L'artista Florentijn Hofman ha messo una volpe gigante a guardia di un incrocio di Rotterdam

All images © Florentijn Hofman by Frank Hanswijk

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L’ultima opera d’arte pubblica dell’artista olandese Florentijn Hofman, si intitola “Bospolder Fox”. Bospolder perchè è stata collocata in un quartiere di Rotterdam a ridosso dei boschi (Bos) ma su un terreno paludoso bonificato (Polder, appunto). E Fox perchè si tratta di una volpe. Una gigantesca volpe. Lunga ben 16 metri, con un sacchetto in bocca.

L’opera sorge a fianco di una strada trafficatissima della cintura urbana della città dei Paesi Bassi. E vuole comunicare apertura. Verso la natura innanzitutto, ma anche nei confronti dei forestieri. Tuttavia lo sguardo della volpe è vigile perchè non si sa mai cosa possa capitare.

La rappresentazione di una volpe non è solo una trovata fantasiosa di Florentijn Hofman. Infatti, capita spesso che le volpi si spingano in quel quartiere di Rotterdam per andare a caccia di conigli nel parco. O chissa’, per recuperare gli avanzi lasciati dal grande mercato alimentare della zona.

Forse è proprio per questo che la volpe ha un sacchetto in bocca.

Dal punto di vista del design urbano, la volpe, posizionata in modo da essere visibile più o meno per intero da diversi luoghi d’osservazione, è una galleria sotto cui ripararsi dalla pioggia o dal sole. Le zampe poi sono supporti adatti ai giochi dei bambini e sedute.

In coda a questo post un video mostra il processo attravero il quale Florentijn Hofman e il suo staff sono riusciti a fare una scultura così grande. Per vedere altre opere d’arte pubblica dello scultore olandese invece , meglio consultare il suo account Instagram. (via Designboom)

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I Capibara di peluche in uno zoo giapponese aiutano a mantenere la distanza di sicurezza

image via izu shaboten zoo

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Lo zoo Izu Shabonten di Shizuoka (nella parte centro-meridinale del Giappone), per indurre i clienti del suo ristrante a mantenere il distanziamento sociale, non ha tolto tavoli. Ma ha messo dei capibara di pelusche nei posti che avrebbero dovuto rimenere vuoti..

i simpatici giocattoli in questo modo spingono i clienti a mantere le distanze di scurezza e contemporaneamente fanno loro compagnia. L’idea, oltre ad essere commercialmente intelligente (diversi tipi di peluche che ritraggono gli animali dello zoo sono in vendita al negozio di souvenir), dimostra rispetto nei confronti degli ospiti (che non devono cercare da soli la distanza giusta dagli altri commensali) e li mette in un stato d’animo positivo anzichè ricordargli la pandemia.

Nella sala ci sono anche giraffe, panda rossi e procioni, ma i capibara sono decisamente i più numerosi. I grandi roditori originari del Sud America sono, infatti, degli animali simbolo per lo zoo Izu Shabonten che, oltre a dare la possibilità di ammirarli, offre una vasta serie di attività imperniate su di loro.

I capibara, originari di zone del pianeta dal clima temperato passano la gran parte del loro tempo in acqua, ma si sono adattati a vivere nello zoo giapponese da decenni ormai. Tuttavia all’inzio, durante l’inverno, a questi pacifici animaletti mancava qualcosa. A scoprire come risolvere il problema fu un guardiano dello zoo, che, nel 1982, dopo aver pulito il loro recinto, vide i capibara correre felici verso una pozza d’acqua tiepida che si era formata per terra.

Da allora i capibara durante la stagione fredda hanno una piscina termale in cui immergersi.

Lo zoo Izu Shabonten, durante la pandemia di COVID 19, è stato chiuso per un periodo relativammente breve se rapportato al lunghissimo lockdown italiano, ma dal 16 maggio ha riaperto. Per garantire la salute del pubblico mette a disposizione gel disinfettante, obbliga all’uso della mascherina e mette i capibara di peluche per il distanziamento nel ristorante. Ha anche fatto dei cartelli che indicano in modo chiaro la distanza di sicurezza che va mantenuta dagli altri visitatori. E’ misurata in…capibara. (via Spoon and Tamago)

images via twitter user @chacha0rca

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image via colossal

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Conseguenze inaspettate della crisi: Si è scoperto che ai pinguini non piacciono gli impressionisti ma amano Caravaggio

all images courtesy of nelson-atkins museum by gabe hopkins

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Il sei maggio Nelson-Atkins Museum of Art di Kansas City era chiuso al pubblico come molti altri spazi espositivi nel mondo. Tuttavia ha ricevuto dei visitatori d’eccezione. Tre pinguini di Humboldt, originari delle coste sudamericane e arrivati direttamente dallo zoo della città del Missuri. Che hanno girato per il museo e mostrato una spiccata predilezione per le opere di Caravaggio.

Il Nelson-Atkins Museum ha una vasta collezione che tocca fotografia, design e arti decorative. Oltre a pittura e scultura di maestri del passato, statunitensi, europei, africani e orientali. Ma il fulcro della collezione si colloca nelle sale dedicate agli impressionisti e agli autori barocchi.

Il direttore e amministratore delegato del museo, Julián Zugazagoitia, ha detto a TIME che si aspettava che i pinguini rispondessero al fascino di Monet per la sensazione rilassante delle opere e perchè assomigliano all’acqua. E invece no. I piccoli visitatori degli Impressionisti non ne volevano proprio sapere. Invece si fermavano incuriositi di fronte alle opere degli autori barocchi e di Caravaggio in particolare: “I pinguini lo amano assolutamente!” ha dichiarato il direttore dello zoo Randy Wisthoff

"Non so cosa provino, cosa passi per la loro mente- ha aggiunto Zugazagoitia- Si fermano, guardano e si meravigliano."

La visita dei pinguini è servita al museo e allo zoo per mantenere il contatto con il pubblico e per portare a tutti un sorriso in un periodo buio. Ma è stata utile anche ai graziosi animaletti che per qualche ora hanno sconfitto la noia e la solituine. Pare, infatti, che i chiassosi visitatori dello zoo gli manchino.parecchio.

I pinguini di Humboldt, Bubbles (5 anni), Maggie ( 7) e Berkley (8), hanno poi fatto ritorno allo zoo. Ma la loro visita al Nelson-Atkins Museum di Kansas City rimarrà impressa nella memoria collettiva a lungo.

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