Thermodynamic Constellation di Tomás Saraceno: a Firenze il prototipo della mongolfiera di domani fluttua nel cortile di Palazzo Strozzi

Progetto per Thermodynamic Constellation (Constellazione termodinamica), 2020 Installazione di Tomás Saraceno per il cortile di Palazzo Strozzi

Progetto per Thermodynamic Constellation (Constellazione termodinamica), 2020 Installazione di Tomás Saraceno per il cortile di Palazzo Strozzi

Non è un semplice gioco di specchi tra interno ed esterno, reale e riflesso, vecchio e nuovo. Thermodynamic Constellation, la monumentale installazione che Tomás Saraceno realizzerà a Firenze in occasione della mostra Aria, non si limita a rispecchiare il cortile rinascimentale di Palazzo Strozzi, è il vero e proprio prototipo di un nuovo mezzo di trasporto. Una mongolfiera a energia solare capace di librarsi in cielo e percorrere lunghe distanze senza nemmeno bisogno di un motore.

Attesa come un importante evento Tomás Saraceno. Aria, curata da Arturo Galansino (Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi), sarà la più grande mostra mai dedicata in Italia all'artista di orgine argentina, presente la scorsa estate alla Biennale di Venezia con i progetti Spider\Web Pavilion 7 e Aero(s)cene. Thermodynamic Constellation (Costellazione Termodinamica), com’è consuetudine delle installazioni realizzate appositamente per il cortile del museo, ne sarà il cuore pulsante.

L’opera, composta da tre grandi sfere sospese, è un prototipo della mongolfiera aerosolare inventata da Saraceno. E’ costruita con lamine trasparenti e a specchio, non per meri fini estetici, ma per permettere ai palloni di volare sia con la luce che con il buio. Infatti, la parte a specchio di queste sculture funge da isolante durante il giorno riflettendo parzialmente le radiazioni solari e impedendo alle sacche d’aria di surriscaldarsi. Mentre la metà trasparente, assorbendo il calore che il pianeta ha accumulato nelle ore di luce, contribuisce a mantenere la temperatura all’interno dell’involucro (quindi la spinta aerostatica) durante la notte.

Se riprodotti in dimensioni maggiori, i palloni che compongono Thermodynamic Constellation, potrebberro librarsi tra i 20 e i 40 chilometri da terra e percorrere lunghe distanze senza bisogno di un motore.

Con quest’installazione, ispirata agli esperimenti condotti nei tardi anni ‘70 dal Centre National d’Études Spatiales (CNES) in Francia per il lancio di palloni a raggi infrarossi (Montgolfière InfraRouge, MIR), Saraceno, con in testa l’inquinamento e i cambiamenti climatici, immagina un’umanità nomade in modo poetico. Che si sposta nel cielo navigando le correnti d’aria come fossero fiumi ed esegue involontarie coreogafie con il fluttuare dei propri mezzi di trasporto, in totale libertà e congiunzione con il cosmo.

L’aria- scrive Saraceno- interfaccia tra noi e il Sole, è controllata da pochi e continua a essere compromessa: le emissioni di anidride carbonica la riempiono, la materia particolata fluttua all’interno dei nostri polmoni mentre le radiazioni elettromagnetiche avviluppano la Terra. Eppure un’epoca diversa è possibile, un’epoca di sensibilità interplanetaria attraverso l’attuazione di una nuova ecologia”.

Mentre Arturo Galasino, dice: “Con l’opera Thermodynamic Constellation nel Cortile di Palazzo Strozzi, Tomás Saraceno invita a riflettere in modo nuovo e immaginifico sulla capacità dell’uomo di andare oltre limiti e confini consolidati nel nome di una nuova sintonia con il Pianeta."

