La Dordogna dorata delle fotografie a infrarossi di Pierre-Louis Ferrer dove il sole dell’estate non smette mai di battere

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Dopo aver dato voce alla candida bellezza di una Parigi in cui è eternamente primavera con ‘Invisible Paris’, Pierre-Louis Ferrer torna a usare la fotografia a infrarossi per trasformare le aree verdi della Dordogna in uno sfavillante susseguirsi si forme dorate riarse dal sole dell’estate. Così ridipinti in giallo vivo, alberi, prati, ma soprattutto le siepi abilmente modellate dei parchi francesi, diventano una massa vibrante e impossibile da addomesticare.

Un universo parallelo solo apparentemente fiabesco quello raccontato da Pierre-Louis Ferrer che tuttavia ci circonda a dispetto dei nostri occhi. Per svelarlo basta un mix di luce visibile e infrarossa che l‘occhio umano proprio non riesce a cogliere: "Uso un filtro selettivo- ha spiegato Ferrer in una breve intervista rilasciata al blog statunitense Colossal poco tempo fa- che lascia passare una grande parte della luce a infrarossi e una piccola parte di luce visibile. I soggetti principali di questa tecnica sono alberi e foglie perché reagiscono molto alla luce infrarossa". Le diverse sfumature di colore assunte dalle piante sono proprio un effetto della diversa reazione di ognuna di esse.

Ferrer oltre a lavorare con gli infrarossi usa anche gli ultravioletti e tecniche come la lunga esposizione che gli consentono di “offrire visioni alternative del nostro mondo”.

Tra gli spazi che la diversità cromatica della fotografia a infrarossi reinventa con più vigore ci sono Les Jardins suspendus de Marqueyssac: raffinati e bellissimi ma anche misteriosi e vagamente inquietanti, negli scatti di Ferrer sono giocosamente cristallini.

Per vedere altre fotografie a infrarossi di Pierre-Louis Ferrer oltre a consultare il suo sito internet si può dare uno sguardo al suo account Instagram. (via Colossal)

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I paesaggi interamente commestibili fotografati da Carl Warner

carl warner, serie foodscapes,

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Recentemente ha presentato una serie di immagini in bianco e nero in cui degli scampoli di corpo umano si ripetono accostati l’un l’altro, fino a tramutarsi nell’occhio dell’osservatore in dune di sabbia o catene montuose. Ma Carl Warner, classe 1963 originario di Liverpool, è conosciuto soprattutto per i coloratissimi, dettagliati e fantasiosi paesaggi della serie “Foodscapes”.  Dove tutto, ma proprio tutto, è fatto di cibo.

La serie di fotografie “Foodscapes" nasce negli anni ’90 quanto al fotografo e illustratore Carl Warner viene l’idea di costruire dei paesaggi con i funghi (gli sembravano “alberi alieni”). Da allora ne ha creati a decine, che si sono fatti via via più compositi e ricchi di elementi.

Per realizzarli passa ore nei mercati in cerca dei materiali migliori. Lattuga e radicchio, asparagi e zucche, riso pasta e semi, dolci di ogni genere ma anche formaggi e insaccati, nelle fotografie di Carl Warner non manca proprio niente e il made in Italy ha un posto di rilievo (non a caso ha collaborato a numerosi progetti pubblicitari nel belpaese).

In “Foodscapeses” ogni particolare, anche il più piccolo è commestibile. Warner, infatti, prima realizza delle dettagliate illustrazioni del paesaggio da costruire, ingrediente dopo ingrediente, poi prepara dei modelli tridimensionali in cui usa solo generi alimentari. 

"Tendo a disegnare paesaggi molto convenzionali- ha spiegato Carl Warner- usando tecniche di composizione classiche perchè voglio ingannare l'osservatore, fargli pensare di trovarsi di fronte a una scena reale (almeno a prima vista). Ed è la realizzazione della scena in effetti ad essere fatta di cibo, quando lo spettatore lo scopre inevitabilmente sorride, e per me quella è la parte migliore ".

Le opere di Carl Warner sono state pubblicate un po’ ovunque nel mondo da giornali e blog mentre le reti televisive di vari paesi gli hanno dedicato piacevoli approfondimenti (ne ho allegato uno di sotto), il sito internet tuttavia resta la miglior opzione per vedere altre sue fotografie e farsi un’idea del suo lavoro. 

carl warner, serie foodscapes,

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Philippe Echaroux ritrae i passanti sulle chiome degli alberi di Central Park

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Secondo Philippe Echaroux si tratta di street-art 2.0, anche se in realtà il suo è un processo a basso impatto tecnologico. Il nocciolo sono fotografia e luci. Mezzi con cui l’artista francese riesce a creare scenografici progetti d’arte pubblica. Come quello dello scorso anno nella foresta amazzonica (ne ho parlato qui) e quello appena conclusosi a Central Park.

A New York Echaroux, che è un virtuoso del ritratto (è diventato famoso per i ritratti fatti in soli 2 minuti alle celebrità ed è riuscito a effigiare le persone come fossero in un iper-accessoriato studio di posa con solo un telefonino, una piccola torcia elettrica e la confezione vuota di un Big Mac), ha fotografato i passanti. Poi, con un attento gioco di luci, ha proiettato i loro volti sulle chiome degli alberi di Central Park. 

Nelle immagini compaiono nello stesso momento sia il parco che i grattacieli ma le luci che li illuminano suggeriscono ritmi molto diversi. Anche se, alla fine, l’impressione di chi osserva è di una strana ma non stridente continuità.
La natura e la città gomito a gomito, insomma, e in mezzo l’uomo

"Central Park è un simbolo perfetto di persone che cercano di dominare la natura-ha detto l’artista- qui la natura è contenuta in un rettangolo, ma chi sta circondando chi alla fine?"

Per vedere altre fotografie di Philippe Echaroux si può dare uno sguardo al suo sito internet o seguirlo sugli account instagram e facebook. (via Bored Panda

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