La libertà è un’idea. Un’astrazione: eterea, eppure ingombrante. E’universale ma conosce i confini. Lo sapeva bene Christo scappato in Francia dalla Bulgaria comunista e che per coltivarla pienamente non si è accontentato della vecchia Europa ed è diventato cittadino americano. Come sapeva che la libertà è anche sognare di realizzare un’impresa ardita. Forse strampalata. Ma, tuttavia, possibile. Come impacchettare l’Arc de Triomphe in 25mila metri quadri di tessuto, diligentemente confezionati con corda rossa (3mila metri di corda rossa). E farlo con tenacia, fino all’ostinazione.
L’opera, costata 14 milioni di euro, è stata smontata ieri. Per raggiungerla era necessario superare un controllo antiterrorismo e presentare il green-pass.
La realtà si è consumata in un istante ma il sogno è durato sessant’anni. L’idea gli era venuta nel ’62, l’anno in cui conobbe Jeanne- Claude, quando viveva a Parigi in una minuscola stanzetta da cui vedeva il monumento di Place Charles de Gaulle (perché non nasconderlo allo sguardo dei francesi per farlo poi riscoprire a tutti?). E, insieme all’amatissima moglie, l’ha perseguita per tutta la vita. Solo adesso si è realizzata, concentrando intorno all’opera di Christo che reinventa l’Arc de Triomphe numeri di persone da capogiro.
Il presidente Macron, all’inaugurazione de “L’Arc deTriomphe, Wrapped” ha detto: "Penso che ciò in cui crediamo sia questo: i sogni folli devono essere possibili".
Christo, morto quasi un anno fa a 84 anni, non ce l’ha fatta a vederla. Colpa di una coppia di falchi che pare nidificassero proprio in cima alla struttura e che, tra una polemica e l’altra, hanno impresso una battuta d’arresto alla realizzazione del progetto. Colpa del covid che ha congelato un mondo dimentico dell’impossibilità di fermare le lancette dell’orologio.
La Fondazione che porta il nome dell’artista di origini bulgare e quello della moglie, ha consegnato “L’Arc Triomphe, Wrapped” al pubblico lo scorso 18 settembre. L’opera è rimasta visibile fino a domenica scorsa (di sotto alcune immagini dell’ultima sera dell’installazione). Durante questo lasso di tempo l’arco è diventato un enorme oggetto argenteo che gioca con i colori della città intorno a lui e con la luce del sole (merito del polipropilene, riciclabile ovviamente, anche se il pensiero unico che vuole i cambiamenti climatici all’origine di tutti i mali non gli era molto congeniale). Minimale e contemporaneo. Un’astrazione. L’idea dell’Arc de Triomphe, per l’appunto.
Dopodichè dell’opera postuma di Christo, non rimangono che le fotografie e i disegni preparatori.
“L’Arc Triomphe, Wrapped” ha richiesto il lavoro di 1200 persone. Per sicurezza il tessuto è stato fissato a terra con lastre d’acciaio di 150 tonnellate. E per tutta la durata dell’installazione la fiamma del milite ignoto, alla sua base, non ha mai smesso di ardere.
Il tutto, come sempre accade con le opere pubbliche dell’artista (per esempio con “The Floating Piers” sul Lago d’Iseo o con “London Mastaba” sul Lago Serpentine ) è stato realizzato a spese della Fondazione Christo e Jeanne -Claude (che si finanzia con la vendita dei bozzetti ecc.).
"Mio zio mi ha sempre detto che se devi rendere conto a qualcuno, non hai libertà- ha dichiarato il nipote Vladimir Yavachev al New York Times- Ricordava, che alla scuola d'arte nella Bulgaria comunista, è stato criticato dalle autorità perché i contadini nella sua pittura non sembravano abbastanza felici! Era troppo per lui".