L’installazione Thermodynamic Constellation, creata per il cortile di Palazzo Strozzi a Firenze in occasione della mostra Tomás Saraceno. Aria (promossa e realizzata da Fondazione CR Firenze), si potrà visitare dal 22 febbraio al 19 luglio 2020

Thermodynamic Contellation.jpg

Palazzo Strozzi| Tomás Saraceno a Firenze realizzerà il suo più grande progetto italiano di sempre

Tomás Saraceno “Algo-r(h)i(y)thms,” Esther Schipper, Berlin, 2019. Courtesy the artist and Esther Schipper, Berlin. Photo © Andrea Rossetti

Tomás Saraceno “Algo-r(h)i(y)thms,” Esther Schipper, Berlin, 2019. Courtesy the artist and Esther Schipper, Berlin. Photo © Andrea Rossetti

Collezionista di ragnatele, ambientalista convinto, inventore di curiosi mezzi di trasporto azionati dal calore del sole e dalle radiazioni della superficie terrestre che in futuro dovrebbero permettere di volare a emissioni zero (progetto Aerocene), Tomás Saraceno è un artista visionario. Alla Biennale di Venezia ha messo i ragni a prevedere il futuro (Spider/Web Pavilion 7) e a Firenze realizzerà "Tomás Saraceno: Aria" il suo più grande progetto italiano di sempre.

L’idea è quella di trasformare Palazzo Strozzi in un “organismo vivente tra l’umano e il non umano

Ma per sapere precisamente come farà bisognerà aspettare fino al 20 febbraio quando la mostra verrà presentata alla stampa (la recensione aggiornata è qui). Di certo l’artista di origini argentine creerà un’installazione site specific che insieme alle opere della serie Spider/Web e a quelle del progetto Aeronene trasformeranno Palazzo Strozzi in un “nuovo spazio unitario”.

Una formula, se vogliamo, di maniera, con cui in genere si indica un’installazione di opere che ridefinisce vagamente gli spazi espositivi, ma nel caso di Saraceno c’è da aspettarsi qualcosa di più radicale. Tomás Saraceno, infatti, si laurea in architettura prima di dedicarsi all’arte e gli spazi in cui vivere sono un elemento ricorrente del suo lavoro. Abitare nel cielo, un po’ come fanno i ragni, è una fissazione con cui ha divertito e spaventato i visitatori della sua mostra all’Hangar Bicocca di Milano (in cui nel 2012 ha creato una struttura sospesa per far provare al pubblico la sensazione di andare a spasso per aria). In Air-Port-City / Cloud City project, poi, si è spinto a immaginare delle città volanti costituite da piattaforme abitabili, simili a cellule che migrano e si ricombinano liberamente come nuvole.

Tuttavia ultimamente la comunicazione occupa gran parte delle sue energie. Ovviamente quella con i ragni. E con il cosmo ma usando una ragnatela come telefono. I ragni, infatti, sono sordi e ciechi ma percepiscono le vibrazioni, in modo particolare quelle della loro ragnatela, e attraverso quest’ultima mandano dei segnali.

Tema al centro della mostra Algo-r (h) i (y) thms alla galleria Esther Schipper della sua città adottiva (Berlino), in cui con dei cavi ha costruito una grande ragnatela. Così i visitatori possono muoversi all’interno di questo groviglio di fili e toccarli emettendo dei suoni. Alcuni cavi, infatti, sono calibrati per far sentire agli umani una volta sfiorati, il segnale di corteggiamento del ragno keyserlingi dell'Argiope, altri si riferiscono al movimento delle nuvole in una galassia lontana..

Saraceno (insieme a Dominique Gonzalez-Foerster) è attualmente in mostra anche al Museo Nacional Thyssen-Bornemisza and Thyssen-Bornemisza Art Contemporary (TBA21) di Madrid. Dove ha presentato l’installazione How to Entangle the Universe in a Spiderweb? In cui ribadisce il concetto e spiega:

(...) Alcuni scienziati hanno osservato che ragnatele / trame complesse e tridimensionali assomigliano a simulazioni al computer della rete cosmica (...) Forse i ragni, le cui sensibilità vibratorie sono molto più sviluppate di quelle umane, possono già percepire la materia oscura, costruendo i loro labirinti complessi secondo la sua partitura invisibile.

