Le composizioni dell’artista statunitense Karen Margolis ricordano gruppi di cellule viste al microscopio, distese di minuscole muffe colorate, coralli. Di fatto sono opere astratte, ma la Margolis, con una solida formazione scientifica (è laureata in psicologia), mixa queste suggestioni di un universo piccolo-piccolo con quelle di un cosmo lontano e punteggiato di stelle.
La cosa più interessante tuttavia resta la tecnica paziente e minuziosa che Karen Margolis usa per raggiungere il risultato. L’artista, infatti, prima riduce la carta a un trine, ricoprendola di buchi circolari, bruciature, poi dipinge motivi minuscoli e ripetuti. A volte mette dei particolari a collage. E collega vuoti e pieni ricamando.
Spesso usa fogli di carta di Abaca (che è un tipo di banano).
Nella serie ‘Integration’ si è persino inventata una scala cromatica delle emozioni, dove a ogni colore corrisponde uno stato d’animo. E in questo senso le sue opere possono essere lette come autoritratti psicologici.
I cerchi poi, che nelle sue opere si ripetono incessanti, sono un simbolo di perfezione che la Margolis collega alla fascinazione che prova per la filosofia buddista.
"Cerco il tessuto connettivo che metta in relazione l'universo e il mondo microscopico- dice- l'ho trovato nel cerchio, perché collega tutto, essendo il componente più basilare dell'universo. Il cerchio si ripete in natura così come nei simboli religiosi rappresenta l'infinito, la perfezione e la totalità ".