Biennale di Venezia| "Repeat After Me" il sorprendente Padiglione Polonia di Open Group

Repeat after Me II, installation view, Polish Pavilion, Biennale Arte 2024, photo by Jacopo Salvi / Zacheta archive

Il Padiglione Polacco con la mostra “Repeat After Me II” del collettivo ucraino Open Group è una delle sorprese della Biennale d’Arte di Venezia 2024. Un progetto fresco e coinvolgente a cui il pubblico è chiamato a contribuire ma che funziona anche se le persone non fossero dell’umore per farlo. Open Group, infatti, ha scelto di parlare di guerra, di armi letali e dei loro effetti sui sopravvissuti attraverso il… karaoke.

Fondato nel 2012 a Leopoli da sei membri, il collettivo Open Group, oggi ne conta tre soltanto (Pavlo Kovach, Yuriy Biley e Anton Varga) tutti nati verso a fine degli anni ’80 (rispettivamente nel: ’87, ’88 e ’89) e interessati a spingere le persone a partecipare attraverso opere simili a “situazioni aperte”. Anche “Repeat After Me II”, nasce da questo presupposto, visto che è a tutti gli effetti costruita come un karaoke. Composto da due video, delle sedute e dei microfoni, è un padiglione semplice, dove l’oscurità ricorda una sala cinematografica, mentre la luce rossa che illumina gli amplificatori richiama alla mente i locali notturni dell’Europa centrale (da noi no, ma in Germania, ad esempio, le discoteche e i pub ne fanno largo uso).

I video (sostanzialmente identici, non fosse per il mutare dei volti ripresi) sono stati creati nel 2022 e nel 2024 e hanno per protagonisti dei veri rifugiati ucraini. Il primo è stato girato in un campo di reinserimento (situato nei pressi di Leopoli) nel Paese dell’Est Europa, mentre il secondo in Occidente (Stati Uniti e Europa occidentale).

La giustapposizione di queste opere del 2022 e del 2024 - hanno scritto gli organizzatori- mostra la drastica continuità della memoria, così come i cambiamenti nella tecnologia bellica”.

Il girato, infatti, parte dal nome di un’arma o comunque di un elemento sonoro cha caratterizza la guerra (ad esempio, l’allarme anti-aereo), riprodotto insieme a una stringata descrizione in bianco su schermo nero. Poi compare uno dei rifugiati (in primo piano frontale) che cerca di imitarne con la voce il rumore e, infine, invita il pubblico a ripeterlo insieme a lui.

Dopo i testimoni il pubblico può ripetere i suoni delle armi, imparando così la lingua delle loro esperienze, o tornando nello spazio sicuro progettato per assomigliare a un bar karaoke. Eppure questo non è un bar qualunque è un sito di istruzioni karaoke per un futuro militare che minaccia tutti noi”.

Tuttavia, dato che i suoni della guerra contemporanea non hanno niente a che vedere con la voce umana, i rifugiati emettono dei buffi vocalizzi, con espressione per lo più rilassata (come se stessero spiegando con partecipazione e leggerezza qualcosa a un bambino). Il risultato è un apparente misto di quotidianità e umorismo, capace di strappare un sorriso o persino una risata al pubblico. Finchè quest’ultimo non si accorge di essere diventato parte di una realtà capovolta che è quella dei conflitti armati.

Poche settimane prima dell’invasione russa dell’Ucraina, il Centro per le comunicazioni strategiche e le informazioni sulla sicurezza del Ministero della Cultura e della Politica dell’Informazione iniziò a distribuire opuscoli intitolati ‘In Caso di Emergenza o Guerra’, che spiegavano come comportarsi in una zona di guerra. Le istruzioni variavano a seconda che l'attacco in questione fosse un fuoco di fucile automatico, un bombardamento di artiglieria, un lanciarazzi o un raid aereo. La capacità di raccontare questi diversi scenari può salvarti la vita”.

