Alex Chinneck ha multi-zippato un edificio quattrocentesco di Milano in occasione della Design Week

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Con il consueto mix di ironia e fiabesca reinvenzione del quotidiano, lo scultore britannico Alex Chinneck, per la prima volta in Italia, ha modificato un antico edificio in occasione del Milan Design Week. Lo stabile è stato munito di zip, sia sulla facciata che all’interno. Rendendolo più simile a un enorme capo d’abbigliamento o una grandissima borsa che a una struttura architettonica.

Alex Chinneck, celebre per le sue sculture che riuniscono arte, scenografia teatrale e architettura, ha la capacità di stupire l’osservatore, farlo sorridere, e indurlo a guardare in modo diverso all’ambiente urbano. E se questo è particolarmente vero nel caso delle opere d’arte pubblica (qualche mese fa ho parlato di ‘Open to the Public’), le sue mostre non mancano mai di stimolare la curiosità e la fantasia ( ne è un esempio l’installazione ‘Birth, death, and a midlife crisis’).

L’intervento realizzato a Milano (Spazio Quattrocento, in via Tortona 31) concentra lo stupore del visitatore sulla facciata dell’edificio che sembra sul punto di cambiare pelle. Mentre all’interno le zip di Chinneck suggeriscono possibilità architettoniche e metaforiche vie di fuga in maniera più intima.

La luce artificiale che compare sia dentro che fuori, come espediente per rendere visibile il progetto di notte, ma anche come simbolo di futuro e rinnovamento, è un nuovo elemento nella produzione dell’artista.

La luce eterea che si riversa attraverso ogni apertura- ha detto Chinneck- inondando lo spazio di colore e riempiendo il lavoro con un senso di positività e potenziale."

L’opera d’arte pubblica realizzata in occasione del Milan Design Week da Alex Chinneck si potrà visitare fino al 14 aprile 2019. (via Designboom)

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Gli orologi del designer Maarten Baas in cui un omino cancella e ridisegna le lancette minuto dopo minuto

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La serie di orologi Real Time del designer olandese Maarten Baas, presentata nel 2009 proprio in Italia (al Salone del Mobile di Milano), mette insieme nostalgia, ingenuità e tecnologia. Il disegno dell’oggetto, infatti, è semplice, spesso dalle linee volutamente infantili ed evocativo di modelli di orologi diffusissimi in passato, ma il quadrante è uno schermo piatto. A guardarlo però sembra che sia un vetro, dietro al quale un omino armato di spugna e colore, cancella e ridisegna le lancette 24 ore su 24.

Da quando è stato presentato questo progetto di Baas è cresciuto. Già l’anno successivo la riedizione di un orologio da tavolo con numeri luminosi era diventata una app. In seguito la famiglia dei Grandfather Clocks (che evocano con ironia gli orologi a pendolo di primo-novecentesca memoria) è entrata nelle collezioni del Rijksmuseum di Amsterdam, del Victoria Museum di Melbourne e della Maison Rouge di Parigi. Maarten Bass ha anche girato un film (Sweeper’s Clock), in cui due figure in tuta da lavoro, riprese dall’alto su una spiaggia, cambiano la posizione delle lancette muovendo dell’immondizia depositata sul litorale.

Dal 2016 all’aeroporto di Amsterdam c’è un’orologio della serie Real Time (Shiphol Clock) ad alleggerire l’attesa dei voli internazionali. L’omino che incessantemente ridisegna le lancette ha una tuta da lavoro blu, uno straccio giallo e un secchio rosso, in omaggio al pittore olandese Piet Mondrian.

A seguire tutti i lavori della serie Real Time ma per vedere le altre creazioni di Maarten Baas ci sono il suo sito internet o l’account instagram. (via Colossal)

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Il fragile equilibrio delle sculture di vetro di Simone Crestani, indecise tra la terra del design e il mare dell'arte

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In perfetto equilibrio tra arte, design e artigianato, il lavoro di Simone Crestani, si basa sul ripetersi di soggetti ricorrenti così ben congeniati da diventare, loro malgrado, marchi di fabbrica e protagonisti di un racconto in cui nulla è lasciato al caso. E in cui tutto è legato da un filo trasparente e mutevole come il vetro.

Vi compaiono: bonsai, lische di pesce, rami di corallo, catene molecolari che assomigliano alle bolliccine del prosecco. D’alta parte Simone Crestani è veneto. Non veneziano, come si potrebbe pensare, però: classe 1984 è nato e risiede in provincia di Vicenza. E forse proprio questa sua relativa lontananza dalla patria degli artigiani vetrai, gli ha regalato la libertà necessaria per rompere il cordone ombelicale con la tecnica di Murano e inventarsene una tutta sua.

Crestani usa vetro borosilicato che lavora a lume.

A ispirarlo è il mondo della natura. Il bonsai tra i suoi soggetti è forse quello che ritorna più frequentemente: "Il bonsai è un concentrato di vita- spiega sul suo sito web- Lui supera la barriera delle dimensioni ed esprime forza ed energia; è un'opera d'arte che non è mai finita, in cui la natura continua a svilupparsi e evolversi "

Soprattutto se guardato nella prospettiva del design il lavoro di Crestani è punteggiato di soluzioni molto originali ed ironiche: la lisca di un pesce che si trasforma in un vaso, le catene molecolari che si fanno lampadario (la citazione ai parenti di quest’ultimo in vetro di Murano è evidente). Mentre nella serie 'Tensione Estetica’ in cui gioca coi materiali e con l’ambiente, sfruttando anche un po’ la prospettiva, si avvicina con passo deciso all’assoluta assenza di scopo e quindi all’arte.

Per vedere un delizioso armadietto con le bolle di vetro o il simpatico pollo-brocca l’account Simone Crestani è la soluzione migliore. (via Colossal)

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