Gli enormi murales di Ella & Pitr che dipingono giganti addormentati su strade e tetti

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La coppia di street artist francesi Ella & Pitr si è fatta conoscere per gli enormi murales che realizzano su superfici inconsuete come tetti, cortili e parcheggi. Più spesso ideate per essere visibili dal alto, le opere, arrivano a misurare fino a 21mila metri quadrati. Ella et Pitr per ottimizzare il risultato usano spesso la tecnica dell’anamorfosi.

Le loro illustrazioni si compongono di pochi colori; a volte solo quelli della bandiera francese. I soggetti invece, sono i più vari, anche se i giganti addormentati sono diventati il loro tema ricorrente. Un po’ per l’ingenuità, la vulnerabilità l’intimità che le persone colte durante il riposo suggeriscono, un po’ perchè in questo modo Ella & Pitr possono comprimerli in porzioni di territorio regolari senza lasciare spazi vuoti.

Con i loro murales gli artisti affrontano temi politico-sociali ma più spesso si divertono semplicemente a darci la possibilità di sorridere dei loro buffi personaggi e delle strane situazioni che affrontano.

Nel realizzare i loro murales Ella & Pitr cercano di adattarsi al contesto e di essere rispettosi delle grandi porzioni di territorio su cui disegnano: "(...) Quando lavoriamo su superfici naturali- hanno detto in un'intervista- non utilizziamo i colori acrilici: ad esempio, sulla spiaggia abbiamo usato le alghe arenate che abbiamo trovato in loco, oppure ci è capitato di frantumare per ore materiali come carbone e gesso, per ottenere del bianco e del nero biodegradabili. Siamo inoltre alla ricerca della composizione attuale dell’inchiostro di china, perché rimane molto misteriosa…"

Ella & Pitr hanno realizzato murales in tutta Europa e in diversi altri paesi del mondo. In Italia sono stati in più di un’occasione. Tuttavia è possibile seguire il loro lavoro anche attraverso l’account instagram. (via Colossal)

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Peeta il writer italiano che crea architetture impossibili con l'anamorfismo

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Peeta, all’anagrafe Manuel di Rita, nasce negli anni ‘90 con il writing, per poi diventare un artista a tutto tondo. Oggi fa sculture, dipinge ma è sempre nel campo della street-art che dà il meglio di se. Con una paletta di pochi colori e composizioni astratte, complesse, ma tutto sommato essenziali, distorce l’architettura anonima dei palazzoni popolari degli anni ‘60 (o giù di lì) creando delle facciate impossibili. Come ci riesce? Con l’anamorfismo.

L’anamorfismo o anamorfosi è un’antica tecnica pittorica che permette ingannare la percezione dell’osservatore facendogli credere di vedere qualcosa che di fatto non esiste. In ambito architettonico è stata usata spessissimo per superare i limiti degli edifici. Di solito però era all’interno che si concentravano gli sforzi dei pittori. Gli street-artists l’hanno recuperata per stupire i passanti e spingerli a riflettere sul tessuto urbano.

Peeta da parte sua, porta questo concetto al limite estremo. come se gli edifici fossero stati ideati da architetti visionari e un po’ matti. Tutti scale a chiocciola, volute, finestre che sporgono come punti d’avvistamento e curve di ogni genere. A volte il cielo si riprende dello spazio, altre i palazzi sembrano essere stati accartocciati. Una bella differenza dalla scialba funzionalità delle facciate su cui i murales vengono realizzati.

"L'anamorfismo- ha detto Peeta in un'intervista- incarna totalmente l'intento, sempre centrale nella mia produzione, di rivelare l'ingannevolezza della percezione umana(...)"

Recentemente l’artista originario della provincia di Venezia ha partecipato alla manifestazione Stadt.Wand.Kunst del 2019. Dove con pochi toni di azzurro, bianco e grigio ha dato un aspetto bizzarro e surreale a un caseggiato di Mannheim,

Su instagram ha così commentato il progetto: "Ho amato questo edificio sin dall'inizio e ho fatto del mio meglio per combinare competenze multidisciplinari per trasformarlo mantenendo il suo gusto originale".

Dopo stadt-wand-kunst, Peeta parteciperà a al Wall Paiting di Fukoaka (dal 15 Luglio al 9 agosto 2019) e poi allo Street Art Festival di Boulogne-sur-Mer (dal 19 al 26 agosto 2019).

