Tutte di recente creazione, le opere della serie Gazing Ball di Jeff Koons, fanno da ponte tra passato e futuro e meravigliano per la loro monumentale e raffinata bellezza. Perfette in ogni minimo particolare. Sia dipinti che sculture, mentre riproducono i capolavori degli antichi maestri, portano su di se questi luccicanti globi di vetro soffiato blu: le gazing balls, appunto. Fragili e leggere ma all’apparenza simili al pesantissimo Balloon Monkey (Blue). A testimonianza di quanto l’opera di Koons sia un universo che si finge immediato e un tantino superficiale, pur non essendolo affatto.
Ad ispirare la serie Gazing Ball (inclusa nella grande mostra “Shine”, in corso a Palazzo Strozzi di Firenze), sono delle colorate sfere riflettenti da mettere in giardino. Oggetti da due soldi e dubbio gusto, che spopolavano negli Stati Uniti degli anni ’50 ma che tutt’ora si possono recuperare per poche decine di euro. Nell’immaginario di Koons sono l’emblema della generosità e uno stratagemma per includere chi guarda e la vita in generale, all’interno dell’opera.
“Quando ero piccolo- ha spiegato Jeff Koons- le persone mettevano come ornamento da giardino delle sfere decorative (gazing balls). E quando passavi a piedi o in macchina c’era un senso di generosità, la sensazione che lo avessero fatto per te (…) Sono sempre stato attratto da quell’aspetto della generosità, dal fatto che la sfera sarebbe stata lì in un cortile”.
Ma l’artista statunitense non si limita a prelevare le sfere decorative e a collocarle sulle riproduzioni delle opere degli antichi (che in vero riproduzioni non sono). Lasciandoci a bocca aperta, con giochi d’abilità nella realizzazione al limite del possibile. Per prima cosa, sembra inverosimile che quei globi blu perfettamente sferci siano fatti di vetro soffiato. La creazione delle gazing balls, infatti, è affidata a una selezionata cerchia di artigiani in Pennsylvania (proprio lo Stato in cui Koons è nato), che l’artista fa parecchio penare prima di usare uno dei loro manufatti. Mediamente “ne accetta circa uno su trecentocinquanta ultimati” ha scritto il co-curatore della mostra Shine e direttore di Palazzo Strozzi, Arturo Galasino.
Modellate dal respiro umano, queste sfere, tratteggiano raffinati riferimenti alla Storia dell’Arte, mentre con ottimismo assorbono e distorcono il mondo che le circonda.
“La gazing ball riflette il qui e ora- ha detto l’artista- riflette te, lo spettatore. Quindi affermala tua presenza mentre rispecchia anche le opere d’arte, e in qualche modo questo ti permette di viaggiare nel tempo”.
Se poi ci fossero ancora dubbi sul maniacale perfezionismo di Jeff Koons è ancora Gazing Ball a venirci in soccorso. Nella serie scultorea, dove le sfere appaiono in uno sfavillante contrasto con la lattea epidermide dei busti, il materiale bianco a base di gesso è stato appositamente perfezionato nello studio Koons. Per non parlare della versione pittorica, dove i colori tutti preparati e confezionati a mano, entrano poi a far parte della biblioteca cromatica dell’artista, organizzata per valore RGB e archiviata digitalmente.
Ogni dipinto è composto da più di 3000 colori e reinterpreta le opere dei grandi maestri del passato. “Il punto di partenza- spiega Galasino sul catalogo della mostra Shine, edito da Marsilio- è una riproduzione dei quadri, ovvero una stampa digitale ad altissima risoluzione che viene meticolosamente dipinta su tela, millimetro per millimetro, da una schiera di pittori impiegati nello studio. Non si tratta quindi di copie, anche perché, oltre a presentare infinite differenze di tonalità e materia pittorica, vengono drasticamente cambiate le dimensioni rispetto agli originali”
I Gazing ball Paintings prendono a modello numerosi maestri del passato, con una predilezione per alcune epoche (come il Cinquecento veneziano) e per gli artisti francesi che Koons ama tanto da esserne un collezionista (possiede opere di: Poussin, Fragonard, Courbet, Manet e Monet). Nel bel mezzo delle tele, comunque, si trova sempre un supporto che sorregge una sfera di vetro. Ognuno di questi è dipinto su tutti e quattro i lati, senza che la riproduzione, o meglio rilettura del modello si interrompa per un istante.
Se contiamo che la forma finale delle Gazing ball Sculptures è una sintesi dei numerosi calchi in gesso che hanno fatto conoscere gli originali in tutto il mondo, capiamo che queste opere sono molto più elaborate (anche concettualmente) di quanto possano sembrare. E che sono frutto di uno sforzo mastodontico, compiuto allo scopo di elevare a monumento alla contemporaneità una decorazione da giardino, decisamente kitsch.