Malinconiche e sfuggenti, immensamente poetiche, le erbe di campo e i rami di bambù che sono al centro dell’ultima serie di cianotipi che l’artista cinese Zhang Dali (ne ho parlato qui) ha recentemente presentato alla galleria Fondantico di Bologna (fino all’11 febbraio 2019), sembrano sul punto di svanire. Come apparizioni.
E, in effetti, è proprio così. Umili simboli di un passato recente che la crescita forsennata della Cina ha cancellato e che l’urbanizzazione delle aree intorno alle città rischia di collocare nel libro dei ricordi.
“A ovest del mio studio di Heiqiao- dice Zhang Dali- ci sono ancora campi abbandonati, dove crescono erbe dai nomi a me sconosciuti. (...) So che questo spazio è del tutto temporaneo, presto i bulldozer arriveranno a spianarlo, il nome di Heiqiao forse scomparirà dalla mappa e nessuno ricorderà la sua storia, così anche i ricordi legati a questo luogo se ne andranno per sempre.“
Dopo essersi imposto sulla scena internazionale come l’artista che ha portato la street-art in Cina, Zhang Dali, ha esplorato un ampio ventaglio di medium espressivi. Dalla fotografia alla pittura, dalla scultura all’uso di frasi. Fino alla cianotipia, appunto, che realizza secondo un metodo semplice e antico: due prodotti chimici vengono miscelati per produrre un'emulsione sensibile alla luce che viene applicata con un pennello su un panno di cotone. Poi appoggia sulla tela degli oggetti .
“Continuerò a esplorare questa tecnica non-digitale-prosegue l’artista- come un mezzo per interagire e documentare l’ambiente temporaneo che mi circonda qui a Pechino. “
Secondo Zhang Dali viviamo in un epoca caratterizzata da una proliferazione delle immagini. Vediamo più cose di quante la nostra mente ne possa elaborare e il nostro sguardo registrare. Tuttavia le immagini sono spesso imprecise, scelte con malizia per essere smaccatamente parziali e, quel che è peggio, manipolate fino a diventare altro dalla realtà. La cianotipia, invece, è una tecnica antica e come tale ingenua e sincera. Capace di consegnarci una memoria, magari meno dettagliata, ma che ricalca la verità. Per questo la usa spesso.
Ed è proprio nella cianotipia che Zhang Dali rende evidente la natura nostalgica, profondamente poetica e quasi circolare del suo lavoro. Dove contestazione socio-politica e presente si fondono nel rimpianto per il passato e nello smarrimento angosciato per la transitorietà della vita umana.
Alla galleria Fondantico di Bologna sono esposte in tutto una trentina di opere di Zhang Dali. Otre alla nuova serie di cianotipi anche sculture e tele della serie AK-47.