Biennale di Venezia 2017| Tra apocalisse e poesia il Padiglione Israele di Gal Weinstein fatto con muffa, caffè e paglietta metallica

gal weistein, "sun stand still". padiglione di israele, biennale di venezia 2017, photo © artbooms

gal weistein, "sun stand still". padiglione di israele, biennale di venezia 2017, photo © artbooms

Il Padiglione Israele della Biennale di Venezia ospita una grande installazione dell’artista Gal Weinsten. L’opera, intitolata “Sun stand still” è una riflessione sugli effetti dello scorrere del tempo e sul deteriorarsi della memoria collettiva. Ma a lasciare a bocca aperta è la bellezza fantasiosa e la meticolosa precisione, ottenute da Gal Weinsten con materiali di uso comune. A volte addirittura improbabili, come muffa, fondi di caffè, acqua zuccherata, paglietta metallica e fibra acrilica.

gal weistein, "sun stand still". padiglione di israele, biennale di venezia 2017, photo © artbooms

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“Sun stand still” è un’installazione site-specific (cioè concepita proprio per il Padiglione di Israele) che si sviluppa tra i 3 livelli dell’edificio primonovecentesco e il cortile. Composta da 6 opere distinte che insieme creano una narrazione; una sorta di scenario post-apocalittico.
Si comincia con un lavoro in marmo sul pavimento del cortile. Appena entrati ci si trova davanti a un monumentale disegno sui toni dell’ocra, realizzato con paglietta metallica e feltro. Il pavimento è ricoperto di muffe che sembrano un motivo ornamentale tono su tono. Anche i muri sono segnati, come se fossero stati esposti alle intemperie per molto tempo.
Al piano superiore c’è una grande scultura che sembra una nuvola annerita, illuminata qua e là da macchie dorate. Le forme sono leggere ma anche piene, come si trattasse dell’effetto di un’esplosione. E infatti da un lato emerge la bocca di un’arma o qualcosa di simile e ugualmente minaccioso. Il tutto è fatto in fibra acrilica (come quella che si usa per le maglie).
Mentre al piano intermedio sono stati rappresentati degli appezzamenti agricoli visti dall’alto. Accostati come tessere di un puzzle, sono divisi soltanto da delle linee dorate e hanno un aria preziosa, piacevole a vedersi (ricordano vagamente delle ceramiche orientali unite con la tecnica del kintsugi). Poi si scopre che sono muffe di acqua zuccherata e fondi di caffè. Perché Gal Weinsten usa materiali semplici e, se appena può, naturali.
Un video completa l’installazione.

gal weistein, "sun stand still". padiglione di israele, biennale di venezia 2017, photo © artbooms

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Il Padiglione di Israele di Gal Weinsten (curato da Tami Katz-Freiman) si potrà visitare ai Giardini per tutta la durata della Biennale di Venezia (“57. Esposizione internazionale d’arte”, fino al 26 novembre). Mentre per vedere altre opere del fantasioso artista di Tel Aviv basta consultare il suo sito internet.

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gal weistein, "sun stand still". padiglione di israele, biennale di venezia 2017, photo © artbooms

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Jeff Koons installa una gigantesca ballerina gonfiabile al Rockefeller Center per aiutare i bambini scomparsi

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La “Ballerina Seduta” (“Seated Ballerina”) di Jeff Koons è alta quasi 14 metri e in caso di pioggia verrà sgonfiata.
Dopo aver collaborato con Louis Vuitton per creare la collezione di borse e accessori “Masters” (ne ho scritto qui), l’artista statunitense torna a far parlare di se per un importante progetto realizzato al Rockefeller Center di New York.

Si tratta di un’enorme scultura di nylon gonfiabile (come i palloncini), ispirata ad una statuetta di porcellana ritrovata in una fabbrica russa. L’opera monumentale fa parte della serie “Antiquity” e non è la prima “Ballerina seduta” firmata Koons ma è la più grande. Non è neppure la prima installazione posizionata al Rockefeller Center, l’hanno preceduta le sculture di fiori Puppy (1992) e “Split-Rocker” (2000).

