"Over the Continents"di Chiharu Shiota ha legato con km di filo rosso centinaia di scarpe a Palazzo Reale

CorpusDomini, Foto Allestimento SunYuan&PengYu Shiota EdoardoValle

L’installazione “Over the Continents” dell’artista giapponese Chiharu Shiota, realizzata per la prima volta nel 2011 e passata negli anni per i più importanti musei del mondo, è attualmente in mostra a Palazzo Reale di Milano. Inserita nell’esposizione “Corpus Domini”, l’opera è composta da sole scarpe (centinaia di pezzi singoli, per lo più usati) e chilomentri di filo rosso.

Chiharu Shiota, che nel 2015 ha rappresentato il Giappone alla Biennale di Venezia, crea sculture effimere e laboriose, mettendo insieme pochissimi elementi (in genere 2 o 3 al massimo). Il filo, più spesso rosso ma anche bianco o nero, è sempre presente come gli oggetti della quotidianità.

Ogni volta ne usa chilometri e spesso lo lega in modo complesso, fino a farne una sorta di ragnatela. Come ha detto lei stessa il suo colore rappresenta in maniera semplice e immediata il carattere dell’opera, l’emozione che più delle altre la contraddistingue. L’ombra, la luce, o il rosso che evoca una sorta di legame viscerale. Perchè i lavori della Shiota sono sensibili, partecipati e persino pittorici.

Poi ci sono gli oggetti di uso quotidiano: capi d’abbigliamento, lettere, note scritte a mano, chiavi, sedie oppure barche. Il più delle volte si tratta di cose usate che l’artista recupera in diversi modi. E che rappresentano la memoria, la vita, il legame tra le persone, il passato, il destino, le speranze e i ricordi.

In altre installazioni di “Over the Continents”, Chiharu Shiota, ha annodato ad ogni scarpa un biglietto scritto dalla persona che gliel’aveva donata. Rendendo l’opera ancora più personale e toccante. Il magazine dello Smithsonian di Washington (l’artista ha esposto lì nel 2015) riporta questa: "Quando ho portato mio padre in ospedale indossava queste scarpe. Dopo essere andato in ospedale ha perso conoscenza. Non si è più svegliato". E questa (tradotta dal giapponese): "Queste sono scarpe con le quali mi sono felicemente sostenuto lavorando su un piccolo appezzamento di terra e producendo molte verdure".

Nella versione in mostra a Milano mancano i biglietti ma lo spirito resta lo stesso. Le scarpe rappresentano il viaggio di ognuno di noi e le similitudini tra nostri destini a prescindere dal sesso, dal ceto sociale, dalla religione o dal Paese in cui si vive.

Chiharu Shiota con “Over the Continents” in “Corpus Domini Dal Corpo Glorioso alle Rovine dell’Anima” (a cura di Francesca Alfano Miglietti; a Palazzo Reale fino al 30 gennaio 2022), tratteggia l’anima, appunto. Intensa in senso laico. Una serie di domande e considerazioni senza tempo che Shiota cala nella contemporaneità con garbo pur suscitando emozioni intense nell’osservatore.

“Over the Continents”ed altre opere di Chiharu Shiota si possono vedere sul suo sito internet o seguendo la pagina Instagram dell’artista originaria di Osaka.

CorpusDomini, Foto Allestimento SunYuan&PengYu Shiota EdoardoValle (particolare dell’immagine)

Chiharu Shiota, Over the Continents, Arthur M. Sackler Gallery, Smithsonian. Photo by John Tsantes

Chiharu Shiota, Over the Continents, Smithsonian, Photo: John Tsantes

Chiharu Shiota, Over the Continents, Arthur M. Sackler Gallery, Smithsonian. Photo by John Tsantes

Chiharu Shiota fa volare 10mila lettere in una installazione artistica temporanea alla König Galerie di Berlino

Chiharu Shiota, “I hope…” (2021), rope, paper, steel, installation view at König Galerie, Berlin. All images by Sunhi Mang, VG Bild-Kunst, Bonn, courtesy of the artist

Chiharu Shiota, “I hope…” (2021), rope, paper, steel, installation view at König Galerie, Berlin. All images by Sunhi Mang, VG Bild-Kunst, Bonn, courtesy of the artist

La St. Agnes Church della König Galerie di Berlino è uno spazio brutalista, molto asciutto ma arioso, in occasione della realizzazione dell’installazione artistica temporanea “I Hope…”, Chiharu Shiota, ha deciso di contrapporle tutta la ricchezza estetica di un opera immersiva ispirata al lavoro che realizzò per la 56esima edizione della Biennale di Venezia.

