Sembra un castello medioevale Fjordenhus, il primo edificio firmato dall'artista Olafur Eliasson

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Fjordenhus assomiglia a un castello medioevale ma non ha bisogno del fossato perché sorge direttamente dall’acqua del fiordo di Vejle. E’ il primo edificio firmato interamente dallo studio dell’artista danese-islandese Olafur Eliasson. Per realizzarlo sono serviti 970mila mattoni e 10 anni di lavoro (compresa la progettazione).

Olafur Eliasson lo considera un’opera d’arte totale e immersiva. Che sia vero o meno, si tratta di un edificio notevole. Composto da quattro cilindri che si intersecano e altissimi archi che scavando la superficie le regalano punti di fuga inaspettati e una certa leggerezza. Al movimento e a giocare con i colori del suggestivo ambiente circostante ci pensano i mattoni: 15 sfumature di terracotta, ma soprattutto i laterizi smaltati in blu, verde e argento, il cui accostamento è stato studiato uno ad uno (gli accostamenti cambiano anche a seconda delle facciate a della luce che riceveranno e, all'interno, alla destinazione d’uso degli ambienti) .

Fjordenhus è collegato alla riva da un ponte e da un passaggio sotterraneo. Ma non è la residenza di un misterioso sovrano. Molto più prosaicamente è un palazzo per uffici, sede della società d’investimenti KIRK KAPITAL (i proprietari sono i diretti discendenti del fondatore della LEGO). E’ chiuso al pubblico quindi. A parte l’atrio al piano terra dove Olafur Eliasson ha posizionato delle installazioni che tutti potranno ammirare. I mobili, invece, (a loro volta disegnati dallo Studio Eliasson), li potranno guardare i soli clienti e impiegati della holding.

Per vedere altri progetti dello Studio di Olafur Eliasson o tenersi aggiornati sulla vasta attività espositiva dell’artista si può visitare il suo sito internet. (via Dezeen)

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Le cupole rinascimentali in rete metallica e lamiera ondulata sospese a Le Bon Marché by Edoardo Tresoldi

Edoardo Tresoldi, "Aura", Le Bon Marché Rive Gauche.  Tutte le foto di Roberto Conte

Edoardo Tresoldi, "Aura", Le Bon Marché Rive Gauche.  Tutte le foto di Roberto Conte

L’artista italiano Edoardo Tresoldi (di cui ho già paralato qui) ha sospeso due cupole gemelle nella hall del grande magazzino iconico Le Bon Marché Rive Gauche di Parigi. L’installazione, composta da una scultura in filo metallico ed una in lamiera ondulata, si intitola Aura e rievoca i fasti architettonici del Rinascimento.

L’affascinate intervento di Tresoldi è la realizzazione artigianale e tangibile delle ricostruzioni digitali degli antichi edifici fiorentini. Un po’ nostalgico e un po’ filoinnovatore, dal punto di vista estetico fa pensare a dei fantasmi che appaiono nell’aria e, giocando con la luce, si fondono all’ambiente circostante.
Una delle due cupole che costituiscono Aura è fatta in filo metallico (come le altre opere che hanno reso famoso il giovane artista milanese), mentre l’altra è stata realizzata in lamiera ondulata. Secondo Tresoldi, che ha lavorato con questo materiale per la prima volta, la seconda scultura è simile ad “un guscio vuoto” ed evoca il “decadimento delle cose”, mentre la prima è il riflesso dell’ idea che abbiamo dell’ architettura stessa.

"Sono come reliquie esposte in un museo di storia naturale del XVIII secolo -spiega l'artista - osservandoli, i visitatori tracciano la storia dell’architettura attraverso i suoi componenti".
Sia come sia, le due parti dell’installazione dialogano continuamente l’una con l’altra e riescono fondersi talmente bene con la hall di Le Bon Marché, da dare l’impressione che le scale mobili del grande magazzino siano parte dell’opera stessa.

D’altronde per il lavoro di Edoardo Tresoldi si può parlare di pittura tridimensionale come con quello di Chiharu Shiota che ha esposto a Le Bon Marché proprio l’anno scorso. Prima di loro era toccato ad Ai Weiwei occupare il prestigioso spazio. E prima ancora all’architetto Tadao Ando. Tresoldi è il più giovane del gruppo.

Aura di Edoardo Tresoldi rimarrà nel grande magazzino parigino fino al 22 ottobre.

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La prima casa disegnata da Gaudì apre al pubblico dopo 130 anni di Storia

© Casa Vicens, Barcelona 2017: all images by Pol Viladoms.

© Casa Vicens, Barcelona 2017: all images by Pol Viladoms.

Casa Vicens è stata costruita a Barcellona tra il 1883 e il 1885. Fu il primo progetto dell’architetto catalano Antoni Gaudì, che ai tempi aveva appena 31 anni. Da allora è sempre stata una residenza privata. E’ passata di mano, è stata rimaneggiata ma non ha mai aperto le sue porte al pubblico. Fino ad ora.
Dal prossimo autunno, infatti, Casa Vicens diventerà un museo. Dedicato a Gaudì, naturalmente.

L’edificio venne commissionato all’architetto catalano dal produttore di piastrelle Manuel Vicens i Montaner. Doveva essere una residenza estiva ma venne venduto già nel 1899 alla famiglia Jover che ne è rimasta la proprietaria per oltre un secolo.

Recentemente Casa Vicens è stata acquisita dalla banca indipendente di Andorra, Morabanc, ed è stata sottoposta ad un importante restauro che ha toccato sia l’esterno che gli interni. Le ricche decorazioni, le tele appese alle pareti e i muri stessi sono stati riportati al loro antico splendore. Non è stato possibile, invece, ricreare l’ampio giardino che originariamente cingeva la dimora. Tuttavia si è cercato di riprodurre l’atmosfera dell’area verde originaria.

A occuparsi del restauro sono stati gli architetti José Antonio Martínez Lapeña ed Elías Torres, dello studio Martínez Lapeña-Torres Arquitectes, e David García di Daw Office.

In Casa Vicens, Antoni Gaudì, si cimenta in uno dei primi esempi di architettura Neomudéjar. Adesso l’edificio, già decretato Patrimonio dell’Umanità da UNESCO, entrerà a far parte della Gaudì Route insieme ad altri dodici gioielli architettonici (tra i quali, ovviamente la Sagrada Familia). (via Dezeen, Colossal)

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