Suzanne Jongmans ricrea i ricchi costumi dei dipinti fiamminghi con vecchi materiali da imballaggio

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L’artista olandese Suzanne Jongmans crea degli elaboratissimi ritratti fotografici che ricalcano i capolavori nord-europei del XV, XVI e XVII secolo. Ricostruisce tutto in modo minuzioso, anche e soprattutto i ricchi abiti dell’epoca ma anziché usare merletti e stoffe pregiate la Jongmans si serve di materiali riciclati e tessuti improbabili come fogli di plastica, polistirolo e scampoli di spessa pellicola

Così i protagonisti delle tele di Rembrandt, Holbein il Giovane e Rogier van der Weyden rivivono in un mondo in bilico tra passato e presente, dove la bellezza chiede nuovi spazi, l’eleganza percorre sentieri fatti di transitorietà e leggerezza. Da una parte l’artista sembra recuperare le icone della Storia dell’Arte dall’altra usa il loro splendore senza tempo per esemplificare il suo sguardo sulle piccole cose della nostra epoca.

"Un pezzo di plastica con un testo stampato- spiega sul suo sito web- utilizzato per impacchettare una macchina da caffè o la televisione può somigliare a un drappo di seta. E il coperchio di una lattina di purea di pomodoro può sembrare un anello. "

Suzanne Jongmans è scultrice, costumista e fotografa. La sua abilità con ago e filo è un retaggio della sua storia familiare. E il recupero di materiali da imballaggio (leggeri e flessibili ma rigidi) è entrato a far parte della sua pratica abituale perchè le consente di fonderla con la scultura.

"Una volta- ha detto- volevo fare un mantello medievale senza costruzione e quando l'ho cucito, è rimasto in piedi . Allo stesso tempo era una scultura!"

Per vedere altre fotografie di Suzanne Jongmans si può dare uno sguardo al suo sito internet o sbirciare la sua pagina Facebook. (via Colossal)

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I vicini portano la Tate Modern in tribunale per violazione della privacy. Sotto accusa la terrazza panoramica di Herzog & de Meuron

Switch House, la nuova ala della Tate Modern progettata da Herzog & de Meuron - Credits: Iwan Baan photo via icondesign

Switch House, la nuova ala della Tate Modern progettata da Herzog & de Meuron - Credits: Iwan Baan photo via icondesign

La terrazza mozzafiato della nuova ala della Tate Modern (Switch House), firmata dal duo di archistar Herzog & de Meuron e inaugurata nel 2016, dopo la soddisfazioni stà portando molti grattacapi al famoso museo londinese. Da lì, infatti, non si gode soltanto di una vista impareggiabile sulla città ma anche di un punto d’osservazione privilegiato sulla vita quotidiana degli abitanti degli attigui edifici di vetro e acciaio. Per di più ad accesso gratuito. Così i proprietari di quattro lussuosi appartamenti del complesso chiamato Neo Bankside hanno fatto causa alla Tate..

Il media riferiscono che secondo i vicini, la terrazza sarebbe fonte di un’”implacabile” violazione della loro privacy. Il loro avvocato, Tom Weekes ha anche spiegato alla stampa che uno dei ricorrenti una volta, per 90 minuti, si è dedicato a contare le persone che fotografavano l’edificio arrivando a un totale di 84 occhi indiscreti intenti a congelare il momento. Ma non solo, perchè il signore in questione "ha scoperto che una sua foto era stata pubblicata su Instagram da un account seguito da 1.027 followers".

I vicini puntano a costringere il museo a limitare i punti d’osservazione della terrazza e a schermare le parti non accessibili per impedire gli sguardi indiscreti. La Tate avrebbe, invece, proposto ai ricorrenti di chiudere le tende.

Il prezzo degli appartamenti in quella zona della City si aggira sui 2 milioni di sterline e l’evoluzione della tecnologia moltiplica per un numero potenzialmente infinito di volte l’indiscrezione volontaria o involontaria degli osservatori. Se si aggiunge che l’accesso alla terrazza è gratuito a differenza delle altre attrazioni panoramiche della città c’è spazio per un ampio dibattito. Che, infatti, è in corso. Sentiremo che ne penserà la giustizia britannica. (via NewYorkTimes, The Guardian)

Terrazza panoramica dellaSwitch House - Credits: Iwan Baan photo via icondesign

Terrazza panoramica dellaSwitch House - Credits: Iwan Baan photo via icondesign

Tate Modern - Credits: Iwan Baan photo via icondesign

Tate Modern - Credits: Iwan Baan photo via icondesign

I mobili classici che sembrano photoshoppati di Sebastian Brajkovic

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Il designer olandese Sebastian Brajkovic crea degli strani mobili. A cavallo tra arredamento e scultura, tra arte e design. Si tratta più spesso di sedute, classiche nella foggia, ma completamente deformate. Come se, invece di oggetti reali, fossero solo fotografie modificate in digitale.

Insomma, Sebastian Brajkovic porta nella vita reale alcune peculiarità del design digitale e quindi dell’universo dell’immagine. I modelli di sedie o divani che sceglie risentono del gusto francese (vive a Parigi e la Francia è la sua patria d’adozione), ma li tramuta in qualcosa di completamente diverso. Come se fossero costruiti con un materiale sintetico cui si può cambiare forma solo tirandolo.
E’ talmente accurato nel farlo che persino i motivi floreali delle stoffe seguono il curioso mutare delle forme.

Non a caso con la serie “Lathe”, il designer si è guadagnato presenze e musei e gallerie d’arte.
Il lavoro di Sebastian Brajkovic fa parte delle collezioni permanenti del Victoria and Albert Museum di Londra e del Museum of Art and Design di New York. Sul grande portale Artsy si possono trovare altre immagini dei suoi spettacolari mobili.

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