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'Finding Hope' al World Economic Forum 2019, il murale dell'artista Mehdi Ghadyanloo che porta calore tra le nevi di Davos

Mehdi Ghadyanloo, Finding Hope., World Economic Forum 2019, Davos

Mehdi Ghadyanloo, Finding Hope., World Economic Forum 2019, Davos

L’artista iraniano Mehdi Ghadyanloo ha creato un enorme murale nell’atrio del Centro Conferenze di Davos in occasione del World Economic Forum 2019. L’opera, dipinte in Iran e assemblate in Svizzera, si intitola Finding Hope e occupa ben 186 metri quadri divisi in diverse tele.

Con Finding Hope Mehdi Ghadyanloo ha cercato di esprimere l’opportunità che l’incontro e il dibattito dei leader politici di vari Paesi rappresenta per l’umanità ma anche il rovescio della medaglia del potere. Lo fa in modo simbolico, semplice e lineare, puntando su tre elementi soltanto: una bambina, un palloncino rosso e un ago. Nel pannello centrale la bimba tiene in mano un palloncino, sopra di lei un cielo sereno; alla sua destra solo il palloncino in procinto di volare verso l’azzurro; alla sua sinistra, invece, un grande ago è sospeso a rappresentare il pericolo

"L'auditorium qui ha più potere di creare un vero cambiamento rispetto al resto del mondo- ha detto Ghadyanloo al blog Colossal- quindi questo è un buon posto per toccare i loro cuori e chiedergli di fare qualcosa. Non in modo diretto come sono abituati a sentirsi parlare, ma in una sorta di modo visivo e poetico direi. "

Mehdi Ghadyanloo ha cominciato la sua carriera tra il 2004 e il 2010, con una serie di murales dipinti sugli edifici grigi di una Teheran. prostrata dalla guerra con l’Iraq. Così, accanto a immagini di martiri che ancora stavano lì a testimonianza del passato recente, ha cominciato a rappresentare una terra fertile e ideale, fatta di cieli azzurri e persone felici.

Da quel momento in poi le commissioni hanno cominciato ad arrivare anche dall’Occidente e Ghadyanloo è approdato a Davos. Per dare uno sguardo ad altri suoi lavori più o meno trompe l'oeil, il suo sito internet o l’account instagram sono la scelta giusta. (via Colossal)

Mehdi Ghadyanloo, Finding Hope., World Economic Forum 2019, Davos

Mehdi Ghadyanloo, Finding Hope., World Economic Forum 2019, Davos

Mehdi Ghadyanloo, Finding Hope., World Economic Forum 2019, Davos

Mehdi Ghadyanloo, Finding Hope., World Economic Forum 2019, Davos

Mehdi Ghadyanloo, Finding Hope., World Economic Forum 2019, Davos

Mehdi Ghadyanloo, Finding Hope., World Economic Forum 2019, Davos

Mehdi Ghadyanloo, Finding Hope., World Economic Forum 2019, Davos

Mehdi Ghadyanloo, Finding Hope., World Economic Forum 2019, Davos

Mehdi Ghadyanloo, Finding Hope., World Economic Forum 2019, Davos

Mehdi Ghadyanloo, Finding Hope., World Economic Forum 2019, Davos

Mehdi Ghadyanloo, Finding Hope., World Economic Forum 2019, Davos

Mehdi Ghadyanloo, Finding Hope., World Economic Forum 2019, Davos

Mehdi Ghadyanloo, The Fraud and Hope, Ok Center for Contemporary Art, Linz

Mehdi Ghadyanloo, The Fraud and Hope, Ok Center for Contemporary Art, Linz

Mehdi Ghadyanloo, The Fraud and Hope, Ok Center for Contemporary Art, Linz

Mehdi Ghadyanloo, The Fraud and Hope, Ok Center for Contemporary Art, Linz

Mehdi Ghadyanloo, Spaces of Hope, Greenway Wall, Boston

Mehdi Ghadyanloo, Spaces of Hope, Greenway Wall, Boston

Mehdi Ghadyanloo, Utopian Tehran Project, public murals, Tehran

Mehdi Ghadyanloo, Utopian Tehran Project, public murals, Tehran