Le strane forme dei semi delle 'piante autostoppiste' sudafricane nella macrofotografia di Dillon Marsh

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A volte sembrano semplicemente stelle o conchiglie ma altre ricordano delle maschere africane o addirittura volti deformi. Invece sono solo semi. I semi di alcune piante sudafricane, che il fotografo di Cape Town Dillon Marsh, ha catturato con la macrofotografia nella serie ‘Hitchhikers’. Cioè, autostoppisti.

I semi di alcune piante, infatti, sono costellati di spine. Le loro strane forme sembrano uno spreco di energia della natura tanto sono irregolari e complesse. Ma uno scopo ovviamente ce l’hanno: consentire ai granelli di attaccarsi al pelo degli animali o ai nostri vestiti per essere portati via. Di qui il loro soprannome: hitchhikers plants (piante autostoppiste).

Dillon Marsh che ha ambientato molte sue serie fotografiche in zone secche e poco popolate del Sud Africa si è trovato spesso addosso questi semi e ha pensato a delle immagini che ne mostrassero le forme in modo nitido, Per farlo ha dovuto allestire un piccolo studio fotografico ad hoc: "Dopo aver accuratamente illuminato i semi, li ho fotografati usando un obiettivo macro che mi ha consentito di ingrandire, ma lasciandomi una profondità di campo molto ridotta- ha spiegato Marsh al blog statunitense Colossal- Per superare questo limite, faccio diverse foto di ogni seme (...). Quindi sovrappongo le immagini con Photoshop (…)". Il risultato sono immagini molto dettagliate, dai particolari nitidi e definiti.

Tra le altre serie di Dillon Marsh c’è ‘Assimilation’, particolarmente interessante e curiosa, perchè documenta con una carrellata di belle immagini il monumentale lavoro dell’uccello tessitore. Questi volatili passeriformi, infatti, sono una specie sociale che costruisce immensi nidi nel deserto del Kalahari che poi condividerà con altre specie. Fino a 100!

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La ‘Midnight Stop’ di Elsa Bleda nel paesaggio desolante e misterioso di una stazione di servizio.

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Nella sua ultima serie di immagini, ‘Midnight Stop’ la fotografa sudafricana Elsa Bleda (ho già parlato di lei qui), ci racconta una sosta ad una stazione di servizio nel cuore della notte. 

In realtà non succede niente. Ma si percepisce che da quel momento in avanti tutto potrebbe succedere. Ed è proprio questa quiete inquieta ed inquietante. Questo momento di sospensione in una narrazione che non ci è dato conoscere, ma che rimane sottintesa, a dare corpo alle altrimenti rarefatte fotografie della Bleda.

In ‘Midnight Stop’ , Elsa Bleda cattura il paesaggio notturno di una sperduta stazione di servizio dopo un acquazzone estivo. Nell’aria c’è foschia, le onnipresenti luci al neon si riflettono nelle pozzanghere con i loro toni invadenti e innaturali. In lontananza, le finestre illuminate del locale ci fanno immaginare che all’interno qualcuno possa aver trovato riparo ma allo sguardo tutto è deserto. In uno scatto si intravedono i fari di un camion.

Ce n’è abbastanza per dare l’avvio a un film basato su libro di Stephen King.

Non so se hai mai scoperto una città nebbiosa dall'aspetto deserto a mezzanotte- ha commentato Elsa Bleda- mentre viaggiavi da solo, senza una meta, sentendo solo il fischio di un treno ogni tanto in lontananza, ma è la sensazione più incredibile. Sono stato rapita da questa stazione di servizio e da come stava splendendo nel mezzo di questo luogo buio e silenzioso, come un portale che si era appena aperto.”

Le fotografie che compongono ‘Midnight Stop’ sono state catturate in una piccola città nella provincia sudafricana di KwaZulu-Natal lo scorso agosto. Per vedere altre immagini scattate da Elsa Bleda, oltre al sempre aggiornato spazio Behance, ci sono i suoi account Flick e Instagram.

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I colori fluorescenti che inondano la notte nella fotografia di Elsa Bleda

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Quello che ci propone la fotografa sudafricana Elsa Bleda è un mondo capovolto. Notturno, solitario, freddo, in cui i colori fluorescenti che si riverberano dalle luci al neon invece di portare conforto dall’oscurità suggeriscono un’inquietudine febbrile. Qualcosa sta per succedere? O forse è già successo? Poco importa però, perché l’atmosfera è sospesa, fissata a un indefinito orario nel cuore della notte. E si capisce che di lì la lancetta dell’orologio non si muoverà mai.

Diverse serie di immagini di Elsa Bleda ritraggono il Sud Africa, ma non solo. E comunque nelle sue fotografie la cartina geografica perde la sua importanza. Ad avere peso sono le atmosfere soffuse, che dilatano il tempo e sfumano l’immagine, il colore che ridà corpo e carica emotivamente, la notte, che assorbe il paesaggio per rigettarlo riconfigurato. E l’architettura: l’unico elemento che sembra destinato a durare.

Al centro delle fotografie della sudafricana ci sono periferie urbane, foreste, campi. La neve e la nebbia, la aiutano a smussare gli angoli di immagini altrimenti dure. Insieme alla luce colorata che inonda di mistero e di attesa il paesaggio silenzioso.

Dopo Johannesburg e Città del Capo, Elsa Bleda, si è concentrata su Durban, che è stata al centro di una mostra realizzata in collaborazione con Red Bull. Per vedere altre sue serie fotografiche ci sono i suoi account Facebook, Instagram e Behance. (via Colossal)

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