Dal canto suo Palazzo Strozzi di Firenze, dove è ancora in corso la mostra Natalia Goncharova .Una donna e le avanguardie, tra Gauguin, Matisse e Picasso (fino al 12 gennaio) si prepara a una grande stagione espositiva. Dopo la mostra di Tomás Saraceno (dal 22 febbraio al 19 luglio 2020), infatti, andrà in scena Jeff Koons (da settembre 2020 a gennaio 2021)

Tomás Saraceno, On the disappearance of Clouds. Photo: artbooms

Tomás Saraceno, On the disappearance of Clouds. Photo: artbooms

Tomás Saraceno , Spider/Web Pavilion 7: Oracle Readings, Weaving Arachnomancy, Synanthropic Futures: At-ten(t)sion to invertebrate rights!, 2019 Mixed media 58. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, May You Live In Interesting …

Tomás Saraceno , Spider/Web Pavilion 7: Oracle Readings, Weaving Arachnomancy, Synanthropic Futures: At-ten(t)sion to invertebrate rights!, 2019 Mixed media 58. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, May You Live In Interesting Times Photo by: Francesco Galli Courtesy: La Biennale di Venezia

Tomás Saraceno , Spider/Web Pavilion 7: Oracle Readings, Weaving Arachnomancy, Synanthropic Futures: At-ten(t)sion to invertebrate rights!, 2019 Mixed media 58. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, May You Live In Interesting …

Tomás Saraceno , Spider/Web Pavilion 7: Oracle Readings, Weaving Arachnomancy, Synanthropic Futures: At-ten(t)sion to invertebrate rights!, 2019 Mixed media 58. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, May You Live In Interesting Times Photo by: Francesco Galli Courtesy: La Biennale di Venezia

Tomás Saraceno , Spider/Web Pavilion 7: Oracle Readings, Weaving Arachnomancy, Synanthropic Futures: At-ten(t)sion to invertebrate rights!, 2019 Mixed media 58. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, May You Live In Interesting …

Tomás Saraceno , Spider/Web Pavilion 7: Oracle Readings, Weaving Arachnomancy, Synanthropic Futures: At-ten(t)sion to invertebrate rights!, 2019 Mixed media 58. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, May You Live In Interesting Times Photo by: Francesco Galli Courtesy: La Biennale di Venezia

Tomás Saraceno , Spider/Web Pavilion 7: Oracle Readings, Weaving Arachnomancy, Synanthropic Futures: At-ten(t)sion to invertebrate rights!, 2019 Mixed media 58. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, May You Live In Interesting …

Tomás Saraceno , Spider/Web Pavilion 7: Oracle Readings, Weaving Arachnomancy, Synanthropic Futures: At-ten(t)sion to invertebrate rights!, 2019 Mixed media 58. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, May You Live In Interesting Times Photo by: Francesco Galli Courtesy: La Biennale di Venezia

Tra acqua alta e bagni di folla la Biennale di Venezia 2019 raggiunge i 600mila visitatori

La Biennale d’ Arte di Venezia 2019 si è conclusa domenica scorsa totalizzando poco meno di 600mila visitatori (593.616) spalmati sui circa sei mesi d’apertura. Rispetto all’edizione del 2017 c’è stato un leggero calo (erano 615.152) ma se la si confronta con gli anni precedenti si tratta sempre di un successo. Anche perchè il mal tempo che ha funestato la città lagunare nelle ultime settimane potrebbe aver frenato i ritardatari.

“I visitatori sono stati ancora una volta, nonostante le difficoltà delle recenti settimane, nell’ordine di 600.000- ha detto il presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta- di cui una presenza di giovani ancora in crescita. I visitatori sono diventati il partner principale della Biennale. Da essi viene un contributo decisivo per il mantenimento di condizioni di autonomia e libertà. In tali difficoltà abbiamo avvertito in misura ancor maggiore la responsabilità che ci viene dall’operare in e a favore di una città che ci ospita e ci abbellisce e alla quale vorremmo sempre rendere almeno parte di quanto ci dona.”

La Biennale di Venezia 2019, curata dallo statunitense Ralph Rugff, si intitolava May you Live in Interesting Times (Possa tu Vivere Tempi Interessanti) citando un’antica maledizione cinese di cui politici e autori occidentali si sono riempiti la bocca nel corso degli anni. Peccato che pare non sia mai esistita.

