Chiharu Shiota fa volare 10mila lettere in una installazione artistica temporanea alla König Galerie di Berlino

Chiharu Shiota, “I hope…” (2021), rope, paper, steel, installation view at König Galerie, Berlin. All images by Sunhi Mang, VG Bild-Kunst, Bonn, courtesy of the artist

Chiharu Shiota, “I hope…” (2021), rope, paper, steel, installation view at König Galerie, Berlin. All images by Sunhi Mang, VG Bild-Kunst, Bonn, courtesy of the artist

La St. Agnes Church della König Galerie di Berlino è uno spazio brutalista, molto asciutto ma arioso, in occasione della realizzazione dell’installazione artistica temporanea “I Hope…”, Chiharu Shiota, ha deciso di contrapporle tutta la ricchezza estetica di un opera immersiva ispirata al lavoro che realizzò per la 56esima edizione della Biennale di Venezia.

Come in quell’occasione, l’artista originaria di Osaka (ma berlinese d’adozione), ha messo in campo la sua più organica tecnica di pittura tridimensionle. Con tanto di fili rossi intrecciati a mano tra loro a comporre una ricca e innestricabile rgnatela, barche a grandezza naturale, luci che si rifrangono, frammentano e riflettono sia l’impianto comporitivo che il vvido cromatismo.

Di diverso rispetto all’istallazione creata da Shiota per la Biennale ci sono gli elementi sospesi tra i fili. In passato erano state chiavi a rappresentare la dimensione intima dell’ambiente domestico famigliare e per estensione le singole persone. Adesso si tratta di letter. Migliaia di lettere. Oltre 10 mila, spedite all’artista da tutto il mondo, durante l’anno della pandema e poi inglobate nel corpo vibrante che occupa la navata della St. Agnes.

Paradossalmente, le lettere, di per se più intime e personali, finiscono per trasceendere questa dimensione, diventando opera di un collettivo trans-culturale aperto.

Anche le barche, però, non più ancorate a terra e non più veri gozzi di mare ma tratteggi metallici, in “I Hope…”, invece di abbandonarsi alle suggestioni del passato spiccano il volo verso un futuro incerto. In uno spazio onirico ancora torbido di ricordi foschi.

I Hope…”, di Chiharu Shiota rimarrà alla St. Agnes Church della König Galerie di Berlino fino al 21 marzo 2021. Viste le restrizioni che continuano a perdurare in alcune aree d’Europa, tuttavia, il museo mette a disposizione anche un tour 3d e una video guida dell’opera. L’artista, invece, condivide il suo lavoro sia attraverso il sito internet che l’account Instagram. (via Colossal)

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Chiharu Shiota appende numeri a una nuvola di fili intrecciati sopra piccoli banchi di scuola. Al Museo della Slesia di Katowice

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“Counting Memories” è la nuova installazione realizzata da Chiharu Shiota al Museo della Slesia di Katowice in Polonia (Muzeum Śląskie). Un’opera interattiva in modo vintage. Dove dei fogli di carta e un questionario attendono le memorie legate ai numeri dei visitatori.

Chiharu Shiota ha utilizzato, come fa spesso, degli oggetti dall’aria archetipica (un po’ vecchio stampo, per intenderci) che fanno da base per l’installazione e da incipit della narrazione. In questo caso si tratta di banchi scolatici (ma in passato ha usato sedie, strumenti musicali, barche ecc.) per la consequenzialità del concetto di numero a quello di aritmetica e quindi a quello di istruzione primaria e di infanzia. Insomma. i banchi sono dei simboli da cui il pensiero si dipana come il filo intrecciato a mano dall’artista in intricate ragnatele individuali ( partono da ogni banco) ma che via via si fondono in una fitta trama collettiva. I numeri sono sorretti dall’intreccio dei fili e sembrano galleggiare.

“Counting Memories” è pittura tridimensionale come tutte le opere della Shiota . Poetica e volta a cercare di travalicare le divisioni tra le persone, l’installazione, si differenzia dalle altre per le pile di fogli poste sui banchi che il visitatore è invitato a usare per scrivere la sua esperienza personale in fatto di numeri. L’artista lo aiuta e orienta il suo pensiero con delle domande: “Quale numero ha significato per te e perché?”, “I numeri dicono la verità?”, “Quanti ricordi hai?”

Ogni numero ci definisce individualmente-scrive l’artista a proposito dell’opera- ma ci collega anche universalmente. I numeri ci confortano, condividiamo le date che sono importanti per noi e ci aiutano a capire noi stessi. La nostra storia è raccolta attraverso numeri. In questo modo, il filo intrecciato riflette la nostra storia, mentre i numeri, che sono sparsi sporadicamente come le stelle sopra Katowice, rappresentano le date più significative che conosciamo.

Originaria di Osaka in Giappone, Chiharu Shiota vive a Berlino. “Counting Memories” rimarrà esposta al Muzeum Śląskie fino al 26 aprile 2020. Prosegue nel frattempo la personale "The Soul Trembles" del Mori Art Museum di Tokyo, che si sposterà per l'Asia fino al 2012.

