Ai Weiwei porta a Chateau la Coste centinaia di figure costruite come fossero aquiloni tradizionali cinesi

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E’ uno spazio onirico quello creato dall’artista cinese Ai Weiwei con le opere di “Mountains and seas” nella galleria del castello francese Chateau la Coste.

Accanto al percorso “Ruyi Pathsempre firmato Ai Weiwei (a forma di scettro ruyi, appunto) in pietre che un tempo lastricavano il porto di Marsiglia.
C’è una grande figura che incombe dal soffitto e sembra addormentata e strani personaggi che emergono dai muri per dissolversi immediatamente dopo. C’è l’antica mitologia cinese e ci sono i granchi.

Il tutto creato in carta di riso e bambù. Come gli aquiloni.

E’ un Ai Weiwei dallo sguardo più intimo e poetico quello che ritroviamo nella mostra “Mountains and Seas” (fino al 17 giugno 2017 a Chateau la Coste, nei pressi di Aix en Provence). Lontano dallo spirito polemico delle istallazioni sui migranti o di quelle che lo vedranno protagonista in autunno a New York con il progetto “Good fences makes good neighbors”.

La politica (intesa come autorità ed abuso di potere) appare solo nel momento in cui si congiunge con la storia personale dell’artista. Lontana dai proclami più o meno vuoti, si dissolve nelle suggestioni della mitologia cinese e nei ricordi di Ai Weiwei.

Il titolo dell’installazione, “Mountains and seas”, fa riferimento all’antico “Shan Hai Jing” o “Libro dei monti e dei mari che da 2mila anni accompagna i cinesi con le suoi miti e le sue fiabe.

D’altra parte, in passato l’artista aveva detto: ‘La mitologia simboleggia un mondo parallelo al nostro, che è la nostra immaginazione, i nostri sogni, le nostre paure, la nostra storia. E 'come uno specchio che riflette la nostra società e la nostra personalità e ci aiuta a comprendere il nostro mondo’.

L’installazione è composta di sculture vere e proprie, opere semi-tridimensionali che rasentano il bassorilievo e disegni. Le sculture, per la maggior parte di piccole e medie dimensioni, sono state create con la tecnica che da centinaia d’anni in Cina si usa per fare gli aquiloni. Alcune sono disposte in modo da far pesare ad un’altra arte applicata tradizionale in estremo oriente: il teatro delle ombre. (via Designboom)

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Jeff Koons riproduce la copia della Monna Lisa sulle borsette di Louis Vuitton

Si tratta di un gioco di specchi tra vero e falso, ironia e serietà, arte e vita. Sembra una noia? Macchè è “Masters”, la nuova collezione di borse create da Jeff Koons per Luis Vuitton, fresca di presentazione nella cornice del Louvre.

E bellissima, of course. Per celebrare un po’ le opere degli antichi maestri e un po’ Jeff Koons.  

C’è Leonardo con la Gioconda, ma anche Rubens con “La caccia alla tigre”, Van Gogh con il “Campo di grano con cipressi”, Fragoard con “La Gimblette” e Tiziano con “Marte Venere e Cupido”. Tutti capolavori iconici, rigorosamente riprodotti su un emblema popolare (si fa per dire) dello stile, come la borsa Luis Vuitton. Ma l’artista americano non si è limitato a scegliere di stampare le opere degli antichi maestri sugli accessori: le ha prima copiate lui steso. Si tratta, insomma, di riproduzioni delle copie dei capolavori firmate Jeff Koons.

“Masters” diventa così una continuazione della serie “Gazing Ball” di Koons, in cui l’artista ricalca le opere del passato inserendo al centro della composizione ad olio una sfera riflettente blu. Nelle tele che fanno parte di “Gazing Ball”, insomma, chi guarda si può specchiare.

Allo stesso modo nella collezione di borse creata per Vuitton, l’artista ha inserito il nome del pittore del passato, le sue iniziali e quelle della ditta in metallo dorato. Riflettente a sua volta,

La fashion house francese ha dichiarato: "Ripresentando questi celebrati pezzi sulle borse di Louis Vuitton, Koons una volta ancora, invita gli osservatori a considerare questi lavori nuovamente, aprendo il museo al mondo e incoraggiandoci a sperimentare gli antichi maestri in un modo nuovo."

All’interno di ogni borsetta sono stampate la biografia dell’artista del passato cui è ispirata e quella di Koons. La targhetta a forma coniglietto stilizzato evoca “Rabbit”, opera-simbolo e soggetto ricorrente dell’americano.

Non è la prima volta che la Luis Vuitton collabora con un artista per creare una collezione-accessori, già ci sono passati Cindy Sherman,  James Turrel e Olafur Eliasson. Anche se la sinergia più nota resta quella tra il marchio francese e Yayoi Kusama. (via Dezeen, Wallpaper)

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