La Ferita: Con l'anamorfosi JR apre allo sguardo (voyeristico) su Palazzo Strozzi di Firenze

La Ferita, JR. Photo by JR

La Ferita, JR. Photo by JR

E’ un gioco di specchi, dove l’anamorfosi e il bianco e nero, servono all’artista JR soprattutto ad amplificare lo straniamento. Qualcosa non torna. Palazzo Strozzi è vero ma immaginario, attuale ma vintage, è chiuso ma aperto. Servirebbe un’indagine in stile film giallo. Nell’attesa, l’architettura, l’arte, la fotografia e la Storia, si additano l’un’ l’altra per svelarci “La Ferita” (“The Wound”).

L’opera d’arte pubblica, monumentale eppure intima, che anima la facciata dello spazio espositivo più importante di Firenze per l’arte contemporanea, si chiama proprio così: “La Ferita”. Un titolo asciutto e minimale me non meno doloroso.

Il direttore del museo e della Fondazione Palazzo Strozzi, Arturo Galasino, commenta con cauto ottimismo: "La nuova opera di JR rappresenta un segnale forte di riflessione sulle difficili condizioni di accesso alla cultura nell’epoca del Covid-19 ma allo stesso tempo un’occasione per un nuovo coinvolgimento del pubblico all’insegna di valori come libertà, immaginazione creativa e partecipazione. Nell’attuale difficoltà di offrire occasioni di fruizione dell’arte in spazi tradizionali, la scelta di creare un’opera visibile a chiunque sulla facciata di Palazzo Strozzi diviene un invito a ritrovare un rapporto diretto con l’arte e una sollecitazione per nuove forme di condivisione e partecipazione."

L’opera di JR però non lo segue nella teoria del bicchiere mezzo pieno, è inquietante e dolente, nel suo essere spettacolare.

Per crearla, l’attento artista parigino, ha sperimentato contaminazioni inattese e inesplorate con la Storia dell’Arte: “Con riferimenti- spiega il materiale che accompagna l'evento- che spaziano dal Rinascimento all’epoca moderna, come e soprattutto al rovinismo, tendenza diffusa soprattutto nel Settecento in cui le rovine di antichi edifici vengono presentate come testimonianze di un passato glorioso in una drammatica riflessione sul destino dell’Uomo."

Fa anche pensare ad una foto bellica o a un catalogo d’annata. JR, usa sempre il bianco e nero, lo applica all’attualità con fiducia, in genere, per il suo saper essere vagamente celebrativo e denso di chiaroscuri (sia metaforici che reali), ma in questa installazione lascia che perda freschezza, giocosità, diventando quasi citazionista, consapevolmente vischioso.

L’installazione, poi, monumentale nel miglior stile JR, ha un lato voyerista: "La facciata- continua a spiegare il materiale- si trasforma dunque in un inedito trompe l’œil, un riferimento alle prospettive architettoniche, le rappresentazioni pittoriche illusive che dal Cinquecento, applicando sulle pareti gli studi prospettici, hanno consentito la figurazione di una profondità che oltrepassa la struttura muraria".

“La Ferita”, alta 28metri e larga 33, realizzata con un collage fotografico, va osservata da una ben precisa angolazione perchè l’anamorfosi compia il suo miracolo e tutti gli ambienti riprodotti si svelino davanti ai nostri occhi.

L’iniziativa è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi e Andy Bianchedi in memoria di Hillary Merkus Recordati (sostenitori Fondazione Palazzo Strozzi: Comune di Firenze, Regione Toscana, Camera di Commercio di Firenze, Fondazione CR Firenze, Comitato dei Partner di Palazzo Strozzi, Intesa Sanpaolo. Con il patrocinio dell'Institut français Firenze. Si ringrazia Galleria Continua per la collaborazione al progetto).

Insieme all'opera, Palazzo Strozzi ha disegnato anche un programma di appuntamenti online rivolti a tutto il pubblico (famiglie, scuole, adulti) per conoscere il lavoro dell’artista francese e interagire a distanza con l’installazione. In attesa di poterlo fare dal vivo.

La Ferita” di JR rimarrà a Palazzo Strozzi fino al 22 agosto 2021. Nell’attesa di poterla andare ad ammirare da Piazza degli Strozzi a Firenze, è possibile seguire l’account instagram dell’artista e quello del museo per vedere qualche immagine in più dell’opera.

