C’è un ragazzo accovacciato a terra e una ragazza che accarezza un cavallo imbizzarrito, mentre dal cielo piovono rocce. Ben 400 rocce.
“The horse problem” dell’artista argentina Claudia Fontes è una composizione scultorea monumentale, scenografica e romantica quel tanto che basta per candidarsi ad essere una delle opere preferite dal grande pubblico della Biennale di Venezia 2017.
Sarà che i personaggi sembrano appena usciti da un cartone animato. o che la narrazione, per quanto sospesa. si avverte, ma il Padiglione Argentina (all’Arsenale) ha una freschezza che ti trattiene più a lungo di quanto non avevi preventivato. E ti cattura con un gioco di ombre attentamente studiato. E poi “The horse problem” è enorme. Basti pensare che le due figure sono a dimensioni naturali mentre il cavallo è molto più grande, per farsi un’idea dell’impatto dell’opera di Claudia Fontes.
L’artista con questo insieme di sculture vuole parlare di colonizzazione e libertà individuale. L’installazione, infatti, tra le altre cose prende le mosse da un dipinto del XIX secolo che per gli argentini è una sorta di icona su cui venne costruita l’identità nazionale (“The return of indian raid” di Ángel Della Valle), ma ne stravolge la narrazione estrapolando due personaggi secondari (la donna e il cavallo) e facendone i protagonisti.
“L’installazione mostra una scena congelata nella quale un cavallo, una donna e un giovane uomo reagiscono in modi diversi a un paradosso- spiega Claudia Fontes sul suo sito- una crisi si sta sviluppando, e i suoi sintomi sono, allo stesso tempo, il problema che l’ha causata. La scena si ispira alle icone culturali del XIX secolo, intorno alle quali è stata artificialmente costruita l’identità culturale dell’Argentina, e le sfida con un’immagine surreale mozzafiato che ha la qualità di un'apparizione.”
“The horse problem” ha anche una sfumatura animalista che la rende ancora più apprezzabile.