L’America brucia. Tra dolore, smarrimento, e rabbia, l’America brucia. L’omiciodio di un uomo di colore, George Floyd, ha toccato le coscenze di un Paese prima messo all’angolo dal coronavirus e poi a ferro e fuoco da un conflitto vecchio come la sua storia. Mentre le vetrine in frantumi riflettono contemporaneamente i fiori desposti su un marciapiede e le fiamme. Mentre da dietro la coltre di fumo già si intravedono i colori vivi dei manifesti elettorali., l’America brucia.
Un affresco vivo e inquietante di contemporaneità che non poteva non suscitare la reazione degli artisti. E, infatti, sono davvero molti quelli che in questi giorni hanno pubblicato su instagram o su un sito internet un’opera dedicata a George Floyd e alla sua iniqua morte. Qualcuno è famoso, altri meno. I primi ad arrivare sono stati quelli che fanno street art, un po’ per sintonia con l’attualità , un po’ per i tempi più veloci di realizzazione del lavoro. Fatto stà che i murali che ritraggono l’uomo ucciso da un agente di polizia a Minneapolis sono tanti.
Ma c’è anche chi ha scelto una via diversa. Shepard Fairey (in arte Obey), famoso per un ritratto di Obama che fece la sua parte nell’elezione dell’ex-presidente statunitense, per esempio, ha condiviso il manifesto “Bias by numbers”. In cui il volto di una donna afroamericana è affiancato da titoli di giornale che parlano di fatti collegati alla discriminazione razziale. Eusato parole morto chiare sulla vicenda.
L’artista Jammie Holmes, invece, ha fatto sorvolare da piccoli aerei che trascinavano uno striscione, 5 città degli Stati Uniti. Su ogni striscione era scritta una frase pronunciata da George Floyd prima di perdere conoscenza: Per favore non risco a respirare (Detroit); Mi fa male lo stomaco (Miami); Mi fa male il collo (Dallas); Ho male dappertutto (Los Angeles); Mi stanno uccidendo (New York).