La Ferita, JR. Photo by JR (particolare)

La Ferita, JR. Photo by JR (particolare)

La Ferita, JR. Photo by JR (particolare)

La Ferita, JR. Photo by JR (particolare)

Arturo Galasino e JR davanti a Palazzo Strozzi © photo Ela Bialkowska, OKNOstudio

Arturo Galasino e JR davanti a Palazzo Strozzi © photo Ela Bialkowska, OKNOstudio

Museo il nuovo motore di ricerca delle immagini dei capolavori che fa cilecca ma resta una grande idea

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Chiamatelo “Search Engine”, permettendovi un anglicismo, o semplicemente “Motore di Ricerca”, ma “Museo” è destinato a rivoluzionare il settore delle immagini di opere d’arte. Permette, infatti, di trovare per parola chiave: dipinti, sculture, opere grafiche e chi più ne ha più ne metta, rigorosamente in licenza Creative Commons. Per ora presenta falle e limiti ma l’idea resta comunque un unicum.

Ideato da Chase McCoy, Museo, si chiama proprio così in italiano, anche se per adesso attinge alle sole immagini di capolavori conservati all' Art Institute of Chicago, al Rijksmuseum di Amsterdam, al Minneapolis Institute of Art e alla New York Public Library. E’ in grado di scovare riproduzioni in licenza Creative Commons (solitamente zero) per argomento (la ricerca va fatta in inglese ma con Google Translate a portata di mano chi non può usare termini come journey, nature o Japan, solo per fare alcuni esempi, al giorno d’oggi?)

Non sempre funziona. Che sia l’orario, o tenda a impantanarsi se una parola chiave ha dato risultati infruttuosi, stà di fatto che Museo per ora presenta dei punti deboli e dei limiti.

Ma ha appena cominciato la sua attività e gli spazi di miglioramento sono infinitamente vasti. Senza contare che l’idea è rivoluzionaria: ti servono immagini gratuite per illustrare un testo? Vuoi rinnovare il design di qualcosa o ideare un’opera partendo da una preesistente senza mettere mano al portafoglio? Ecco la risposta alle tue richieste in un unico sito.

"Ogni immagine che trovi qui- recita la pagina di Museo- è di pubblico dominio e completamente gratuita da usare, anche se si consiglia di accreditare l'istituto di origine!"

Il motore di ricerca di immagini in licenza Creative Commons, Museo, permette di incappare anche in oggetti curiosi provenienti da un passato lontano e in testimonianze di Storia delle Arti Applicate. (via Open Culture)

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Chiharu Shiota fa volare 10mila lettere in una installazione artistica temporanea alla König Galerie di Berlino

Chiharu Shiota, “I hope…” (2021), rope, paper, steel, installation view at König Galerie, Berlin. All images by Sunhi Mang, VG Bild-Kunst, Bonn, courtesy of the artist

Chiharu Shiota, “I hope…” (2021), rope, paper, steel, installation view at König Galerie, Berlin. All images by Sunhi Mang, VG Bild-Kunst, Bonn, courtesy of the artist

La St. Agnes Church della König Galerie di Berlino è uno spazio brutalista, molto asciutto ma arioso, in occasione della realizzazione dell’installazione artistica temporanea “I Hope…”, Chiharu Shiota, ha deciso di contrapporle tutta la ricchezza estetica di un opera immersiva ispirata al lavoro che realizzò per la 56esima edizione della Biennale di Venezia.

Come in quell’occasione, l’artista originaria di Osaka (ma berlinese d’adozione), ha messo in campo la sua più organica tecnica di pittura tridimensionle. Con tanto di fili rossi intrecciati a mano tra loro a comporre una ricca e innestricabile rgnatela, barche a grandezza naturale, luci che si rifrangono, frammentano e riflettono sia l’impianto comporitivo che il vvido cromatismo.

Di diverso rispetto all’istallazione creata da Shiota per la Biennale ci sono gli elementi sospesi tra i fili. In passato erano state chiavi a rappresentare la dimensione intima dell’ambiente domestico famigliare e per estensione le singole persone. Adesso si tratta di letter. Migliaia di lettere. Oltre 10 mila, spedite all’artista da tutto il mondo, durante l’anno della pandema e poi inglobate nel corpo vibrante che occupa la navata della St. Agnes.

Paradossalmente, le lettere, di per se più intime e personali, finiscono per trasceendere questa dimensione, diventando opera di un collettivo trans-culturale aperto.

Anche le barche, però, non più ancorate a terra e non più veri gozzi di mare ma tratteggi metallici, in “I Hope…”, invece di abbandonarsi alle suggestioni del passato spiccano il volo verso un futuro incerto. In uno spazio onirico ancora torbido di ricordi foschi.

I Hope…”, di Chiharu Shiota rimarrà alla St. Agnes Church della König Galerie di Berlino fino al 21 marzo 2021. Viste le restrizioni che continuano a perdurare in alcune aree d’Europa, tuttavia, il museo mette a disposizione anche un tour 3d e una video guida dell’opera. L’artista, invece, condivide il suo lavoro sia attraverso il sito internet che l’account Instagram. (via Colossal)

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