Kim Tschang-Yeul considerato uno dei padri dell’arte coreana contemporanea per tutta la vita ha dipinto solo gocce d’acqua. La serie di questi dipinti si chima proprio così “Water Drops”. Se n’è andato lo scorso gennaio a 91 anni dopo averne dedicato complessivamente 48 a una riproduzione meticolosa di minuscole lacrime di liquido incolore. Lo sfondo era spesso astratto ma quando si trattava della forma, cui aveva dedicato la sua poetica, diventava un pittore iperrealista.
Non si perdeva mai d’animo, e le sue gocce d’acqua cambiavano di composizione in composizione. Fedele ai principi del buddismo zen, che considerano l’acqua un elemento che non dà e non si aspetta nulla, sovrapponibile perciò alla “bontà suprema”. Il suo obbiettivo era diluire, attraverso la pratica paziente della pittura iperrealista, il suo ego in quelle che si potrebbe dire considerasse minute pozze d’eternità. Di certo specchi di se e dell’ambiente che lo circondava. Giocando poeticamente la partita del suo lavoro tra risonanze personali e riflessi universali.
"È una tendenza che sembra unire molte delle avanguardie coreane che hanno aderito ad Art Informel nei primi anni '60, tra cui Ha Chong-Hyun e Park Seo-Bo- scrive in un testo la studiosa Cleo Roberts- In questa generazione di artisti c'è una devozione ritualistica per una forma, un processo e, a volte, un colore scelti. Si potrebbe azzardare che, nel contesto della vita in un paese instabile devastato dalla guerra, la sicurezza dell'immersione in una modalità singolare fosse una scelta di potere e potrebbe essere stato un contrappunto psicologico necessario."
Nato nel ‘29 al nord, in una Corea unita, figlio di una casalinga e di un funzonario del Ministero dell’agricoltura, scappò al sud dove frequentò l’università per sfuggire al Comunismo. Ma i suoi studi vennero interrotti dalla guerra. L’ultima tappa di questa diaspora all’interno del suo paese natale lo vide rifugiato sull’Isola di Jeju, dove ora si trova il Kim Tschang-Yeul Museum of Art, che ne ricorda e onora l’opera. Ma appena fu possibile si spostò prima negli Stati Uniiti e poi in Francia.
Ed è proprio in Francia, nel 1972, che dipinse la sua prima goccia d’acqua. Nel suo studio delle tele si erano inumidite e lui creò Événement de la nuit, in cui campeggia una sola grande lacrima su fondo nero, che riflette la luce della luna.
Di lì ha continuato a dipingere gocce d’acqua. Ha spesso, persino, creato macchie d’umidità, bagnando con una tecnica particolare il retro della tela, in maniera da dare ancora più enfasi al soggetto.
"Per me - ha detto all'agenzia di stampa Yonhap nel 2016 - pensare a trasparenti gocce d'acqua, è un modo di far sparire le cose brutte. Ho dissolto e cancellato ricordi orribili dipingendole innumerevoli volte".