Un divertente video d'animazione 3d spiega come imparare a fare il sushi a regola d'arte e rovinarsi la vita in 2 minuti

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Il regista e designer inglese Jonathan Lindgren ha creato il divertente video d’animazione 3d “How to make sushi” (in giapponese 寿司の作り方) che è allo stesso tempo un tutorial di cucina e una storia. Da una parte, infatti, spiega step by step come fare il sushi e dall’altra racconta di uno chef che consacra la sua vita alla professione e vive con ordine e rigore esemplari per raggiungere i risultati che si è prefissato, ma si dimentica delle persone a cui vole bene. Il tutto in soli 2 minuti.

Jonathan Lindgren vive a Londra e per creare qusto cortometraggio spiega di essersi ispirato allo stile di Wes Anderson ne L’Isola dei Cani ma anche ai manga e alle anime giapponesi di cui è appassionato.

Ispirato all'animazione giapponese- ha detto- questo film si è trasformato in un'emulazione di molti anni di lettura dei manga e di visione delle anime. Anche vedere l'incredibile artigianato e il design grafico di Isle of Dogs mi ha sicuramente influenzato Poi ho mischiato tutto con il mio stile di animazione e ha finalmente preso questa forma.”

Per realizzare questo corto Jonathan Lindgren ha collaborato con The Soundery (che ha creato la colonna sonora) e con l’attore Yoshi Amao (che dà la voce all’inflessibile chef).

Altri video d’animazione 3d di Jonathan Lindgren (fin troppo brevi)si trovano sulla sua pagina Vimeo. Il designer ha anche un account Behance e Instagram. (via Uncrate)

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Come coltivare zucche a forma di vasi o bicchieri e vivere eco-felici e contenti

Tutte le immagini © CRÈME

Tutte le immagini © CRÈME

L’ idea è venuta al designer Jun Aizaki e, già selezionata tra i finalisti di due importanti concorsi, ha avuro un discreto successo. Perchè invece della plastica non usare le zucche? Magari coltivandole in stampi che durante la crescita le modellino fino a fargli assumere la forma di bicchieri, tazze o persino vasi. Detto Fatto è nato Gourd Project (Progetto Zucca) che si avvia a portare una rivoluzione verde nel mondo dei contenitori di bevande da asporto. O forse no.

Originario del Giappone, Jun Aizaki vive a New York, dove ha fondato l’agenzia di architettura e design CRÈME. Ma non ha mai dimenticato l’invenzione brevettata dal designer Tomoyuki Ono nel 1978: le angurie cubiche (per vederle c’è un video in fondo a questo post).

In Giappone- spiega il sito di Gourds Project- le angurie vengono coltivate in piccole scatole in modo che diventino quadrate. Sembra strano e originale, ma le rende facili da impilare e trasportare. L'idea è quella di dare alla natura un po di spinta per trasformarla in forme più funzionali.

Effettivamente le angurie cubiche mantengono tutt’ora una loro fetta di mercato nella terra del sol levante ma si dice che abbiano un cattivo sapore e soprattutto sono carissime (tra i 100 e i 200 dollari circa!). Questo perchè la coltivazione è laboriosa e i raccolti spesso scarsi. Un rischio che corrono anche le zucche di Aizaki ma che il designer conta di minimizzare sperimentando la coltivazione in ambiente controllato (indoor ovviamente).

Jun Aizaki dice "di aver esplorato l'arte secolare di essiccare le piante per creare contenitori, al fine di trovare un modo per ridurre la plastica e contribuire al ciclo naturale attraverso la progettazione". La scelta della zucca come vegetale adatto allo scopo è nata di conseguenza.

La zucca infatti ha una scorza solida, leggera e fibrosa, ma soprattutto nel corso dei secoli è stata spesso utilizzata come contenitore. E’ ovviamente del tutto biodegradabile e secondo Aizaki una volta trasformata in bicchiere garantisce dai 3 ai 6 utilizzi per poi essere gettata nei rifiuti.

Attualmente le zucche-stoviglie sono coltivate in una fattoria della Pensylvania. Crescono in 6 settimane e le piante garantiscono 6 raccolti all’anno. Insomma un po’ poco per sostituire la plastica che, nonostante le ben note controindicazioni, durante la pandemia ha ricordare i suoi molteplici pregi. Tanto che alcuni locali pubblici per tutelare la salute dei loro clienti, in questo periodo hanno deciso non usare piatti e bicchieri riutilizzabili.

Per seguire l’evolversi del Gourd Project e degli altri progetti di Jun Aizaki, basterà dare un’occhiata di quando in quando alla pagina Instagram di Cremè Design. (via Colossal)

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La designer Pao Hui Kao che crea mobili con carta da lucido, acqua e colla di riso

All photos © Pao Hui Kao

All photos © Pao Hui Kao

La designer Pao Hui Kao crea delle affascinanti strutture bianche simili ad alveari. A seconda della complessità le tramuta in piccoli mobili, sgabelli, lampade, scaffalature. Sono tutte fatte di carta da lucido, acqua e colla di riso.

Originaria di Taipei, Pao Hui Kao abita a Eindhoven nei Paesi Bassi, ma parte della sua ricerca l’ha dedicata a elementi tradizionali della cultura giapponese. Con in testa la sostenibilità ambientale del design, sul suo sito dice di essere “interessata a diversi settori” tanto da poter essere definita anche “artista e ricercatrice”.

La sua linea di mobili artiginali in carta nasce quando si accorge di essere allergica ad alcuni pigmenti e composti usati per il rivestimento dei mobili. Così decide di creare delle strutture semplici e naturali caratterizzate dal piacevole ripetersi delle imperfezioni nella tessitura della carta. Che Hui Kao definisce anche solide.

A trasformare un materiale fragile ed etereo in qualcosa di flessibile e forte sarebbe l’abitudine di bagnare ogni foglio prima di metterlo sullo stampo: “L'acqua di solito non è la benvenuta nel mondo della carta- ha detto- Mi sono reso conto, tuttavia, che quando l'acqua viene assorbita dalla carta, porta energia alla sua struttura interna ".

Sia come sia Hui Kao con carta da lucido acqua e colla di riso riesce a creare un vasto numero di mobili. Solo gli sgabelli hanno bosogno della resina per fare il loro compito.

Pao Hui Kao condivide i suoi progetti sull’ account instagram. (via Colossal)

"C'è una nuvola!" carta e colla di riso, 550 x 550 x 45 centimetri

"C'è una nuvola!" carta e colla di riso, 550 x 550 x 45 centimetri

"Non penso che sia un loto!" carta, colla di riso e resina, 60 x 50 x 55 centimetri

"Non penso che sia un loto!" carta, colla di riso e resina, 60 x 50 x 55 centimetri

“Facciammo le rughe!” carta e colla di riso, 400 x 200 x 45 centimetri

“Facciammo le rughe!” carta e colla di riso, 400 x 200 x 45 centimetri

"Forza dalla carta", carta e colla di riso, 45 x 40 x 45 e 55 x 50 x 65 centimetri

"Forza dalla carta", carta e colla di riso, 45 x 40 x 45 e 55 x 50 x 65 centimetri