Le opere di Ai Weiwei sono talmente tante che il Public Art Fund ha dovuto prevedere anche una mappa interattiva per aiutare il visitatore di ‘Good fences make good neighbors’ a trovarle tutte. Ci sono grandi installazioni ma anche lavori bidimensionali che hanno semplicemente sostituito le pubblicità. Per un totale di oltre 300 opere disseminate per cinque distretti di New York.
Come dice il titolo della mostra rappresentano tutte, in un modo o nell’altro, delle recinzioni.
Inaugura oggi a New York l’attesissima esposizione dell’artista cinese Ai Weiwei, ‘Good fences make good neighbors’ (una citazione del poeta Robert Frost che significa ‘Buoni confini fanno buoni vicini’ o meglio ’buoni recinti fanno buoni vicini’). Il progetto, realizzato per celebrare il 40esimo compleanno dell’organizzazione senza scopo di lucro ‘Public Art Fund’, e che di fatto trasforma la città in un museo diffuso è il “culmine” della riflessione di Ai Weiwei sulla crisi migratoria e sull’arbitrarietà dei confini territoriali. Si tratta probabilmente della più estesa mostra d’arte pubblica mai dedicata ad un solo artista.
E di sicuro è il più complesso progetto mai portato a termine dal Public Art Fund e da Weiwei stesso.
I pezzi più importanti sono in realtà pochi. Si tratta di: Gilded Cage (Central Park. Manhattan), Arch (Washington Square Park, Manhattan), Circle Fence (Unisphere, Flushing Meadows Corona Park, nel Queens). A questi lavori si affiancano una serie di installazioni “ in e tra” edifici privati; una serie di opere al mercato di Essex Street; degli interventi scultorei (a dire il vero piuttosto minimali) in 10 fermate dei bus. Accanto a questo corpo di sculture ci sono 200 banner appesi ai lampioni della città e oltre 100 immagini di migranti fotografati da Ai Weiwei durante il giro dei campi profughi nel corso dei quali ha girato il film “Human Flow” (presentato quest’anno al Festival del Cinema di Venezia) e che aprirà a New York e Washington il 13 ottobre.
La gabbia dorata (Gilded Cage) è stata collocata a Central Park poco lontano dalla Trump Tower. Ai Weiwei ha così commentato alla trasmissione ’Democracy Now’ la scelta di questa installazione site-specific: “So che il nostro presidente ama l’oro, così questo è per il suo apprezzamento.” In realtà ai Weiwei ha un grande studio a Berlino, ma nessuna base negli Stati Uniti e a logica dovrebbe essere più interessato alle vicende tedesche. D'altra parte ‘Good fences make good neighbors’ nasce anche per attrarre l’interesse dei media (come quasi tutto quello che fa Ai Weiwei del resto). Inoltre l'artista, cerca sempre di esprimere un senso di appartenenza verso tutti i luoghi che ospitano le sue mostre per stabilire un'empatia immediata con il pubblico. Ma nel caso degli Stati Uniti in cui ha vissuto per un breve periodo in gioventù e in cui, secondo una dichiarazione rilasciata al New York Times, starebbe valutando la possibilità di prendere un altro studio, non si può escludere che il sentimento sia sincero.