Se da una parte la pittura di Li Song Song, salva e reinterpreta dei frammenti di Storia (cinese ma non solo) dall’altra è quasi un diario emotivo. Divisa com’è tra oggettività e partecipazione. E, in fondo, difficilmente potrebbe essere in altro modo, partendo dal paradosso di essere figurativa e astratta allo stesso tempo.
Classe ‘73, residente a Beijing, Li Songsong, è diventato famoso per le spesse e stratificate pennellate di colore ad olio, che applica sulla tela come fossero tessere di un mosaico. Talmente materiche da somigliare più a parti di una scultura che ai momenti dell’opera di un pittore. Strenuo sostenitore del mestiere e dell’impegno profuso nel proprio lavoro. Le immagini che dipinge solitamente le prende da internet: menù di ristoranti, riviste. Fonti aperte, insomma. Non sempre di buona qualità. Anzi. All’artista non interessa. Quel che conta per lui, di volta in volta, è la relazione tra i personaggi, il senso d’identità, la soggettività della meomoria collettiva e il modo in cui distorciamo i ricordi.
Allo stesso modo Li Songsong deforma tutte le immagini che riproduce. Talvolta poco. Altre talmente tanto da farne dei veri e propri dipinti astratti.
Nemmeno i titoli aiutano chi guarda a ritrovare la bussola della realtà, tra toni e spessori, ombre e luci. L’artista li basa su fatti estemporanei e, quasi sempre, estranei al soggetto ritratto (la musica che stava ascoltando mentre dipingeva, il titolo di testa della rivista da cui ha tratto l’immagine poi riprodotta ecc.)
In genere però, nelle opere di Li Songsong, da vicino prevale decisamente l’astrazione, mentre se ci si allontana si colgono forme facilmente decodificabili. A volte paesaggi, più spesso persone.
Dei dipinti più recenti fa parte la commovente immagine di un ufficiale con il suo cane (in cui i punti in bianco e nero, uniti a quelli di vivo colore, innescano la partecipazione dell’osservatore), un infilata di centinaia di volti anonimi, il viso fiducioso di un giovane militare asiatico.