L’arte contemporanea per tanti anni ha considerato fuori moda emotività e poesia. Ancora oggi qualcuno si sente più a suo agio in terreni meno insidiosi, come il sociale o la politica, e poco importa se spesso mancano di quel soffio di eternità che ripara i capolavori dallo scorrere del tempo. Non è il caso di Chiharu Shiota, il cui lavoro è un condensato di sensibilità e lirismo. Senza naturalmente dimenticare che è composto da migliaia di fili annodati a mano.
Il Mori Art Museum di Tokio le dedica una grande mostra che ripercorre tutta la sua carriera. 25 anni di Chiharu Shiota. Si intitola “The Soul Trembles” (“L’anima trema”) ed è la prima di questo genere mai realizzata. L’esposizione mette in fila tutte le più importanti installazioni immersive dell’artista giapponese, oltre a opere meno conosciute che tratteggiano l’abilità e la meticolosità di Shiota come scenografo (sculture rvideo, fotografie, disegni e materiale relativo alle arti dello spettacolo).
Le grandi installazioni tuttavia, restano il piatto forte. Realizzate con migliaia di fili intrecciati a mano dall’artista nello spazio, come enormi ragnatele, costituiscono una forma di pittura tridimensionale complessa. E affrontano temi come l’identità, le trasformazioni esistenziali, la vita, la morte, la religione (o comunque la spiritualità). A completarle Shiota inserisce degli oggetti di uso quotidiano (anche se quasi sempre vintage) dalla forte valenza simbolica: barche, valigie, sedie, pianoforti.
I colori dei fili, poi, sono pochissimi e a loro volta hanno un significato. il nero richiama il cielo notturno o il cosmo, e il rosso invece fa pensare al sangue, oltre a rappresentare il "filo rosso del destino" che nella tradizione dell'est asiatico lega le persone tra loro.