Aglow il coloratissimo esagono fatto di 169 ciotolone fluorescenti di Liz West che sta’ per arrivare a Milano

© Aglow by Liz West, 2018. Image courtesy Nemozena | Julien Philippy

© Aglow by Liz West, 2018. Image courtesy Nemozena | Julien Philippy

La nuova installazione di Liz West (precedentemente) si intitola ‘Aglow” l’artista l’ha collocata nel cortile del Musée Nissim de Camondo durante la settimana della moda di Parigi. E’ un grande esagono composto da 169 ciotole d’acrilico dai colori fluorescenti, accostate e riempite d’acqua. Tutto qui. Eppure la West con un gioco di luce naturale riflessa anche questa volta è riuscita a modificare l’ambiente in cui è stata posizionata.

"Le ciotole in acrilico offrono una superficie concava altamente riflettente- ha spiegato Liz West- consentendo agli spettatori di vedere l'ambiente circostante in una nuova luce fluorescente e colorata. Le singole ciotole raccolgono anche l’acqua piovana, aggiungendo una dimensione extra all'opera e un'altra superficie riflettente in cui osservare l’ambiente dello squisito cortile del Musée Nissim de Camondo nel centro di Parigi ".

Liz West vive a Manchester e con il suo lavoro continua ad esplorare lo spettro cromatico con ben ferme in mente due domande: quanto il colore incide sull’architettura? E: che risposta induce nelle persone? La sfida delle sue installazioni sta’ nella semplicità. Gli elementi compositivi sono ridotti all’osso, le forme rigorosamente geometriche, spesso ripetute. A volte usa solo luci artificiali colorate. Il segreto delle sue opere, invece, è il rigore con cui vengono realizzate senza lasciare nulla al caso, valutando e sfruttando ogni caratteristica del luogo in cui vengono posizionate.

Aglow è frutto della collaborazione di Liz West con il brand di moda Nemozena. Il marchio nato da un anno o giù di lì a Dubai ha sede a Milano e sfrutta l’alta capacità artigianale di alcune manifatture italiane. Non c’è quindi da stupirsi se dopo Parigi l’installazione dell’artista britannica verrà presentata a Dubai per sbarcare in fine a Milano. (via Creativeboom)

© Aglow by Liz West, 2018. Image courtesy Nemozena | Julien Philippy

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© Aglow by Liz West, 2018. Image courtesy Nemozena | Julien Philippy

© Aglow by Liz West, 2018. Image courtesy Nemozena | Julien Philippy

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© Aglow by Liz West, 2018. Image courtesy Nemozena | Julien Philippy

© Aglow by Liz West, 2018. Image courtesy Nemozena | Julien Philippy

Liu Bolin sparito tra i ghiacci per la Moncler riappare nel mondo del fashion. La storia di come un artista diventa anche stilista

liu bolin photo anne leibovitz collection moncler

liu bolin photo anne leibovitz collection moncler

Era solo una questione di tempo. Per quanto la sua ultima collaborazione con la Moncler abbia fatto parlare più del solito, la liaison tra l’artista cinese Liu Bolin (di cui ho parlato qui) e il mondo della moda dura da tempo. Ed era ovvio che prima o poi ne sarebbe venuto fuori qualcosa. 
Come una collezione. Firmata Liu Bolin, naturalmente.

Conosciuto anche come ‘l’uomo invisibile’, per la sua capacità di rendersi indistinguibile dal  paesaggio nelle fotografie, Liu Bolin, sta vivendo un periodo di crescente successo. E’ finita da poco la grande mostra a lui dedicata dalla Maison Européenne de la photographie di Parigi (Ghost Stories). Ma è stata soprattutto la campagna pubblicitaria per l’autunno-inverno 2017-2018 di Moncler a intercettare l’interesse della stampa. 

liu bolin photo anne leibovitz collection moncler

liu bolin photo anne leibovitz collection moncler

Infatti, quella fotografia di Liu dipinto dalla testa ai piedi nei colori del paesaggio scattata da anne leibovitz tra i ghiacciai islandesi ha attirato l’interesse dei giornali di tutto il mondo. E difficilmente avrebbe potuto passare inosservata 

Nel maggio 2017, abbiamo realizzato « la campagna pubblicitaria di Moncler »- ha spiegato Liu Bolin in un’intervista rilasciata a Paris Match- al polo nord, con Annie Leibowitz. Io volevo un sfondo con gli icebergs. Mi è piaciuto il lato magico e irreale del luogo. Erano in quattro a dipingermi, tutti in una volta, la foto non ci ha preso più di un ora di tempo. Fortunatamente, perché faceva freddissimo!

liu bolin photo anne leibovitz collection moncler

liu bolin photo anne leibovitz collection moncler

Era già la seconda volta che Bolin e la Leibowitz lavoravano insieme per il marchio di Monestier-de-Clermont (la campagna primavera-estate 2017 porta le loro firme). Ma l’esperienza dell’artista cinese nel mondo della moda non si limita a questo. Nel 2015 si è fatto invisibile per Guerlain e nel 2012, per la rivista Harper’s Bazaar, ha collaborato con ben quattro marchi di fama inossidabile: Jean Paul Gaultier, Lanvin, Missoni e Valentino. Quest’ultimo, da parte sua, si è anche ispirato a lui per una collezione di scarpe da ginnastica.

