Dopo la curiosità destata dall’installazione Support, realizzata in concomitanza alla cinquantottesima Biennale d’Arte, lo scultore italo-statunitense Lorenzo Quinn (figlio dell’attore Anthony Quinn e della costumista Iolanda Addolori) è tornato a Venezia con le sue manone. Questa volta sono ben sei coppie di mani, alte 15 metri ciascuna.
L’installazione monumentale, che copre complessivamente 20 metri in lunghezza, non fa parte della Biennale di Venezia 2019 ma è visibile dall’area esterna degli spazi espositivi dell’Arsenale (che da sabato ospita una parte importante di May you Live in Interesting Times).
Ogni coppia di mani rappresenta uno dei sei valori universalmente riconosciuti come essenziali (amicizia, saggezza, aiuto, fede, speranza, amore). E intende simboleggiare la capacità delle persone di superare le reciproche differenze per costruire un mondo migliore.
L’inaugurazione dell’opera si è svolta in pompa magna venerdì scorso. C’’era anche Andrea Bocelli che ha cantato attorniato da 195 bambini con in mano le bandiere di tutte le nazioni.
”Sono orgoglioso di poter esporre ancora una volta in questa città - ha detto Quinn - Perché Venezia ha creato ponti da 1.600 anni e non smette nemmeno ora di farlo. Dobbiamo andare avanti insieme, perché l'umanità quando ha lavorato senza divisioni ha sempre fatto delle grandissime cose. Ci sono più di 350 persone che hanno lavorato a questo progetto e siamo riusciti a raggiungere i nostri obiettivi nonostante le difficoltà.“