Con un passato da street artist e direttore creativo di una rivista, Brooklyn Whelan, nato e cresciuto a Sydney in Australia, riprende la storica pittura romantica europea e la reimmagina in chiave contemporanea. Ad interessarlo sono le nuvole. O meglio le tempeste.
Va detto che i tornado e il paesaggio dell’Outback australiano sono sicuramente il primo spunto dell’artista.
Anche se i realtà, guardando le sue opere, realizzate per lo più ad acrilico su tela, si possono fare anche altre considerazioni. I soggetti delle immagini, infatti, hanno un che di misterioso. Non è mai chiaro se si tratti di dense nuvole o fumo. Se quello che vediamo sia naturale o artificiale. Presagisca un pericolo, o sia la prova evidente che qualcosa di brutto è appena successo. Magari un’esplosione (e di qui l’associazione con guerra, attentantati ecc.). Dei colori vividi, apparentemente improbabili in quel contesto, spesso attraversano i nembi, come fari durante un concerto in spiaggia. Ma il paesaggio è deserto e noi rimaniamo a osservare stupiti e ammirati la bellezza di qualocosa che potrebbe in vero significare distruzione e morte. A tratti persino un paesaggio post-apocalittico.
Il nostro essere passivi ammiratori di eventi che sfuggono alla nostra comprensione è un aspetto interessante del lavoro di Whelan. Perchè mette in relazione il contenuto dell’immagine con il mondo dell’informazione, con il contesto che cambia la reazione dell’osservatore. Del confine, spesso labile, tra spettacolo e informazione
Poi c’è la psicologia. Perchè i dipinti possono pure essere letti come semplici proiezioni di stati d’animo.
In bilico tra figurazione pura ed astrazione, le opere di Whelan hanno avuto un evoluzione pur mantenendo il punto, che l’artista stesso ha individuato negli eventi metereologici. Le nuvole, in realtà. Che nel tempo si sono trasformate in masse aeree minacciose, consapevoli di un certo tipo di fotografia molto di moda negli ultimi anni, ma anche di altre immagini spettacolari (come quelle della Nasa).