In "Celui qui tombe" di Yoann Bougeois i ballerini danzano su una piattaforma rotante

Yoann Bourgeois è un ballerino, coreografo e artista francese, formatosi nelle arti circensi alla prestigiosa scuola Châlons-en-Champagne. Il primo con un simile background a diventare direttore di un Dipartimento Nazionale di Corografia (a Grenoble). E “Celui qui tombe” (2014) è uno dei suoi primi successi. Nella perforance un gruppo di danzatori si esibisce su una piattaforma che ruota e cambia angolazione.

Tre uomini e tre donne che corrono controcorrente (e quindi non si muovono), contano l’uno sull’altro per non pendere l’ecquliberio in un microcosmo semplice ma ostile, si avvicinano, si allontanano e assumono inclinazioni innaturali. Formano anche delle coppie per poi scioglerle e sacrificare l’altro a un movimento incessante e all’inevitabile caduta finale. Mentre “My Way” di Frank Sinatra li accompagna.

"Le esplorazioni dell'equilibrio del coreografo francese - in cui gli sforzi degli artisti per mantenere i propri piedi su strutture precarie acquisiscono una carica esistenziale" ha scritto del lavoro di Bourgeais, Laura Cappelle sul Financial Times.

Ed è vero. Bougeois insiste nel definire le sue performance come ricerche sulla forza di gravità. Eppure nascosta dietro l’apparente informalità, delle trame e dei costumi, dietro l’ironia, c’è amarezza, E le sue performnces possono anche sembrare metafore che alludono all’insensata corsa dell’umanità sulla Terra.

Yoann Bourgeois ha prodotto altre pieces acrobatico-esistenzialiste (che visivamente spesso attingono oltre a pittura e scultuta a immagini di fumetto, illustrazioni ecc.). Per vederle ci sono il suo account instagram ma soprattutto il canale youtube.

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La zona di Esclusione di Chernobyl nelle foto proibite di Darmon Richter

Una volpe addomesticata seduta davanti al cartello che indica la strada per Pripyat dalla centrale nucleare di Chernobyl. Tutte le immagini © Darmon Richter / FUEL Publishing

Una volpe addomesticata seduta davanti al cartello che indica la strada per Pripyat dalla centrale nucleare di Chernobyl. Tutte le immagini © Darmon Richter / FUEL Publishing

La Zona di Esclusione (o di Alienazione) di Chernobyl, quella ciambella di terreno nelle immediate vicinanze della centrale nucleare dove si è consumata una delle più grandi tragedie della seconda metà del XX secolo, un tempo parte dell’Unione Sovietica oggi compresa tra Russia, Ucraina e Bielorussia, ce la immaginiamo come un luogo inacessibile. Ed è vero che entrare liberamente è impossibile ma dopo accordi con le autorità si possono percorrere degli itinerari in questa zona desolata.

Ed è proprio quello che ha fatto il fotografo e scrittore britannico Darmon Richter. Spingendosi sempre più lontano e a volte trasgredendo la rotta prestabilita. Ci ha messo sette anni e venti tour nella Zona di Esclusione di Chernobyl, ma alla fine l’ha esplorata tutta. Tanto da pubblicare un libro che la racconta con fotografie scattate in aree inedite e testimonianze di persone che rievocano quel successe nell’aprile del 1986.

Il libro si intitola Chernobyl: A Stalkers 'Guide e racconta in modo approfondito come la Storia non sia mai trascorsa in mezzo a quei boschi, tra villaggi rasi al suolo e depositi di mezzi contaminati. Richter si sofferma soprattutto sui murali propagandistici e su particolari che evocano una quotidianità spezzata. Tuttavia, le immagini non sono tristi, ironiche, inquietanti ma anche soffuse di una sorta di stoica allegria, come se la vita anche là finisse per vincere comunque.

Chernobyl: A Stalkers 'Guide di Darmon Richter è edito dalla casa editrice FUEL (sul cui sito i libri sono anche in vendita). Per vedere altre immagini della Zona di Esclusionne di Chernobyl, ma anche di case infestate, architettura brutalista e luoghi sparsi per tutto il mondo, si può consultare l’account instagram del fotografo o il suo blog. (via Hyperallergic, Colossal)

Control Room 4, la stanza in cui ha avuto origine il disastro del 1986. Ora rimoossi molti dei suoi accessori e pulita, è stato dichiarata sicura per i visitato. Dall'autunno 2019, le autorità della centrale l'hanno inclusa nei tour ufficiali.

Control Room 4, la stanza in cui ha avuto origine il disastro del 1986. Ora rimoossi molti dei suoi accessori e pulita, è stato dichiarata sicura per i visitato. Dall'autunno 2019, le autorità della centrale l'hanno inclusa nei tour ufficiali.

Sala di controllo 3. Questa sala e il relativo Reactor 3 sono rimasti in uso fino al 1995 quando sono stati messi fuori servizio a seguito di un accordo con l'UE. Ora, insieme ai reattori 1 e 2, sta subendo un processo di disattivazione.

Sala di controllo 3. Questa sala e il relativo Reactor 3 sono rimasti in uso fino al 1995 quando sono stati messi fuori servizio a seguito di un accordo con l'UE. Ora, insieme ai reattori 1 e 2, sta subendo un processo di disattivazione.

Ufficio postale, Pripyat. Il murale illustra. elogiando il Paese, l'evoluzione della comunicazione, dalle tavolette di pietra e dai rotoli, ai treni postali per culminare con l'esplorazione sovietica dello Spazio.

