Entrando al famosissimo Madison Square Park , nella parte settentrionale di Manhattan, in queste settimane è difficile non imbattersi in una foresta di banchi scolastici da cui si ergono fitti rami. L’installazione, composta da 100 sculture identiche di Hugh Hayden, uno degli astri nascenti della scena artistica newyorkese, si estende all’ombra degli alberi su quattro campi distinti, come un rigoglioso ed inestricabile sottobosco. O un roveto, come sembra suggerirne il titolo: Brier Patch.
L’opera pubblica parla di disparità d’accesso all’istruzione. Per questo i banchi, cristallizzati in un immagine nostalgica dal design inconfondibilmente anni ‘60, sono vuoti. Inacessibili. Sembrano anzi ritornati di dominio della Natura dopo un breve periodo allo stato di artefatti.
"Gli oggetti stessi sono in transizione tra culturale e naturale- ha detto a New York Times l'artista Mark Dion , professore di Hayden all'università- Si rifà al meglio dei surrealisti come Man Ray e Meret Oppenheim , dove gli oggetti sono così inquietanti. Oscillano in questo mondo misterioso. È una sedia e non è una sedia".
Lo scultore statunitense focalizza il suo interesse sulla difficoltà di accesso ad un’istruzione di qualità da parte delle minoranze. Un labirinto burocratico che può ferire molto profondamente. A meno di non essere furbi come il Br'er Rabbit (il titolo dell’installazione in realtà fa soprattutto riferimento a lui), l’astuto coniglio che dai racconti orali dell’Africa occidentale si è trasferito negli Stati Uniti meridionali insieme agli schiavi, per essere definitivamente consacrato nell’immaginario popolare dalla Disney anni dopo.
Nato nell’83 a Dallas da una famiglia afroamericana di insegnati, Hugh Hayden, si è laureato in architettura e ha praticato la professione per una decina d’anni, prima di dedicarsi a tempo pieno alle arti visive. Adesso vive a New York ed è rappresentato sul territorio statunitense e inglese dalla influente Lisson Gallery. Le sculture in legno (materiale che sceglie rigorosamente a chilometro zero o giù di lì), sono le opere che lo identificano con maggior chiarezza. Si tratta, come nell’installazione di Madison Square Park, di oggetti d’uso comune ricoperti di rami o spine. Ma ha anche nascosto una macchina della polizia sotto un lenzuolo con i buchi per gli occhi stile cartone animato. Oltre ad aver trasfomato tegami e padelle in tanto colorate quanto divertenti maschere africane.