Repeat after me” il Padiglione Polonia del collettivo ucraino Open Group, curato dal critico polacco Marta Czyÿ, si potrà visitare per tutta la durata della 60esima Esposizione Internazionale d’Arte (“Stranieri Ovunque- Foreigners Everywere”, fino al 24 novembre 2024) ai Giardini della Biennale di Venezia.

Open Group — Yuriy Biley, Pavlo Kovach, Anton Varga, Repeat after Me, 2022, video, © Open Group

Repeat after Me II, installation view, Polish Pavilion, Biennale Arte 2024, photo by Jacopo Salvi / Zacheta archive

Open Group — Yuriy Biley, Pavlo Kovach, Anton Varga, Repeat after Me, 2024, video, © Open Group

Repeat after Me II, installation view, Polish Pavilion, Biennale Arte 2024, photo by Jacopo Salvi / Zacheta archive

Repeat after Me II, installation view, Polish Pavilion, Biennale Arte 2024, photo by Jacopo Salvi / Zacheta archive

Open Group — Yuriy Biley, Pavlo Kovach, Anton Varga, Repeat after Me, 2022, video, © Open Group

Marta Czyż and Оpen Group — Yuriy Biley, Pavlo Kovach, Anton Varga, 2024, photo by Piotr Czyż/Zacheta archive

Biennale di Venezia 2019| Con 'Flight' Roman Stańczak porta un aereo rivoltato come un calzino nel Padiglione Polonia

Pavilion of POLAND, Flight. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of POLAND, Flight. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Durante la Biennale d’Arte di Venezia 2019 il Padiglione Polonia si trasforma in un hangar. Ospita infatti un vero aereoplano, anche se… al contrario. La scultura, realizzata dall’artista Roman Stańczak, si intitola ‘Flight’ (‘Il Volo’) e parla di metamorfosi, vita, morte e diseguaglianze. Non necessariamente in quest’ordine.

Roman Stańczak esordisce negli anni’90 intervenendo su oggetti d’uso quotidiano, per portare l’interno di questi ultimi all’esterno e viceversa, dopo averli privati del rivestimento. Rivoltandoli, insomma, come si potrebbe fare con le calze. In questo modo l’artista faceva riferimento alle trasformazioni sociali del suo Paese ma toccava anche una dimensione spirituale: gli oggetti, e con essi le esperienze di cui sono muti testimoni, mutano per prepararsi a morire. Stańczak, infatti, una volta ha dichiarato: "Le mie sculture parlano della vita, ma non quella che si svolge tra gli oggetti, ma tra gli spiriti"

‘Flight’ non si discosta dalle opere realizzate in quel periodo dell’artista (che dopo si ritirò dalla scena a lungo). Non a caso l’idea di rivoltare un aereo a Stańczak venne proprio negli anni ‘90. Ma il progetto era troppo ambizioso ed è rimasto in un cassetto fino ad oggi. (per vedere Roman Stańczak al lavoro su questa grande e spettacolare scultura ho inserito un video in coda a questo post). Ogni parte del velivolo è stata mantenuta. Gli spettatori possono guardare anche all’interno (che in realtà è l’esterno) dell’opera. I sedili sono stati posizionati sotto, per esigenze compositive. Le ali, invece, sono state arrotolate dentro l’aeromobile.

Surreale e concreta ad un stesso tempo, ‘Flight’, ritrae il mezzo di trasporto comunemente usato dell’1% di popolazione ricca del pianeta. Ma l’aereo è al contrario. La scultura, quindi, è in primo luogo un monumento ai paradossi della modernità e una critica alle diseguaglianze.

Il Padiglione Polonia si trova ai Giardini. La mostra, curata da Łukasz Mojsak e Łukasz Ronduda, è stata organizzata dalla Zachęta — Galeria Nazionale d’ Arte. ‘Flight’ di Roman Stańczak si potrà ammirare per tutta la durata della 58. Esposizione Internazionale d'Arte — La Biennale di Venezia

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.