Per Mario Merz (1925-2003) l’igloo era l’archetipo delle abitazioni ma anche il simbolo di tante cose . Il rapporto che lega esterno ad interno, ad esempio, oppure individualità e collettività ma anche spazio fisico a luogo concettuale, Tutto questo lo diceva costruendo quelle minuscole casette che a volte facevano pensare più a una tenda canadese che alle nobili (per quanto spartane) antenate degli spazi abitativi contemporanei. E da loro oggi, non escono gli eschimesi ma una parte della Storia del ‘900. Ci sono i materiali che cambiano e con essi l’industria che cresce finchè non smette e non cresce più, la tecnologia che si evolve, le idee che si rinnovano, le mode che repentine perturbano il modo di sentire.
Mario Merz era un milanese e adesso l’Hangar Bicocca (Milano) gli dedica un’importante mostra che si intitola Igloos e lo racconta attraverso le sue casette. Tante casette. L’esposizione, infatti, mette insieme un vero e proprio villaggio scultoreo composto da ben 30 igloo di Mario Merz, recuperati tra collezioni private e musei internazionali (come il Museo Reina Sofia di Madrid, la Tate Gallery di Londra e la Nationalgalerie di Berlino).
A cure Igloos è Vicente Todolì (che fa anche parte del comitato scientifico della Fondazione Merz di Torino). 'Come punto di partenza, la mostra Igloos'- ha detto Todolì- riprende la personale di Mario Merz curata da Harald Szeemann nel 1985 al Kunsthaus di Zurigo, dove tutti i tipi di igloo prodotti fino a quel momento venivano riuniti per essere ammirati '"come un villaggio, una città, una città irreale nella grande sala espositiva, " come afferma Szeemann. La nostra mostra alla Pirelli Hangar Bicocca sarà un'occasione irripetibile per rivivere quell'esperienza (ma estesa da 17 a più di 30 igloo) creata da uno dei più importanti artisti della generazione del dopoguerra ".