La settimana scorsa sembrava certo che 25 opere della celebrata artista folk Maria Prymachenko fossero andate distrutte durante l’incendio al Museo Storico di Ivankiv in Ucraina. Col passare dei giorni però si è diffusa la notizia che i dipinti siano stati salvati da un abitante della zona prima di essere avvolti dalle fiamme.
Ma chi era l’artista? Quella di Maria Prymachenko è la tipica storia triste di un’outsider artist. Nata nel 1909 in Ucraina, a Bolotnya, un paesino a soli 30 chilometri da Chernobyl, ha avuto una vita piena di tribolazioni ma non ha mai smesso di dipingere. Anzi la sua produzione è piuttosto vasta. Da bambina si è ammalata di poliomelite ed è rimasta menomata, più tardi ha perso marito e fratello in guerra. Da Bolotnya si è spostata solo per un breve periodo quando un’altra artista la chiamò a partecipare al Laboratorio Sperimentale Centrale del Museo di Arte Ucraina di Kiev. Da allora in avanti ha lavorato in una fattoria collettiva senza spostari mai più. Si è però guadagnata qualche premio e in alcune occasioni i suoi dipinti sono stati esposti all’estero. Pare che anche Picasso e Chagall abbiano lodato la sua opera. Soddisfazioni, che, tuttavia, non hanno migliorato la sua esistenza.
Ovviamente autodidatta, raccontava così i suoi primi esperimenti artistici "Una volta, da ragazzina, stavo accudendo un branco di oche. Quando sono arrivata con loro su una spiaggia, sulla sponda del fiume, dopo aver attraversato un campo costellato di fiori, ho cominciato a disegnare fiori veri e immaginari con un bastoncino sulla sabbia (… )In seguito ho deciso di dipingere le pareti di casa mia usando pigmenti naturali. Dopo di che non ho mai smesso di disegnare e dipingere."
Il suo lavoro si basa sull’arte popolare ucraina. I motivi tradizionali del ricamo e della ceramica ma anche le fiabe che faceva propri, rieaborandoli. Per ironia della sorte le opere, che rappressentano fiori e animali stilizzati, spesso (comprensibilmente vista l’epoca) fanno riferimento alla propaganda sovietica. I messaggi ingenui e positivi, la semplicità dell’iconografia, ma anche la fantasia e la vitalità non scontata della tavolozza, la fluidità del racconto, ne fanno una sorta di eroina per la popolazione ucraina.