“Seated Ballerina”, ospitata dalla società finanziaria Tishman Speyer, è stata creata da Jeff Koons e presenta dalla no-profit Art Production Fund insieme alla cosmetica Kiehl’s, per sostenere il Centro Internazionale per i Bambini Scomparsi e Maltrattati.

“Spero che l’installazione della Ballerina Seduta al Rockefeller Center- ha detto Jeff Koons- regali un senso di affermazione ed eccitazione a chi la vedrà arricchendo il loro potenziale. L’aspetto di riflettività emula l’energia vitale; parla di contemplazione e di cosa significa essere umani. E’ un pezzo veramente pieno di speranza.”

Seated Ballerina” di Jeff Koons resterà al Rockefeller Center fino al 2 giugno ma per vedere altre opere del famosissimo artista statunitense (che quest’anno non è a Venezia in occasione della “Biennale d’arte 2017”) si può anche seguire il suo account Instagram. (via Streetartnews)

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Biennale Venezia 2017| Un ragazzo, una ragazza, un cavallo gigante e 400 rocce. Ecco il Padiglione Argentina di Claudia Fontes

Claudia Fontes © Claudia Fontes

Claudia Fontes © Claudia Fontes

C’è un ragazzo accovacciato a terra e una ragazza che accarezza un cavallo imbizzarrito, mentre dal cielo piovono rocce. Ben 400 rocce.

The horse problem” dell’artista argentina Claudia Fontes è una composizione scultorea monumentale, scenografica e romantica quel tanto che basta per candidarsi ad essere una delle opere preferite dal grande pubblico della Biennale di Venezia 2017.

Sarà che i personaggi sembrano appena usciti da un cartone animato. o che la narrazione, per quanto sospesa. si avverte, ma il Padiglione Argentina (all’Arsenale) ha una freschezza che ti trattiene più a lungo di quanto non avevi preventivato. E ti cattura con un gioco di ombre attentamente studiato. E poi “The horse problem” è enorme. Basti pensare che le due figure sono a dimensioni naturali mentre il cavallo è molto più grande, per farsi un’idea dell’impatto dell’opera di Claudia Fontes.

L’artista con questo insieme di sculture vuole parlare di colonizzazione e libertà individuale. L’installazione, infatti, tra le altre cose prende le mosse da un dipinto del XIX secolo che per gli argentini è una sorta di icona su cui venne costruita l’identità nazionale (“The return of indian raid” di Ángel Della Valle), ma ne stravolge la narrazione estrapolando due personaggi secondari (la donna e il cavallo) e facendone i protagonisti.

“L’installazione mostra una scena congelata nella quale un cavallo, una donna e un giovane uomo reagiscono in modi diversi a un paradosso- spiega Claudia Fontes sul suo sito- una crisi si sta sviluppando, e i suoi sintomi sono, allo stesso tempo, il problema che l’ha causata. La scena si ispira alle icone culturali del XIX secolo, intorno alle quali è stata artificialmente costruita l’identità culturale dell’Argentina, e le sfida con un’immagine surreale mozzafiato che ha la qualità di un'apparizione.”

“The horse problem” ha anche una sfumatura animalista che la rende ancora più apprezzabile.

Il Padiglione Argentina di Claudia Fontes si potrà visitare per tutta la durata della Biennale di Venezia (57 Esposizione internazionale d’arte, fino al 26 novembre) per vedere altre opere dell’artista si può dare uno sguardo alla Galleria Ignacio Liprandi.

Claudia Fontes; photo © artbooms

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Claudia Fontes © Claudia Fontes

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Claudia Fontes; photo © artbooms

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Claudia Fontes © Claudia Fontes

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Claudia Fontes; photo © artbooms

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Claudia Fontes © Claudia Fontes

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