Ai Weiwei ha riempito la galleria “Deitch Projects” di New York con centinaia di scarpe e vestiti raccolti in un campo profughi. La mostra mostra si intitola “Laudromat” (lavanderia) e costituisce il terzo capitolo (dopo l’installazione a Berlino, di cui abbiamo parlato qui, e quella a Firenze) della ricerca dell’artista sulle condizioni dei rifugiati e sul cambiamento epocale determinato dalle migrazioni.
A maggio di quest’anno Ai Weiwei si trovava nel campo profughi di Idomeni (un piccolo villaggio greco ai confini con la Macedonia che in primavera ospitava 15 mila persone) per vedere con i suoi occhi gli sbarchi e le condizioni di vita dei rifugiati. Mentre i tg ci trasmettevano gli scambi di battute tra l’artista cinese e i giornalisti, Ai WeiWeiaccumulava il materiale che compone quest’importante mostra: fotografie, affermazioni dei media stessi. Ma soprattutto gli abiti le scarpe e le coperte abbandonati dai profughi quando il campo è stato chiuso.
Ai Weiwei ha raccolto, lavato e catalogato accuratamente questa enorme massa di effetti personali.
“Quando abbiamo cominciato il nostro lavoro ad Idomeni, abbiamo notato subito che le persone cercavano di cambiare i loro vestiti - spiega Ai Weiwei- Erano gli abiti che indossavano dalla Siria, si erano bagnati e sporcati durante il difficile viaggio attraverso l'oceano, sulle montagne e nei boschi. Non hanno avuto la possibilità di lavare i loro vestiti fino a quando non sono stati costretti a fermarsi ad Idomeni“.
“Una volta che i rifugiati sono stati costretti ad evacuare i diversi campi di Idomeni- continua- hanno lasciato molti di questi beni alle loro spalle. Allora è arrivato un camion a caricare questi oggetti per portarli alla discarica. Ho deciso di vedere se potevamo comprarli o raccoglierli in modo che non venissero distrutti”.
A questo punto Ai Weiwei ha portato tutti gli effetti personali recuperati (per lo più abiti) al suo studio di Berlino: “migliaia di coperte, vestiti e scarpe, tutti incredibilmente sporchi” .“Abbiamo accuratamente lavato tutto, pezzo per pezzo -conclude l’artista- ciascun capo di abbigliamento è stato lavato, asciugato, stirato e poi registrato. Il nostro lavoro è stato lo stesso si quello di una lavanderia”.
Questi abiti, coperte e scarpe costituiscono il cuore della mostra ed invadono gli ampi locali dello spazio espositivo di Soho. Disposti in modo metodico ed ordinato ma privo di ogni vezzo estetico (come in una lavanderia appunto). Mentre le migliaia di estratti stampa ricoprono il pavimento e le fotografie scattate da Ai Weiwei a Idomeni le pareti. La mostra si concluderà il 23 dicembre. (via Designboom)