Fondazione Prada| Le antiche, straordinarie, porcellane cinesi per l'esportazione di "The Porcelain Room"

All images by Delfino Sisto legnani, Courtesy of Fndazione Prada

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Ce ne sono di raffinate ed eleganti, proprio come siamo abituati a immaginarle, mentre altre, inaspettate e sorprendenti, rompono gli schemi. Sono le porcellane che i cinesi destinavano ai mercati esteri tra il XVI e il XIX secolo, attualmente esposte in The Porcelain Room alla Fondazione Prada di Milano.

La mostra, curata da Jorge Welsh e Luísa Vinhais, si svolge al 4° piano della Torre, gomito a gomito con la collezione permanente d’arte contemporanea della fondazione, e si compone di oltre 1700 porcellane cinesi da esportazione. Gli abitanti del Dragone, infatti, fin da un passato ormai remoto avevano imparato ad adattare le forme e i motivi decorativi a seconda del gusto degli acquirenti. Ragionando in termini geografici ma anche di gruppi sociali e religiosi.

The Porcelain Room si divide in tre sezioni. La prima raccoglie pezzi realizzati durante la dinastia Ming (1368-1644) decorati con iconografia adatta al mercato europeo. Definiti dai portoghesi dopo il loro arrivo in Cina Primi Ordini, sono da considerarsi come l’oggetto di un commercio globalizzato ante litteram. I Primi Ordini sono oggi estremamente rari. In tutto ne sopravvivono 150. Alla Fondazione Prada ne sono stati raccolti 45, provenienti da collezioni sia pubbliche che private.

Segue un'ampia selezione di oggetti d'uso quotidiano che, anzichè limitarsi a rappresentare sulla loro superficie, animali, frutta e verdura, ne rubano la forma. Realizzate intorno al 1760, le stoviglie erano pensate per la tavola delle famiglie benestanti europee e miravano a stupire i commensali.

In ultimo, l’esposizione rende omaggio alle sfarzose stanze delle porcellane che, tra il XVII e il XVIII secolo trovavano spazio nelle dimore nobiliari d’Occidente. Costruite con specchi, pannelli laccati e legno intagliato, le stanze servivano a mettere in mostra le porcellane, facendo sognare terre lontane e irragiungibili agli osservatori.

"La mostra si inserisce in un ampio raggio di ricerche che la fondazione ha intrapreso, estendendo la propria attività a una pluralità di linguaggi espressivi che superano i confini dell’arte contemporanea. Senza creare gerarchie e distinzioni tra arti visive, artigianato, design e produzione in serie, la mostra sottolinea il valore creativo delle porcellane cinesi da esportazione rivelandone la raffinata lavorazione a un pubblico più vasto non formato da soli esperti. "

The Porcelain Room rimarrà alla Fondazione Prada di Milano fino al 28 settembre 2020.

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Claudia Fontes ha creato delle fragili sculture in porcellana inglese pronte a tramutarsi in… fili d’erba, petali o spugne di mare

Claudia Fontes © Claudia Fontes

Claudia Fontes © Claudia Fontes

L’artista Claudia Fontes conosciuta per la monumentale composizione scultorea ‘The Horse Problem’ (qui) con cui ha rappresentato l’Argentina alla Biennale di Venezia 2017 ha al suo attivo un variegato universo di opere. Figure, animali, video.  Nella delicata serie ‘Foreigners’ (Stranieri), composta di sculturine in porcellana, ci propone un insieme di personaggi che lottano con la natura tanto da finire per tramutarsi in essa.

Claudia Fontes è nata in Argentina ma ha vissuto anche nei Paesi Bassi e adesso trascorre gran parte del suo tempo a Londra. Con la serie di sculture ‘Foreigners’ racconta lo stato d’animo di chi si trova in una terra che non è la propria.

“Sono una serie di piccole figure- spiega Claudia Fontes- che ho iniziato a fare in risposta al paesaggio inglese che mi circonda e alla mia comprensione culturale di esso come straniera. Generalmente trovo le immagini da cui sono nate durante le passeggiate nella foresta vicino a casa e nel campo che inizia non appena ho attraversato la strada in cui vivo. Durante queste passeggiate, mi concentro nell'osservare il processo di trasformazione, interazione e i meccanismi di adattamento che avvengono tra le creature che condividono questo particolare sistema bio-politico".

‘Foreigners’ è formata di piccole sculture bianche, in porcellana inglese. Il materiale e la dimensione delle opere fa riferimento alla condizione di fragilità di chi si trova in un paese straniero. I soggetti dal canto loro sono persone che, da sole o in gruppo, rinunciano ai loro tratti distintivi (quindi alla loro identità) per tramutarsi in un particolare del paesaggio circostante: una roccia, una spugna di mare, erba mossa dal vento e così via.
In queste piccole sculture come nella monumentale composizione presentata in Biennale la Fontes sceglie un argomento socio-politico e lo declina in chiave intima, poetica. Mettendoci sotto gli occhi, alla fine, un’analisi psicologica e sociale, profonda e tutt’altro che scontata.

Per vedere altre opere di Claudia Fontes e conoscere ancora meglio il suo multiforme lavoro si può visitare il sito internet dell’artista.

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Hitomi Hosono che tramuta strati di foglie e fiori riprodotti maniacalmente in vasi di porcellana handmade

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Delicati petali di rosa, minuti fiori e intricate foglie nel lavoro di Hitomi Hosono si ripetono, rigorosamente lavorati a mano, fino a comporre enormi vasi in porcellana. Strati e strati di motivi decorativi fragili e ritorti che riproducono tutta la grazia dei giardini di primavera.

Hitomi Hosono è nata in Giappone ma vive nel Regno Unito e le sue ceramiche celebrano e traggono ispirazione dalla tradizione di entrambi i Paesi. C’è il giardino inglese, ci sono le illustrazioni botaniche dei naturalisti, come le tappezzerie e i tessuti a motivo floreali ma c’è anche tutto l’amore per la natura che i nipponici hanno profuso nelle arti.

"I soggetti del mio attuale lavoro in porcellana sono forme ispirate a foglie e fiori- ha scritto sul suo sito- Studio le forme botaniche nei giardini. Mi sento attratta dalla complessità delle piante, esamino le venature di una foglia, come sono modellati i bordi, la stratificazione dei petali di un fiore. Guardo, tocco, disegno.”

Dal punto di vista tecnico le porcellane di Hosono si ispirano al Jasperware (un tipo di gres ricoperto di sottili rilievi ceramici inventato da Josiah Wedgwood nel tardo XVIII secolo). 

Ma è solo grazie a pazienza e abilità che i suoi vasi raggiungono una simile complessità e pienezza visiva. Hitomi Hosono, infatti, disegna gli elementi compositivi e li riproduce tridimensionalmente, poi applica ogni foglia o fiore ripiengandoli e completandoli manualmente uno ad uno.

Ventidue opere di Hitomi Hosono sono state in mostra alla Daiwa Anglo-Japanese Foundation di Londra (‘Reimaginig Nature: Memories in Porcelain di Hitomi Hosono’, fino al 15 dicembre). Ma nulla impedisce di approfondire il suo lavoro senza muoversi da casa dando uno sguardo al suo sito internet o al suo account Instagram. (via Colossal)

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