Gâteau Gato: il nuovo mini-film d’animazione di Alexandre Dubosc che fa venir voglia di leccarsi i baffi

Sembra una torta glassata a forma di micio. In realtà il dolce al centro del corto ‘Gâteau Gato’ dell’animatore francese Alexandre Dubosc (di cui ho già parlato qui) non si può mangiare e neppure coccolare, perché è fatto interamente di plastilina. Anche se fa venir l’acquolina in bocca. Come tutte le creazioni di Dubosc del resto.

Alexandre Dubosc ha un passato nel mondo della pubblicità. Ma dei software d’animazione e grafica non ne vuole più sapere da tempo. E crea i suoi stupefacenti cortometraggi  in modo del tutto artigianale: con plastilina, forbici, colla e una macchina fotografica. In stop motion, insomma costruendo e scattando, fotogramma dopo fotogramma. Di effetti speciali non se ne parla neppure: basta mettere le sue torte su un giradischi. 

"Non ci sono effetti speciali- ha detto Dubosc in un’intervista al magazine Weekend- è un fenomeno puramente ottico che risale al prassinoscopio, uno degli antenati del cinematografo".

Per finanziare per le sue golose e ironiche produzioni si affida ai suoi fan e al crowdfunding ma dice di non aver tanto bisogno di soldi quanto di tempo per portare a termine dei dolci animati che sono vere e proprie sculture.

Gâteau Gato’, miagola, si lecca i baffi di fronte ai biscotti con le lische di pesce e ai topolini. Ovviamente fa le fusa, ma non si dimentica di citare i cartoni animati in bianco e nero. In tutto dura solo un minuto e 28.

Per vedere altri deliziosi corti di Alexandre Dubosc si può dare un’occhiata al suo sito, seguirlo sul suo canale Youtube o su quello Vimeo (anche in hd ma ‘Gâteau Gato’ mentre scrivo non è ancora stato caricato).

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Le psichedeliche installazioni di Pip&Pop fatte di zucchero colorato, caramelle e dolcetti vari

tutte le immagini di bryan 'birdman' mier

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L’artista australiana Tanya Schultz si fa chiamare Pip&Pop  e da anni ormai crea delle grandi installazioni, coloratissime e opulente. Le opere, per quanto possa sembrare strano, sono fatte quasi per intero di zucchero colorato e caramelle.

Pip&Pop  poi aggiunge glitter, fiori di plastica e vari oggetti trovati per completare questi mondi paralleli ispirati alla mitologia, alle fiabe e al cinema. Si tratta di installazioni estese, spesso gigantesche, ovviamente effimere, che il più delle volte la Schultz realizza da sola. Anche se non disdegna la collaborazione di altri artisti per specifici progetti.

I suoi meticolosamente costruiti e altamente dettagliati lavori-dice il sito internet dell’artista- abbracciano le nozioni di abbondanza, sogni utopici e piaceri momentanei. Lei è affascinata dall’idea di paradiso (…).”
A questo proposito in un’intervista rilasciata alla rivista Hotandgoldmag Pip&Pop spiega: "Amo molto le storie sul paradiso e mondi immaginari, e specialmente le storie che parlano di terre fatte interamente di cibo. E’ un tipo di fantasia che si incontra in diverse culture nella Storia. C’è il mitologico Paese della Cuccagna francese, un luogo dove lo zucchero piove dal cielo e le strade sono lastricate di dolci o la montagna di caramelle di Big Rock, un’idea di paradiso vagabondo, o la fabbrica di cioccolato di Willy Wonka. Io sono affascinata dall’idea di un paradiso dove puoi avere ogni cosa potresti desiderare e oltre. Amo anche le storie dei posti che visito. Se sto creando un’installazione in un altro paese leggo sempre le leggende folcloristiche e le storie per bambini di quel luogo”.

Fino al 17 febbraio Pip&Pop sarà impegnata nel suo debutto statunitense. La mostra si intitola ‘Here comes sunshine” (Helford Gallery) in omaggio alla città di Los Angeles che la ospita. E' ispirata al Paese della Cuccagna. Per questa occasione l’artista ha inventato 26 coloratissimi personaggi. Li ha chiamati ‘Gang dell’Arcobaleno’: “La Gang dell’Arcobaleno sono le creature che potrebbero abitare il mondo psichedelico che ho creato per questa mostra”. Inutile dire che tutti i personaggi sono sculture fatte di zucchero e dolcetti vari. (via Designboom)

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Biennale di Venezia 2017| Tra apocalisse e poesia il Padiglione Israele di Gal Weinstein fatto con muffa, caffè e paglietta metallica

gal weistein, "sun stand still". padiglione di israele, biennale di venezia 2017, photo © artbooms

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Il Padiglione Israele della Biennale di Venezia ospita una grande installazione dell’artista Gal Weinsten. L’opera, intitolata “Sun stand still” è una riflessione sugli effetti dello scorrere del tempo e sul deteriorarsi della memoria collettiva. Ma a lasciare a bocca aperta è la bellezza fantasiosa e la meticolosa precisione, ottenute da Gal Weinsten con materiali di uso comune. A volte addirittura improbabili, come muffa, fondi di caffè, acqua zuccherata, paglietta metallica e fibra acrilica.

gal weistein, "sun stand still". padiglione di israele, biennale di venezia 2017, photo © artbooms

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“Sun stand still” è un’installazione site-specific (cioè concepita proprio per il Padiglione di Israele) che si sviluppa tra i 3 livelli dell’edificio primonovecentesco e il cortile. Composta da 6 opere distinte che insieme creano una narrazione; una sorta di scenario post-apocalittico.
Si comincia con un lavoro in marmo sul pavimento del cortile. Appena entrati ci si trova davanti a un monumentale disegno sui toni dell’ocra, realizzato con paglietta metallica e feltro. Il pavimento è ricoperto di muffe che sembrano un motivo ornamentale tono su tono. Anche i muri sono segnati, come se fossero stati esposti alle intemperie per molto tempo.
Al piano superiore c’è una grande scultura che sembra una nuvola annerita, illuminata qua e là da macchie dorate. Le forme sono leggere ma anche piene, come si trattasse dell’effetto di un’esplosione. E infatti da un lato emerge la bocca di un’arma o qualcosa di simile e ugualmente minaccioso. Il tutto è fatto in fibra acrilica (come quella che si usa per le maglie).
Mentre al piano intermedio sono stati rappresentati degli appezzamenti agricoli visti dall’alto. Accostati come tessere di un puzzle, sono divisi soltanto da delle linee dorate e hanno un aria preziosa, piacevole a vedersi (ricordano vagamente delle ceramiche orientali unite con la tecnica del kintsugi). Poi si scopre che sono muffe di acqua zuccherata e fondi di caffè. Perché Gal Weinsten usa materiali semplici e, se appena può, naturali.
Un video completa l’installazione.

gal weistein, "sun stand still". padiglione di israele, biennale di venezia 2017, photo © artbooms

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Il Padiglione di Israele di Gal Weinsten (curato da Tami Katz-Freiman) si potrà visitare ai Giardini per tutta la durata della Biennale di Venezia (“57. Esposizione internazionale d’arte”, fino al 26 novembre). Mentre per vedere altre opere del fantasioso artista di Tel Aviv basta consultare il suo sito internet.

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gal weistein, "sun stand still". padiglione di israele, biennale di venezia 2017, photo © artbooms

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