La demolizione dell’iconica Nakagin Capsule Tower, cominciata il 12 aprile scorso, procede molto lentamente ma dovrebbe essere ultimata per la fine dell’anno. E nonostante i problemi strutturali l’avessero resa inevitabile, di sicuro la mancanza del palazzo lascerà un vuoto. Che forse si colmerà in un prossimo futuro (nel Metaverso o nella realtà) visto che i diritti per la ricostruzione della torre dell’architetto Kishō Kurokawa sono attualmente in vendita sotto forma di NFT.
Difficilmente però la Nakagin Capsule Tower rinascerà nel quartiere di Shimbashi e sarà identica in tutto e per tutto alla prima versione.
Per questo molti hanno fotografato l’edificio finchè è stato possibile. Ma dall’esterno (era infatti severamente vietato a turisti e curiosi immortalarne l’interno). L’artista statunitense Noritaka Minami invece si è attardata in un gran numero di casette. Cercando di cogliere e mettere in evidenza le similitudini del design di ognuna e le differenti personalità degli abitandi attraverso la disposizione dei loro oggetti. Congelando l’intimità dei blocchi nelle sue fotografie e contemporaneamente raccogliendo una testimonianza preziosa.
La Nakagin Capsule Tower, progettata dall’architetto giapponese Kishō Kurokawa (che fu tra i fondatori del movimento metabolista), venne completata, dopo appena due anni, nel 1972. Composta da due torri collegate tra loro di 11 e 13 piani. Al centro di ognuna c’erano scale e ascensori, mentre ai lati sbucavano i 140 moduli prefabbricati. Questi ultimi non erano però collegati tra loro ma solo alla struttura portante centrale. Una caratteristica che creava problemi importanti all’edificio. D’altra parte i moduli erano stati concepiti per essere sostituiti ogni 25 anni. Ai tempi della progettazione venne persino inventato un macchinario per estrarre quelli vecchi e inserire quelli nuovi ma non fu mai usato. Semplicemente, all’atto pratico, non si poteva fare.
Al di là delle infiltrazioni e dell’usura, la Nakagin Capsule Tower non era antisismica. "Per noi- scrivono gli architetti Filipe Magalhães, Ana Luisa Soares che hanno abitato nell'edificio- vedere le cellule sbattere l’una contro l’altra è stata un’esperienza spaventosa. Ci siamo precipitati verso le scale in cemento, che sembravano un luogo più sicuro, e mentre correvamo giù abbiamo incontrato alcuni vicini che si comportavano come se niente fosse." L’interno dei moduli abitativi era caldissimo d’estate e freddissimo d’inverno. Gli inquilini avrebbero dovuto usare l’impianto di climatizzazione centralizzato per modulare la temperatura ma i tubi erano guasti in più punti e zeppi d’amianto.
Per questo alla fine si è deciso di abbattere l’edificio. Il panorama urbano giapponese è in continuo mutamento per via del concetto d’impermanenza, che permea l’architettura nipponica. Tuttavia la decisione di demolire la Nakagin Capsule Tower è arrivata dopo un lungo dibattito, che ha visto anche molte voci contrarie.
L’edificio, infatti, era un raro esempio di architettura del movimento metabolista.
All’interno i moduli, di circa 2 metri per quattro, erano essenziali. Gli elettrodomestici già presenti all’epoca della progettazione erano incassati nelle pareti, così come l’armadio. Poi c’era qualche ripiano, un bagno (che è stato descritto come “una capsula dentro la capsula”) e una finestra circolare (che si poteva schermare con una tenda circolare su misura).
E’ questo l’ambiente seriale fotografato da Noritaka Minami. Eppure, a seconda del padrone di casa, il minuscolo teatro cambiava diametralmente, riflettendone gusti e personalità.
Minami sottoilinea questa rivincita dell’individuo, mantenendo la camera nella stessa posizione in ogni scatto e consentendole di attardarsi solo su particolari creativi incongruenti con le dimensioni spartane dello spazio.