Immaginate un buldozer blu oltremare che muove della terra fatta di pigmento rosso. Intorno al surreale cantiere di fronte ai vostri occhi tutto è bianco, tanto che la scena sembra quasi librarsi nell’aria. I colori puri combattono silenziosi la loro battaglia, mentre l’ordine e il disordine, lo spirito e la carne, la società e la rivoluzione, si fronteggiano con le armi della forza e della resilienza.
Fantasia? Letteratura? Ma no, tutto questo l’artista di origini indiane Anish Kapoor l’ha realizzato nell’enorme scultura Destierro (Esilio) che adesso occupa un intera galleria della Central Academy of Fine Arts (CAFA) di Pechino. Ed è solo un tassello della più grande mostra mai dedicata all’artista che è anche la sua prima volta in Cina. E che ne porta l’opera dentro il Tempio Ancestrale Imperiale, alle porte della Città Proibita.
La personale copre 35 anni di carriera dell’artista e si snoda, infatti in due prestigiose (ed ampie) location. Da una parte il museo dell’Accademia di Pechino, fondata un secolo fa, cuore della vita cultural-istituzionale del Paese, da cui sono usciti centinaia di artisti cinesi. Dall’altra il Taimiao Art Museum che occupa il Tempio Ancestrale Imperiale, costruito seicento anni fa e frequentato dalle dinastie Ming e Qing (sorge a sud-est della Città Proibita).
A dire il vero Kapoor, amico del dissidente Ai Weiwei, in passato aveva espresso sostegno a quest’ultimo e diffidenza verso il governo cinese. Ma le opinioni cambiano. E Kapoor, come riporta CNN, ora pensa che sia tempo di essere "parte della conversazione".
Così ha diviso il suo lavoro in due gruppi di opere diverse e li ha dislocati nel cuore della Cina comunista e in quello della Cina imperiale.
Al CAFA, oltre a Destierro, altre monumentali ed iconiche opere rappresentative del Kapoor degli ultimi anni. Ascesa e crollo sotto un rosso sole indifferente in Symphony for a Beloved Sun, trasformazione e decadenza in My Red Homeland. Dove la cera e le macchine diventano simboli di vita e morte. E poi il paesaggio misterioso e allusivo di Sectional Body preparing for Monadic Singularity
Nel Tempio Ancestrale imperiale la forza del colore e il crudo succedersi di simboli lascia spazio a un corpo di opere silenziose e riflessive. Indubbiamente molto più discrete. Acciaio specchiato modellato in forme astratte, concave e convesse, che assorbono l’ambiente circostante e l’osservatore, per restituirlo, a tratti, frantumato, modificato ma a momenti anche integro. In un gioco di forme e specchi dove il vuoto è pieno e il silenzio vibrante. E poi qualche opera degli esordi come 1000 Names dove il pigmento puro diventa introverso, l’intensità del colore concentra in se il significato anziché parlare più o meno apertamente con il visitatore come accade invece al CAFA.
D’altra parte questa mostra si propone di raccontare ben 35 anni di lavoro dell’artista. Un periodo di tempo in cui Anish Kapoor ha rappresentato l’Inghilterra alla Biennale di Venezia, ha vinto il Turner Prize, è stato il primo artista vivente ad esporre alla Royal Accademy ed è stato insignito con svariate onorificenze (che vanno dal titolo di Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico fino al un riconoscimento della LennonOno Grant for Peace). Oltre ad aver brevettato il famoso Vantablack (un nero, usato ad esempio in Descension, che assorbe oltre il 99,9 per cento della luce ed è quindi una delle sostanze più scure conosciute) suscitando polemiche.
A fare da filo conduttore tra le opere che testimoniano tempi diversi e non sono state create specificamente per la Cina, è il colore rosso. Un colore che per gli orientali ha significati importanti e che, secondo Kapoor, ha connotazioni universali.