Come in quell’occasione, l’artista originaria di Osaka (ma berlinese d’adozione), ha messo in campo la sua più organica tecnica di pittura tridimensionle. Con tanto di fili rossi intrecciati a mano tra loro a comporre una ricca e innestricabile rgnatela, barche a grandezza naturale, luci che si rifrangono, frammentano e riflettono sia l’impianto comporitivo che il vvido cromatismo.

Di diverso rispetto all’istallazione creata da Shiota per la Biennale ci sono gli elementi sospesi tra i fili. In passato erano state chiavi a rappresentare la dimensione intima dell’ambiente domestico famigliare e per estensione le singole persone. Adesso si tratta di letter. Migliaia di lettere. Oltre 10 mila, spedite all’artista da tutto il mondo, durante l’anno della pandema e poi inglobate nel corpo vibrante che occupa la navata della St. Agnes.

Paradossalmente, le lettere, di per se più intime e personali, finiscono per trasceendere questa dimensione, diventando opera di un collettivo trans-culturale aperto.

Anche le barche, però, non più ancorate a terra e non più veri gozzi di mare ma tratteggi metallici, in “I Hope…”, invece di abbandonarsi alle suggestioni del passato spiccano il volo verso un futuro incerto. In uno spazio onirico ancora torbido di ricordi foschi.

I Hope…”, di Chiharu Shiota rimarrà alla St. Agnes Church della König Galerie di Berlino fino al 21 marzo 2021. Viste le restrizioni che continuano a perdurare in alcune aree d’Europa, tuttavia, il museo mette a disposizione anche un tour 3d e una video guida dell’opera. L’artista, invece, condivide il suo lavoro sia attraverso il sito internet che l’account Instagram. (via Colossal)

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Chiharu Shiota appende numeri a una nuvola di fili intrecciati sopra piccoli banchi di scuola. Al Museo della Slesia di Katowice

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“Counting Memories” è la nuova installazione realizzata da Chiharu Shiota al Museo della Slesia di Katowice in Polonia (Muzeum Śląskie). Un’opera interattiva in modo vintage. Dove dei fogli di carta e un questionario attendono le memorie legate ai numeri dei visitatori.

Chiharu Shiota ha utilizzato, come fa spesso, degli oggetti dall’aria archetipica (un po’ vecchio stampo, per intenderci) che fanno da base per l’installazione e da incipit della narrazione. In questo caso si tratta di banchi scolatici (ma in passato ha usato sedie, strumenti musicali, barche ecc.) per la consequenzialità del concetto di numero a quello di aritmetica e quindi a quello di istruzione primaria e di infanzia. Insomma. i banchi sono dei simboli da cui il pensiero si dipana come il filo intrecciato a mano dall’artista in intricate ragnatele individuali ( partono da ogni banco) ma che via via si fondono in una fitta trama collettiva. I numeri sono sorretti dall’intreccio dei fili e sembrano galleggiare.

“Counting Memories” è pittura tridimensionale come tutte le opere della Shiota . Poetica e volta a cercare di travalicare le divisioni tra le persone, l’installazione, si differenzia dalle altre per le pile di fogli poste sui banchi che il visitatore è invitato a usare per scrivere la sua esperienza personale in fatto di numeri. L’artista lo aiuta e orienta il suo pensiero con delle domande: “Quale numero ha significato per te e perché?”, “I numeri dicono la verità?”, “Quanti ricordi hai?”

Ogni numero ci definisce individualmente-scrive l’artista a proposito dell’opera- ma ci collega anche universalmente. I numeri ci confortano, condividiamo le date che sono importanti per noi e ci aiutano a capire noi stessi. La nostra storia è raccolta attraverso numeri. In questo modo, il filo intrecciato riflette la nostra storia, mentre i numeri, che sono sparsi sporadicamente come le stelle sopra Katowice, rappresentano le date più significative che conosciamo.

Originaria di Osaka in Giappone, Chiharu Shiota vive a Berlino. “Counting Memories” rimarrà esposta al Muzeum Śląskie fino al 26 aprile 2020. Prosegue nel frattempo la personale "The Soul Trembles" del Mori Art Museum di Tokyo, che si sposterà per l'Asia fino al 2012.

All photos are via Colossal

All photos are via Colossal

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