Si tratta di un finto cimelio culturale, l’ennesimo ’orientalismo’ fabbricato in Occidente-ha scritto Rugoff- Eppure, malgrado la condizione fittizia, ha avuto degli effetti retorici decisamente reali su importanti scambi politici. Questo tipo di artefatti incerti, sospetti e insieme ricchi di significato, suggerisce potenziali traiettorie esplorative che sembrano meritare un approfondimento (…) Allo stesso tempo, mi auguro che l’arte possa fornirci gli strumenti per ripensare le possibilità dei ‘tempi interessanti’ in cui stiamo vivendo, e trasformare così questa maledizione in una sfida da affrontare con entusiasmo.

Con queste premesse Rugoff ha costruito una mostra con una curvatura spettacolare, che rispetto ad altre edizioni accettava di trarre linfa anche dal Mercato, inserendo diversi artisti blue chip. Una Biennale ottimista, direi. Fluida, sia per com’era concepita, che per la scelta di far fare doppia apparizione agli artisti (ai Giardini e all’Arsenale).

Il numero di artisti coinvolti nella Biennale 2019, conseguentemente, è diminuito drasticamente rispetto a quella del 2017 (79 a 120). In compenso sono aumentate le partecipazioni nazionali (90 a 86). Anche il numero di nazioni rappresentate per la prima volta è cresciuto (nel 2017 erano 3, mentre quest’anno sono state 4; cioè: Ghana, Madagascar, Malesia e Pakistan). La percentuale di giovani che hanno visitato l’esposizione, invece, è rimasta alta, e invariata (anche se sono saliti in numero assoluto): il 31 %.

May you Live in Interesting Times ha anche avuto parecchi visitatori famosi. Tra loro: Brad Pitt, Julie Andrews, Tim Robbins, Atom Egoyan, Lucrecia Martel, Rodrigo Prieto, Shin’ya Tsukamoto, Emir Kusturica, Laurie Anderson, Chiara Ferragni, Fedez e Susanna Nicchiarelli.

Per molti artisti che hanno partecipato alla Biennale di Venezia 2019, tuttavia, non sarà un addio all’Italia fino a data da destinarsi ma un arrivederci a molto presto. E’ il caso di Tomas Saraceno che dal 22 febbraio 2020 sarà protagonista di una grande mostra a Palazzo Strozzi (Firenze).

Sun Yuan and Peng Yu, Can’t Help Myself, 2016, Mixed media. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Sun Yuan and Peng Yu, Can’t Help Myself, 2016, Mixed media. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Liu Wei, Microworld, 2018; Aluminium plates.Photo by: Italo Rondinella. Courtesy: La Biennale di Venezia

Liu Wei, Microworld, 2018; Aluminium plates.Photo by: Italo Rondinella. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of LITHUANIA, Sun & Sea (Marina). Photo by: Andrea Avezzù. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of LITHUANIA, Sun & Sea (Marina). Photo by: Andrea Avezzù. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of UNITED STATES OF AMERICA, Martin Puryear: Liberty / Libertà. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of UNITED STATES OF AMERICA, Martin Puryear: Liberty / Libertà. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Angelica Mesiti, ASSEMBLY, 2019 (production still) three-channel video installation in architectural amphitheater. HD video projections, color, six-channel mono sound, 25 mins, dimensions variable. © Photography: Bonnie Elliott. Commissioned by the …

Angelica Mesiti, ASSEMBLY, 2019 (production still) three-channel video installation in architectural amphitheater. HD video projections, color, six-channel mono sound, 25 mins, dimensions variable. © Photography: Bonnie Elliott. Commissioned by the Australia Council for the Arts. Courtesy of the artist and Anna Schwartz Gallery, Australia and Galerie Allen, Paris.

Shoplifter, Sapiens Chromo. image © ugo carmeni

Shoplifter, Sapiens Chromo. image © ugo carmeni

Pavilion of PHILIPPINES, Mark Justiniani, Island Weather. Photo by: Italo Rondinella. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of PHILIPPINES, Mark Justiniani, Island Weather. Photo by: Italo Rondinella. Courtesy: La Biennale di Venezia