All photos are via Colossal

All photos are via Colossal

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"Shiota Chiharu: The Soul Trembles" , al Mori Art Museum la la grande mostra mai dedicata all'artista che dipinge in 3d annodando fili

where are we going? | 2017/2019 | white wool, wire, rope | dimensions variable. courtesy: galerie templon, paris/brussels. photo by kioku keizo, courtesy of mori art museum, tokyo

where are we going? | 2017/2019 | white wool, wire, rope | dimensions variable. courtesy: galerie templon, paris/brussels. photo by kioku keizo, courtesy of mori art museum, tokyo

L’arte contemporanea per tanti anni ha considerato fuori moda emotività e poesia. Ancora oggi qualcuno si sente più a suo agio in terreni meno insidiosi, come il sociale o la politica, e poco importa se spesso mancano di quel soffio di eternità che ripara i capolavori dallo scorrere del tempo. Non è il caso di Chiharu Shiota, il cui lavoro è un condensato di sensibilità e lirismo. Senza naturalmente dimenticare che è composto da migliaia di fili annodati a mano.

Il Mori Art Museum di Tokio le dedica una grande mostra che ripercorre tutta la sua carriera. 25 anni di Chiharu Shiota. Si intitola “The Soul Trembles” (“L’anima trema”) ed è la prima di questo genere mai realizzata. L’esposizione mette in fila tutte le più importanti installazioni immersive dell’artista giapponese, oltre a opere meno conosciute che tratteggiano l’abilità e la meticolosità di Shiota come scenografo (sculture rvideo, fotografie, disegni e materiale relativo alle arti dello spettacolo).

Le grandi installazioni tuttavia, restano il piatto forte. Realizzate con migliaia di fili intrecciati a mano dall’artista nello spazio, come enormi ragnatele, costituiscono una forma di pittura tridimensionale complessa. E affrontano temi come l’identità, le trasformazioni esistenziali, la vita, la morte, la religione (o comunque la spiritualità). A completarle Shiota inserisce degli oggetti di uso quotidiano (anche se quasi sempre vintage) dalla forte valenza simbolica: barche, valigie, sedie, pianoforti.

I colori dei fili, poi, sono pochissimi e a loro volta hanno un significato. il nero richiama il cielo notturno o il cosmo, e il rosso invece fa pensare al sangue, oltre a rappresentare il "filo rosso del destino" che nella tradizione dell'est asiatico lega le persone tra loro.

La monumentale retrospettiva “The Soul Trembles”, che il Mori Art Museum di Tokyo dedica a Chiharu Shiota, si potrà visitare fino al 27 ottobre 2019. (via Designboom)

uncertain journey | 2016/2019 | metal frame, red wool | dimensions variable. courtesy: blain | southern, london/berlin/new york. photo by sunhi mang, courtesy of mori art museum, tokyo

uncertain journey | 2016/2019 | metal frame, red wool | dimensions variable. courtesy: blain | southern, london/berlin/new york. photo by sunhi mang, courtesy of mori art museum, tokyo

in silence | 2002/2019 | burnt piano, burnt chair, alcantara black thread | dimensions variable, production support: alcantara s.p.a. | courtesy: kenji taki gallery, nagoya/tokyo. photo by sunhi mang, courtesy of mori art museum, tokyo

in silence | 2002/2019 | burnt piano, burnt chair, alcantara black thread | dimensions variable, production support: alcantara s.p.a. | courtesy: kenji taki gallery, nagoya/tokyo. photo by sunhi mang, courtesy of mori art museum, tokyo

accumulation: searching for the destination | 2014/2019 | suitcase, motor and red rope | dimensions variable. courtesy: galerie templon, paris/brussels. photo by kioku keizo, courtesy of mori art museum, tokyo

accumulation: searching for the destination | 2014/2019 | suitcase, motor and red rope | dimensions variable. courtesy: galerie templon, paris/brussels. photo by kioku keizo, courtesy of mori art museum, tokyo

reflection of space and time | 2018 | white dress, mirror, metal frame, alcantara black thread | 280 × 300 × 400 cm. commissioned by alcantara s.p.a. photo by sunhi mang, courtesy of mori art museum, tokyo

reflection of space and time | 2018 | white dress, mirror, metal frame, alcantara black thread | 280 × 300 × 400 cm. commissioned by alcantara s.p.a. photo by sunhi mang, courtesy of mori art museum, tokyo

inside – outside | 2009/2019 | old wooden window | dimensions variable. courtesy: kenji taki gallery, nagoya/tokyo. photo by sunhi mang, courtesy of mori art museum, tokyo

inside – outside | 2009/2019 | old wooden window | dimensions variable. courtesy: kenji taki gallery, nagoya/tokyo. photo by sunhi mang, courtesy of mori art museum, tokyo

connecting small memories | 2019 | mixed media | dimensions variable. photo by sunhi mang, courtesy of mori art museum, tokyo

connecting small memories | 2019 | mixed media | dimensions variable. photo by sunhi mang, courtesy of mori art museum, tokyo