Narine Arakelian ha trasformato la scala gotica di Palazzo Contarini del Bovolo in un faro multicolore

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L’artista armena di origini siberiane, Narine Arakelian, in occasione della Biennale di Venezia 2019, ha trasformato la scala a chiocciola dell’antichissimo Palazzo Contarini del Bovolo in un faro multicolore. L’installazione, realizzata con lastre di plexiglass colorato, disposte come fossero finestre e luci, fa riferimento alla storia della residenza e ai concetti di speranza e rinascita.

Narine Arakelian alla Biennale 2019 rappresenta il suo Paese (Padiglione Armenia, al Collegio Armeno Moorat-Raphael di Dorsoduro) insieme al gruppo artistico ArtLab Yerevan. La mostra, curata da Susanna Gyulamiryan, si intitola ‘Revolutionary Sensorium’ ed è una riflessione sulle tensioni e le proteste che hanno segnato la repubblica caucasica nella primavera dello scorso anno. All’esposizione Narine Arakelian contribuisce con una performance. Il progetto che reinventa la scala tardo gotica, invece, si concentra su temi universali creando un’atmosfera di sospensione nello scorrere incessante della Storia.

L’installazione realizzata a Palazzo Contarini del Bovolo (curata da Pier Paolo Scelsi) si intitola ‘The Pharos Flower’ e, secondo l’artista, costituisce un momento di raccordo tra passato, presente e futuro. Di certo c’è che raggiungere il panorama mozzafiato che si gode dalla cima sarà un po’ meno faticoso per i visitatori che saliranno immersi nella vivida purezza del colore.

All’interno del palazzo l’artista presenta poi dei tessuti e degli oggetti di vetro (realizzati allo Studio Abate Zanetti di Murano=. Non solo, perchè anche qui Arakelian si esibirà in una performance. Ispirato all’opera di Tintoretto ‘Bozzetto del Paradiso’, lo spettacolo la vede trasformarsi in una statua di marmo. (via Designboom)

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Le strane forme dei semi delle 'piante autostoppiste' sudafricane nella macrofotografia di Dillon Marsh

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A volte sembrano semplicemente stelle o conchiglie ma altre ricordano delle maschere africane o addirittura volti deformi. Invece sono solo semi. I semi di alcune piante sudafricane, che il fotografo di Cape Town Dillon Marsh, ha catturato con la macrofotografia nella serie ‘Hitchhikers’. Cioè, autostoppisti.

I semi di alcune piante, infatti, sono costellati di spine. Le loro strane forme sembrano uno spreco di energia della natura tanto sono irregolari e complesse. Ma uno scopo ovviamente ce l’hanno: consentire ai granelli di attaccarsi al pelo degli animali o ai nostri vestiti per essere portati via. Di qui il loro soprannome: hitchhikers plants (piante autostoppiste).

Dillon Marsh che ha ambientato molte sue serie fotografiche in zone secche e poco popolate del Sud Africa si è trovato spesso addosso questi semi e ha pensato a delle immagini che ne mostrassero le forme in modo nitido, Per farlo ha dovuto allestire un piccolo studio fotografico ad hoc: "Dopo aver accuratamente illuminato i semi, li ho fotografati usando un obiettivo macro che mi ha consentito di ingrandire, ma lasciandomi una profondità di campo molto ridotta- ha spiegato Marsh al blog statunitense Colossal- Per superare questo limite, faccio diverse foto di ogni seme (...). Quindi sovrappongo le immagini con Photoshop (…)". Il risultato sono immagini molto dettagliate, dai particolari nitidi e definiti.

Tra le altre serie di Dillon Marsh c’è ‘Assimilation’, particolarmente interessante e curiosa, perchè documenta con una carrellata di belle immagini il monumentale lavoro dell’uccello tessitore. Questi volatili passeriformi, infatti, sono una specie sociale che costruisce immensi nidi nel deserto del Kalahari che poi condividerà con altre specie. Fino a 100!

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Biennale di Venezia 2019| Le travi di metallo di Carol Bove morbide e colorate come tessuti pregiati sfilano a May you Live in Interesting Times

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Le sculture monumentali di Carol Bove sono fluide e ariose, intensamente, talvolta anche vivacemente, colorate, fanno pensare a materiali malleabili e infantili come le gomme da masticare o il pongo; ma più spesso richiamano alla mente i tessuti di una sfilata d’alta moda. Eppure sono fatte con solide travi di metallo, di quelle che si usano nei grandi progetti edilizi o per i ponti.

Carol Bove è nata a Ginevra da genitori americani. Nonostante sia cresciuta negli Stati Uniti, dove ha studiato e tutt’ora vive, è stata chiamata a rappresentare la Svizzera alla Biennale di Venezia 2017. Due anni dopo ritroviamo il suo lavoro alla Biennale di Venezia 2019, May you Live Interesting Times, curata da Ralph Rugoff . Per la mostra ha creato anche una serie di nuove opere (Nike I, New Moon).

Bove riveste le sue sculture di lacche lucide e impeccabili rubate all’industria dell’automobile. Tuttavia, spesso le accosta a lastre di metallo arrugginito e graffiato. Più che di un matrimonio tra elementi apparentemente opposti ma evidentemente compatibili si tratta di una fusione, tanto le volute delle une vengono fatte combaciare con le increspature inquiete delle altre. Per Farlo Bove e il suo staff sollevano con delle gru le enormi parti scultoree e le muovono, o le fanno addirittura oscillare. L’artista non fa rendering ne studi preparatori ma ha l'abitudine di camminare per lo studio manipolando dei pezzi di Play-Doh dai colori vivaci.

A livello concettuale le opere parlano di forza e fragilità, comunione degli opposti, resilienza ma anche inganno.

“In questo momento storico- ha detto- il pensiero esecutivo, l’estroversione e i gesti intenzionali occupano posizioni tiranniche di dominio. Dobbiamo opporci riservando spazio alle immagini poetiche , al pensiero associativo e agli atti privi di uno scopo. E’ per questo motivo che mi piace l’acciaio: ha la potenzialità di rivelarsi molto testardo”.

Le sculture di Carol Bove si possono vedere sia all’Arsenale che ai Giardini per tutta la durata della Biennale di Venezia 2019.

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2018 (Giardini della Biennale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2018 (Giardini della Biennale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2018 (Giardini della Biennale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2018 (Giardini della Biennale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2018 (Giardini della Biennale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2018 (Giardini della Biennale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2018 (Giardini della Biennale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2018 (Giardini della Biennale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2018 (Giardini della Biennale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2018 (Giardini della Biennale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis