La signora Dianna Wood inventa la Idropulitrice-Art. Un modo rinfrescante per decorare i vialetti sporchi

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La statunitense Dianna Wood, dopo aver ricevuto in regalo dal marito una idropulitrice si è inventata un modo creativo di usarla. Con un procedimento simile a quello delle tecniche grafiche tradizionali, la signora Wood, infatti, disegna fiori, uccelli, farfalle e motivi decorativi vari nei vialetti dell’isolato. Più sono sporchi meglio è, ovviamente.

Sul suo Blog Dianna Wood spiega che per ottenere le sfumature e definire i volumi regola la forza del getto d’acqua o semplicemente la sua distanza dal disegno. L’idea le è venuta solo lo scorso autunno ma è già diventata virale e ha spinto i suoi vicini di casa a chiederle di abbellire anche i loro vialetti. Trasformando, con la sola forza della fantasia, un quartiere residenziale ordinato ma anonimo in luogo originale e sicuramente più pulito.

Si tratta disegni effimeri che possono essere cancellati usando l’idropulitrice sullo sporco superstite, oppure limitandosi ad aspettare. Per preservarli, invece, basta ripassarli con il getto d’acqua di quando in quando.

Oltre al blog la signora Dianna Wood condivide le nuove opere di idropulitrice-art sulla sua pagina facebook (via My Modern Met)

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Zemer Peled che crea fiori e coralli con migliaia di frammenti di ceramica

Pair by the sea. Porcelain shards, fired clay.

Pair by the sea. Porcelain shards, fired clay.

L’artista di origini israeliane Zemer Peled crea grandi sculture policrome che ricordano fiori nell’atto di sbocciare, foglie, piante grasse, coralli e spugne marine. Le opere sono composte da migliaia di frammenti di ceramica che Peled taglia, applica e dipinge uno ad uno.

Le opere sono insieme dinamiche e riccamente decorate. Solitamente di grandi dimensioni. Evocano, ad un tempo, l’ambiente che ci circonda e il ricordo (il più delle volte frutto di riprese video o fotografie) che abbiamo di esso. Zemer Peled dice che con esse “esamina la bellezza e la brutalità del mondo naturale”. Tuttavia, colorate e stilizzate come sono, hanno un’aria allegra e fanno più che altro emergere nell’osservatore l’infantile piacere della scoperta di minuti particolari nascosti nella moltitudine di segni sempre uguali e sempre diversi.

Attualmente Zemer Peled tiene degli workshops alle Maldive per sensibilizzare le persone, attraverso l’esperienza delle arti applicate, agli effetti del cambiamento climatico sulle barriere coralline. Condivide il suo lavoro sia sul sito internet che sull’account instagram. (via Colossal)

Maldive Vibes porcelain, 2018. H72 W36 L36 inches

Maldive Vibes porcelain, 2018. H72 W36 L36 inches

Blue & White porcelain shards flower. No.1, 2014. Porcelain shards, fired clay.

Blue & White porcelain shards flower. No.1, 2014. Porcelain shards, fired clay.

Pair by the sea. Porcelain shards, fired clay.

Pair by the sea. Porcelain shards, fired clay.

Pair by the sea (detail). Porcelain shards, fired clay.

Pair by the sea (detail). Porcelain shards, fired clay.

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'Gharfa' di Edoardo Tresoldi, come un castello moresco in rete metallica e sughero a Riyadh

Edoardo Tresoldi, Gharfa. “Chapter 1_Light up” (immagini notturne). Tutte le fotografie © Roberto Conte

Edoardo Tresoldi, Gharfa. “Chapter 1_Light up” (immagini notturne). Tutte le fotografie © Roberto Conte

'Gharfa' di Edoardo Tresoldi sembra un castello, in cui vuoti e pieni, pesantezza e leggerezza, luce e ombra, si rincorrono. Il risultato coniuga la potenza maestosa di un edificio fortificato con l’effimero fascino di un accampamento. E pensare che è fatto soltanto di rete metallica e sughero.