Liu Bolin, Hiding in the City Paris, Love, 2014 © Liu Bolin / Courtesy Liu Bolin / Galerie Paris-Beijing Collection Guerlain

Liu Bolin, Hiding in the City Paris, Love, 2014 © Liu Bolin / Courtesy Liu Bolin / Galerie Paris-Beijing Collection Guerlain

D’altra parte per scomparire nelle fotografie, Liu Bolin, non può limitarsi al body painting, deve pure dipingere, insieme al suo staff, abiti e scarpe. Tenere conto delle distorsioni che i vestiti possono portare alla figura e al colore, oltre a prendere in considerazione la natura dei tessuti che usa come tela. 

Insomma quella con la moda era quasi una relazione annunciata. Che è diventata ufficiale lo scorso autunno quando Liu Bolin ha debuttato come stilista nel corso del ‘New York Fashion week’.

La collezione (primavera/estate 2018) comprende 24 pezzi (vestiti, pantaloni, maglie, camicie, giubbotti, c‘è persino un abito da gran sera) ispirati alle 12 opere della serie ‘Hiding in New York’ (2011) in cui parlava di armi da fuoco, consumismo e informazione. Ne è venuta fuori una collezione piacevole, molto colorata, giocata sulle forme particolari e su una certa morbidezza. Che probabilmente per pura coincidenza ricorda vagamente il marchio fiorentino Save the Queen.

maria grazia chiuri e pierpaolo piccioli per valentino photo liu bolin courtesy eli klein fine art

maria grazia chiuri e pierpaolo piccioli per valentino photo liu bolin courtesy eli klein fine art

Le collaborazioni tra artisti e mondo della moda sono piuttosto comuni. Basta citare Louis Vuitton che ha chiesto di firmare i suoi accessori a grandi nomi dell’arte contemporanea in più di un‘occasione (della ‘The Masters Collection’ di Jeff Koons ho parlato qui). Meno consueto, invece, è un artista che crea un marchio tutto suo. Ma Liu Bolin non è il primo. E’ famoso il  caso di Yayoi Kusama, anche se va detto che i suoi erano abiti un po’ particolari. (via designboom, lemondedelaphoto, designyoutrust)

Liu Bolin / Courtesy Galerie Paris-Beijing

Liu Bolin / Courtesy Galerie Paris-Beijing

jean paul gaultier photo by liu bolin courtesy eli klein fine art

jean paul gaultier photo by liu bolin courtesy eli klein fine art

liu bolin photo anne leibovitz collection moncler

liu bolin photo anne leibovitz collection moncler

angela missoni  photo by liu bolin courtesy eli klein fine art

angela missoni  photo by liu bolin courtesy eli klein fine art

liu bolin photo anne leibovitz collection moncler

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liu bolin per harper's bazaar

liu bolin per harper's bazaar

Jeff Koons riproduce la copia della Monna Lisa sulle borsette di Louis Vuitton

Si tratta di un gioco di specchi tra vero e falso, ironia e serietà, arte e vita. Sembra una noia? Macchè è “Masters”, la nuova collezione di borse create da Jeff Koons per Luis Vuitton, fresca di presentazione nella cornice del Louvre.

E bellissima, of course. Per celebrare un po’ le opere degli antichi maestri e un po’ Jeff Koons.  

C’è Leonardo con la Gioconda, ma anche Rubens con “La caccia alla tigre”, Van Gogh con il “Campo di grano con cipressi”, Fragoard con “La Gimblette” e Tiziano con “Marte Venere e Cupido”. Tutti capolavori iconici, rigorosamente riprodotti su un emblema popolare (si fa per dire) dello stile, come la borsa Luis Vuitton. Ma l’artista americano non si è limitato a scegliere di stampare le opere degli antichi maestri sugli accessori: le ha prima copiate lui steso. Si tratta, insomma, di riproduzioni delle copie dei capolavori firmate Jeff Koons.

“Masters” diventa così una continuazione della serie “Gazing Ball” di Koons, in cui l’artista ricalca le opere del passato inserendo al centro della composizione ad olio una sfera riflettente blu. Nelle tele che fanno parte di “Gazing Ball”, insomma, chi guarda si può specchiare.

Allo stesso modo nella collezione di borse creata per Vuitton, l’artista ha inserito il nome del pittore del passato, le sue iniziali e quelle della ditta in metallo dorato. Riflettente a sua volta,

La fashion house francese ha dichiarato: "Ripresentando questi celebrati pezzi sulle borse di Louis Vuitton, Koons una volta ancora, invita gli osservatori a considerare questi lavori nuovamente, aprendo il museo al mondo e incoraggiandoci a sperimentare gli antichi maestri in un modo nuovo."

All’interno di ogni borsetta sono stampate la biografia dell’artista del passato cui è ispirata e quella di Koons. La targhetta a forma coniglietto stilizzato evoca “Rabbit”, opera-simbolo e soggetto ricorrente dell’americano.

Non è la prima volta che la Luis Vuitton collabora con un artista per creare una collezione-accessori, già ci sono passati Cindy Sherman,  James Turrel e Olafur Eliasson. Anche se la sinergia più nota resta quella tra il marchio francese e Yayoi Kusama. (via Dezeen, Wallpaper)

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