Ufficio postale, Pripyat. Il murale illustra. elogiando il Paese, l'evoluzione della comunicazione, dalle tavolette di pietra e dai rotoli, ai treni postali per culminare con l'esplorazione sovietica dello Spazio.

Murale su un edificio residenziale, Heroes of Stalingrad Street, Pripyat. Questo murale realista socialista raffigura cittadini virtuosi (un contadino, un vigile del fuoco, un ufficiale di polizia e un giovane pioniere) sotto un radioso stemma sovie…

Murale su un edificio residenziale, Heroes of Stalingrad Street, Pripyat. Questo murale realista socialista raffigura cittadini virtuosi (un contadino, un vigile del fuoco, un ufficiale di polizia e un giovane pioniere) sotto un radioso stemma sovietico.

Asilo N ° 7 "Zolotoy Klyuchik" ("Chiave d'oro"), Pripyat. I manufatti scartati vengono organizzati in improbabili diorami dai visitatori.

Asilo N ° 7 "Zolotoy Klyuchik" ("Chiave d'oro"), Pripyat. I manufatti scartati vengono organizzati in improbabili diorami dai visitatori.

Filobus abbandonato, Kopachi, zona di esclusione di Chernobyl. Questo villaggio altamente contaminato è stato demolito dopo il disastro. Nell'aprile 2020 questo veicolo è stato gravemente danneggiato da incendi boschivi.

Filobus abbandonato, Kopachi, zona di esclusione di Chernobyl. Questo villaggio altamente contaminato è stato demolito dopo il disastro. Nell'aprile 2020 questo veicolo è stato gravemente danneggiato da incendi boschivi.

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Toshihiko Shibuya usa 9mila puntine da disegno per sottolineare la bellezza incantata del Manabe Garden di Hokkaido

Toshihiko Shibuya, Generation 8 symbiosis-coexistence, open gallery "Big Tree" of forest in Manabe Garden. In the end of september. Images Curtesy Toshihiko Shibuya

Toshihiko Shibuya, Generation 8 symbiosis-coexistence, open gallery "Big Tree" of forest in Manabe Garden. In the end of september. Images Curtesy Toshihiko Shibuya

Sull’isola di Hokkaido, in Giappone, a poca distanza dal comune di Obihiro, c’è lo splendido Manabe Garden. Diviso in tre sezioni, ospita dei magnifici giardini giapponesi e occidentali, c’è anche una foresta che ricorda le illustrazioni di Hayao Miyazaki. E una galleria d’arte (open gallery "Big Tree"), che non si capisce bene cosa ci faccia lì, ma lavora nel cuore più verde del parco.

Ed è proprio in questo paesaggio incantato che Toshihiko Shibuya ha realizzato la sua ultima installazione: Generation 8 symbiosis-coexistence. Composta da ben 9mila puntine da disegno a testa sferica in vari colori. Tutte rigorosamente applicate a mano, su tronchi d’albero e rami caduti, per sottolineare la bellezza del paesaggio e allenare lo sguardo dell’osservatore ad avvicinarsi a un proliferare di vita minuta, che anima il bosco e lo rinnova costantemente,

Non a caso, installata sul finire d’agosto e presentata il 1 settembre, Generation 8, adesso ha completamente cambiato faccia. L’opera dell’artista è immutata, ma invece di apparire sul legno nudo, è diventata parte di un microcosmo fatto di muschio, piccole piante ma soprattutto funghi di ogni genere. Che non coprono il lavoro dell’artista ma lo completano. Lo rendono parte del paesaggio. Come se prima avessimo avuto a che fare con un presagio d’autunno, uno spirito, che ha preso corpo solo dopo la festa dell’ecquinozio nipponica (Shubun no hi 秋分の日).

"Cerco di non controllare la natura- dice Toshihiko Shibuya- ma di accoccolarmi vicino ad essa, di usarla in modo intelligente. Il mio lavoro si ispira alla Circolazione della vita installando circa 9.000 pezzi singoli che sono piccoli simboli sferici, rosa, blu, arancioni, bianchi e neri. Con essi ho evocato immagini di vita riproduttiva. Dovrebbero essere visti come una massa di uova o spore depositate da pesci, anfibi, funghi o molluschi."

L’artista, che sostiene con il suo lavoro la necessità di modificare l’ambiente naturale il meno possibile, questa volta riflette anche sulla crisi COVID. E su un mondo di forme di vita invisibili ad occhio nudo come quello dei virus. Microscopici e privi di pietà ma allo stesso tempo schiavi delle stesse regole che la natura impone a tutti gli organismi.

"Dobbiamo ripensare alla natura e alle nostre relazioni con essa- continua l'artista- Penso che la soluzione (di questa crisi ndr) non sia umana. I batteri e un virus sono forme di vita sulla terra. Non c'è niente che possiamo fare per domare Madre Natura."

Generation 8 symbiosis-coexistence di Toshihiko Shibuya è stata inaugurata il primo settembre e si potrà visitare fino al 29 novembre. Per vedere altre immagini delle opere che mutano nel tempo è possibile dare uno sguardo all’account Instagram dell’artista. Il Manabe Garden di Obihiro, ha invece un account Facebook dove ci sono altre foto (oltre a quella pubblicata qui sotto) dello scoiattolo che interagisce con l’installazione.

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