'Gharfa' di Edoardo Tresoldi è un padiglione ideato per far vivere esperienze, all’interno del progetto creativo temporaneo “Diriyah Oasis”, (progettato e curato dallo studio di Dubai Designlab Experience a Diriyah) nella capitale saudita Riyadh. Firmato da Studio Studio Studio, di cui Tresoldi è direttore artistico, è frutto della collaborazione tra l’artista milanese, lo street artist Alberonero, il musicista Max Magaldi e il green designer Matteo Foschi.

La struttura architettonica di Tresoldi, tuttavia, fa la parte del leone. Si tratta di un vero e proprio edificio dai tratti possenti che riecheggiano i palazzi del At-Turaif District (sito storico patrimonio UNESCO, al centro di un piano di sviluppo che prevede l’apertura di musei e istituzioni culturali) che sorge non lontano dal padiglione. I muri sono a tratti pieni di sughero, interrompendo il rapporto senza soluzione di continuità con l’esterno ma creando anche intimità e vere e proprie stanze

Ed è proprio grazie a queste pareti che 'Gharfa' diventa spazio espositivo. Al centro, infatti, c’è un’installazione video che fa ardere un fuoco virtuale nel cuore dell’edificio. Ma basta spostarsi per incontrare delle effimere nuvole artificiali che fanno da contraltare al tappeto (elemento iconico della cultura araba). Poi c’è l’installazione, ispirata alle decorazioni mediorientali, di Edoardo Tresoldi e Matteo Foschi realizzata con piante e materiali industriali. A Max Magaldi è stato affidato, invece, il commento sonoro. All’esterno, ‘Duna’ di Alberonero, cinge il castello con un drappo di tessuto semitrasparente: "rappresenta il simbolo di un orizzonte bianco e percorso nel vuoto. Una soglia tra visibile e invisibile".

In generale padiglione 'Gharfa' di Edoardo Tresoldi a Riyadh fa tesoro dell’esperienza di Simbiosi ad Artesella e si discosta dall’opera creata, per esempio, ad Abu Dhabi e in genere a tutta la sua produzione precedente, proprio per l’uso del sughero che, quando necessario, interrompe la fusione dell’architettura con l’ambiente.

Così l’artista ha spiegato l’opera: “Ogni elemento di Gharfa vive di vita propria ma è pensato all’interno di una composizione orchestrale che interpreta le contaminazioni culturali come patrimonio da cui nascon i linguaggi del domani.”

il padiglione dall’esterno

il padiglione dall’esterno

18_Studio Studio Studio_Gharfa_Diriyah Oasis_designed and curated by Designlab Experience © Roberto Conte.jpg
20_Studio Studio Studio_Gharfa_Edoardo Tresoldi detail_Diriyah Oasis_designed and curated by Designlab Experience © Roberto Conte.jpg
un particolare dell’installazione Duna di Alberonero

un particolare dell’installazione Duna di Alberonero

3_Studio Studio Studio_Duna by Alberonero dialogues with Gharfa_Diriyah Oasis_designed and curated by Designlab Experience © Roberto Conte.jpg
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Le nuvole artificiali di un''installazione

Le nuvole artificiali di un''installazione

l’installazione in piante e materiali industriali di Tresoldi e Foschi

l’installazione in piante e materiali industriali di Tresoldi e Foschi

10_Studio Studio Studio_Gharfa_Edoardo Tresoldi and Matteo Foschi installation_Diriyah Oasis_designed and curated by Designlab Experience © Roberto Conte.jpg
il video-focolare che arde al centro del padiglione

il video-focolare che arde al centro del padiglione

l’artista ha scelto di non nascondere proiettori o fonti di luce per mettere in evidenza la natura scenografica dell’edificio

l’artista ha scelto di non nascondere proiettori o fonti di luce per mettere in evidenza la natura scenografica dell’edificio

22_Studio Studio Studio_Gharfa_Edoardo Tresoldi detail_Diriyah Oasis_designed and curated by Designlab Experience © Roberto Conte.jpg
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