E’ un po’ un percorso sottomarino, un po’ un sogno ad occhi aperti, la mostra personale di Giorgio Andreotta Calò, CITTADIMILANO, che inaugura domani all’Hangar Bicocca (fino al 21 Luglio 2019). Si tratta di un viaggio in cui le opere di oggi e di ieri dell’artista veneziano riconfigurano lo spazio dell’edificio in cui la Pirelli un tempo fabbricava locomotive. Riconfermando, se ce ne fosse stato ancora bisogno dopo la sua partecipazione alla scorse edizione della Biennale d’arte, il talento visionario e la sensibilità di Andreotta Calò.
All’Hangar Bicocca Giorgio Andreotta Calò parte dalla tragedia della nave posacavi Città di Milano che il 16 giugno 1919 si inabissò presso la secca di Capo Graziano a Filicudi per costruire un percorso nelle profondità acquee dell’immaginazione e della Storia. La vicenda, che dà il titolo alla mostra, ha qui tanta importanza perchè ai tempi ad occuparsi di queste operazioni era la Pirelli. E l’artista ha l’abitudine di modificare il suo lavoro in base al contesto in cui l’espone. Senza contare il fatto che l’acqua, insieme e più del fuoco, è un suo elemento ricorrente.
Ad aprire il percorso espositivo sono proprio le immagini di repertorio del relitto inabissato (che l’artista ha montato fino a renderle un “lavoro e un leit motiv”). Per sottolineare l’interesse di Andreotta Calò per la trasmissione di dati (che al giorno d’oggi significa internet e telecomunicazioni). c’è invece, la porzione di un cavo rimasto sott’acqua per circa 20 anni.
La bellezza e il fascino tattile dei materiali usati dall’uomo che il mare si prende per poi restituirli, ritorna nell’ installazione Produttivo (costituita da campioni di roccia e sedimenti prelevati dal sottosuolo della laguna di Venezia e dell’area mineraria del Sulcis Iglesiente, in Sardegna). Nella serie delle Clessidre (i pali usati dai gondolieri per legare le barche che la marea erode fino a spezzarli, e che l’artista riproduce in bronzo raddoppiandoli, come si specchiassero nell’acqua). E in quella delle Meduse ( in questo caso interviene sugli ormeggi di legno, che trasforma in medusa, organismo marino composto principalmente di acqua, da cui poi trae delle sculture in bronzo.). Ma anche nella serie Pinna Nobilis (sculture che rappresentano delle conchiglie endemiche delle coste del Mar Mediterraneo e in particolare dei luoghi attraversati dalla mostra). E DOGOD (qui invece usa degli elementi ossei provenienti dall’Isola di Sant’Antioco in Sardegna e li assembla dandogli la forma del muso di un cane).