L’atista giapponese Tanabe Chikuunsai IV (ho parlato di lui anche qui) crea delle grandi installazioni intrecciando listarelle di bamboo. Prende a esempio una tecnica locale che non si discosta molto dalla lavorazione del vimini. E che gli permette di dare alla luce forme organiche, che ricordano enormi rami o liane, capaci di invadere gli spazi, pur mantenendo lo sguardo libero di fuggire al di là di loro.
Tanabe Chikuunsai IV intreccia bamboo come suo padre, il padre di suo padre e così via per quattro generazioni. Certo lui lo fa in scala monumentale e non essendo vincolato alla funzione dell’oggetto si inventa luoghi paralleli a quelli reali. Posti in cui enormi radici, o forse i tentacoli di un polipo penetrano nelle pareti senza farle crollare. Tutto sommato esteticamente niente di strano. A stupire è la pazienza, l’abilità e la velocità dell’artista nel creare queste grandi installazioni.
E poi Tanabe recupera una forma di lavorazione artigiana tradizionale, preservandola. Senza contare che nel momento in cui lo fa, salva e reinventa la sua memoria.
"Ci sono due categorie di opere che lo rappresentano- è scritto sul sito internet dell'artista- nella prima ci sono le opere tradizionali che ereditano le tecniche e lo spirito dei suoi avi. Presenta tali opere principalmente alla Japan Traditional Art Crafts Exhibition (...) La seconda categoria è costituita da installazioni di bambù tridimensionali con potenti elementi moderni. Le sue installazioni sono create con in mente il concetto "Arte che Rimane nelle Nostre Memorie" e sono esposte in diversi luoghi e in varie forme".
Usa bamboo di almeno due colori. Le sue installazioni così sono ancora più pittoriche, come fossero una sorta di disegni tridimeensionali.