Il Padiglione Israele della Biennale di Venezia ospita una grande installazione dell’artista Gal Weinsten. L’opera, intitolata “Sun stand still” è una riflessione sugli effetti dello scorrere del tempo e sul deteriorarsi della memoria collettiva. Ma a lasciare a bocca aperta è la bellezza fantasiosa e la meticolosa precisione, ottenute da Gal Weinsten con materiali di uso comune. A volte addirittura improbabili, come muffa, fondi di caffè, acqua zuccherata, paglietta metallica e fibra acrilica.
“Sun stand still” è un’installazione site-specific (cioè concepita proprio per il Padiglione di Israele) che si sviluppa tra i 3 livelli dell’edificio primonovecentesco e il cortile. Composta da 6 opere distinte che insieme creano una narrazione; una sorta di scenario post-apocalittico.
Si comincia con un lavoro in marmo sul pavimento del cortile. Appena entrati ci si trova davanti a un monumentale disegno sui toni dell’ocra, realizzato con paglietta metallica e feltro. Il pavimento è ricoperto di muffe che sembrano un motivo ornamentale tono su tono. Anche i muri sono segnati, come se fossero stati esposti alle intemperie per molto tempo.
Al piano superiore c’è una grande scultura che sembra una nuvola annerita, illuminata qua e là da macchie dorate. Le forme sono leggere ma anche piene, come si trattasse dell’effetto di un’esplosione. E infatti da un lato emerge la bocca di un’arma o qualcosa di simile e ugualmente minaccioso. Il tutto è fatto in fibra acrilica (come quella che si usa per le maglie).
Mentre al piano intermedio sono stati rappresentati degli appezzamenti agricoli visti dall’alto. Accostati come tessere di un puzzle, sono divisi soltanto da delle linee dorate e hanno un aria preziosa, piacevole a vedersi (ricordano vagamente delle ceramiche orientali unite con la tecnica del kintsugi). Poi si scopre che sono muffe di acqua zuccherata e fondi di caffè. Perché Gal Weinsten usa materiali semplici e, se appena può, naturali.
Un video completa l’installazione.