale che ha raggiunto i 700mila biglietti staccati, per una media di 3mila e 300 visitatori al giorno ed è quindi andata molto bene (anche se meno di quella del 2022, Il latte dei sogni” di Cecilia Alemani che arrivò ad 800mila), esponendo artisti internazionali e indigeni, rintracciati, questi ultimi, in territori spesso difficilmente raggiungibili, un po' ovunque in giro per il mondo (anche se prevalentemente nell’America del sud). Una Biennale che ha messo apertamente in discussione i canoni occidentalocentrici su cui è stata costruita la storia dell’arte e che si somma a quella femminista che l’ha preceduta. Insomma, una mostra non solo formalmente di rottura.

Infatti, Pedrosa alla conclusione dell’evento ha così commentato: “(…) In un certo senso il viaggio continua. Adesso sono curioso di vedere che futuro avrà Stranieri Ovunque - Foreigners Everywhere, soprattutto per la comprensione, l’accoglienza e la visibilità degli artisti del Sud del mondo, così come degli artisti indigeni, queer, autodidatti e delle figure del XX secolo provenienti da Africa, Asia e America Latina”.

Qualcuno (soprattutto all’estero, a dire il vero) si aspettava che quella del signor Pedrosa sarebbe stata l’ultima Biennale di questo filone, anche per l’avvenuto passaggio di consegne da Roberto Ciccuto al giornalista e scrittore Pietrangelo Buttafuoco alla presidenza del Cda lagunare. La nomina della signora Kouoh dice chiaramente che si sbagliavano (per questo un importante quotidiano britannico, non particolarmente in linea con le posizioni di centro-destra ha, ad esempio, speso parole ammirate verso il signor Buttafuoco, definito: “conservatore più idiosincratico e libero pensatore, con una propensione per il mistico”).

Anche Koyo Kouoh, ha un profilo professionale molto particolare, che si può forse arrivare a definire unico. Dopo i primi anni dell’infanzia vissuti in Africa, infatti, si è trasferita a Zurigo, in Svizzera, dove ha studiato economia aziendale e bancaria (la gestione curatoriale invece l’ha approfondita in Francia) ed ha cominciato la sua carriera come banchiere. “Sono presto passata allo spazio curatoriale- ha spiegato in una recente intervista- prima scrivendo recensioni sugli artisti e imparando dalla vicinanza agli artisti, e leggendo letteralmente tutti i programmi di storia dell'arte a cui potevo accedere all'epoca, nei primi anni Novanta in Svizzera. Andando avanti velocemente, questo mi ha portata a tornare in Africa e a stabilirmi a Dakar, in Senegal, dove alla fine ho fondato la RAW Material Company, un centro per l'arte, la conoscenza e la società”. Ha poi contribuito a plasmare due edizioni di Documenta (altra importantissima manifestazione d’arte contemporanea, che si tiene a Kassel, in Germania, ogni quattro anni) e diverse mostre di respiro internazionale. Ha ricevuto il prestigioso premio svizzero per le arti, Grand Prix Meret Oppenheim, e dal 2019 dirige lo Zeitz Museum of Contemporary Art Africa (Zeitz MOCAA). Quest’incarico in particolare ha dimostrato l’energia e l’efficienza oltre che la bravura di Kouoh. Il museo sud africano, infatti, si trovava privo di fondi e di prospettive quando è stata nominata capo curatore (tra l’altro a seguito di una denuncia per molestie sessuali, con relativo scandalo, del precedente direttore), ma lei, in soli cinque anni, è riuscita a capovolgere la situazione. Innanzitutto facendosi donare l’importante collezione di arte africana dal presidente di Harley-Davidson, il tedesco Jochen Zeitz (che l’ha messa insieme, e che fino a prima di Kouoh l’aveva solo prestata al museo). Poi trovando donatori.

Nel museo sudafricano lei ha organizzato mostre importanti come “When We See Us: A Century of Black Figuration in Painting” e a retrospettiva dedicata alla performer e fotografa Tracey Rose, poi passata al Queens Museum di New York.

Koyo Kouoh, che attualmente vive tra il Sud Africa e la svizzera, parla fluentemente francese, tedesco, inglese e italiano. Riguardo alla sua nomina come curatore della 61esima Biennale di Venezia ha detto: “L'Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia è da oltre un secolo il centro di gravità dell'arte. Artisti, professionisti dell'arte e dei musei, collezionisti, galleristi, filantropi e un pubblico in continua crescita si riuniscono in questo luogo mitico ogni due anni per cogliere il battito dello Zeitgeist”.

Di nuovo Koyo Kouoh. In un ritratto di ©Mehdi Benkler, BAK

Koyo Kouoh, curatrice della Biennale di Venezia 2026. Ritratto di: Mirjam Kluka