L’artista Esther Traugot che sferruzza minuscole guaine di filo dorato per semi, uova, insetti, conchiglie e rami

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L’artista statunitense Esther Traugot veste con minuscoli indumenti aderenti giallo vivo tutto ciò che trova abbandonato e che evoca il paesaggio. Rami secchi, conchiglie ma anche semi, uova cadute dal nido, castagne, perfino insetti morti. 

Confeziona lei all’uncinetto direttamente indosso al soggetto ognuna di queste guaine. Tinge persino i fili personalmente per essere certa che abbiano una particolare tonalità a cavallo tra l’oro e l’ocra. Un colore molto simile a quello del polline di alcuni fiori (non a caso tra gli artisti che ama c'è Wolfgang Laib).

Esther Traugot con questo lavoro minuzioso cerca di recuperare e curare ma anche enfatizzare e controllare cio’ che è stato abbandonato o per qualche motivo si è rotto.

"Il meticoloso lavoro all’uncinetto imita l'istinto di coltivare e proteggere ciò che è vitale, ciò che sta diventando prezioso- spiega l’artista sul suo sito web- Anche nella doratura, queste false pelli, conferiscono agli oggetti una presunta desiderabilità o valore; l'involucro diventa un atto di venerazione. Anche se inutile nel suo tentativo di archiviare e conservare, suggerisce un senso di ottimismo. "

Esther Traugot  vive a Sebastopol in California, lavora sul tavolo del soggiorno, dove conserva anche i fili e i numerosi oggetti che di volta in volta decide di incapsulare all’uncinetto. E’ cresciuta in una comunità rurale costruita sull’utopia del ritorno alla natura (i genitori facevano parte del movimento ‘Back to the land’ degli anni ’70).

A proposito di questo ha dichiarato in un’intervista (rilasciata al magazine online ‘In the Make’): “Da bambina ho sviluppato un modo particolare di relazionarmi con il mondo intorno a me, non avrei mai calpestato una pozzanghera ghiacciata, o la neve appena caduta, perchè non volevo disturbare quello che c'era. E anche adesso non calpesterei mai le formiche, né ucciderei una vespa che ha trovato il modo di entrare in casa mia, ma la catturerei con un barattolo per poi portarla fuori”.

Per vedere altre minuscole opere realizzate da Esther Traugot con l’ uncinetto e tanta pazienza c’è il suo sito internet. (via Colossal)

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Calyce Zavaglia ricama meticolosamente ritratti duble-face che sembrano dipinti ad olio

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Ad un osservatore distratto i ritratti di Calyce Zavaglia sembrano dipinti. E invece no, perché Calyce li ricama. Affatto stilizzati, si possono girare e (sorpresa) sul retro presentano una versione più libera ma non meno sorprendente della stessa immagine fatta di fili e nodi. Come se il soggetto si riflettesse in uno specchio d’acqua appena increspato.

L’artista statunitense è arrivata a costruirsi un linguaggio originale per un motivo molto concreto ma curioso al tempo stesso: temeva i vapori tossici dei colori. Così ha riposto i pennelli nel cassetto e, ago e filo alla mano, si è messa a dipingere ricamando. Il tempo e la pratica, poi, le hanno insegnato a trasformare il fitto sovrapporsi di punti in un qualcosa di simile alla acquea morbidezza delle sfumature che si ottengono dipingendo.

Mi sono formata come pittrice, ma già da 16 anni sono passata al ricamo- spiega la Zavaglia sul suo sito web- cercavo di creare un ambiente di lavoro non tossico ma volevo anche che la mia opera facesse riferimento a un pezzo ricamato che avevo fatto in Australia da bambina. Il mio lavoro si concentra esclusivamente su ritratti di amici, familiari e altri artisti“.

Calyce Zavaglia come altri artisti che riescono a dipingere ricamando (ad esempio la cinese Yao Huifen) ha inventato una sua tecnica di ricamo per riuscire a simulare le sfumature di colore. Ma la particolarità del suo lavoro è che a un certo punto si è resa conto del potenziale inespresso nascosto nel retro dei ritratti. Sia a livello visivo che narrativo (il tema del doppio, il lato nascosto e personale di ognuno che non corrisponde mai completamente a quello pubblico).

(…) Un altro ritratto visibilmente così diverso dall'immagine frontale meticolosamente ricamata... ma forse più profondo psicologicamente. La bellezza casuale che ho trovato in questa immagine del verso creava un contrasto inquietante con l'immagine frontale ed era un mondo di maglie, nodi e caos che potevano facilmente tradursi nel linguaggio della pittura.

Il lavoro di Calyce Zavaglia sarà in mostra alla Lions View Gallery di New York fino a domani. Ma per vedere altri ritratti ricamanti da lei come fossero dipinti basta dare uno sguardo al suo sito internet o seguirla su Instagram.

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Jannick Deslauriers che scolpisce auto distrutte, barconi e container con tulle, seta e altri tessuti più o meno preziosi

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La canadese Jannick Deslauriers è un’artista tessile. Usa ago e filo come fossero tratti netti di contorno in un disegno, seta, tulle e rete di alluminio come sfumature diverse dello stesso colore. Impresa già di per se difficile, che si complica ulteriormente perché Jannick Deslauriers non lavora su supporti bidimensionali ma vuole che lo spettatore cammini in mezzo alle sue creazioni.

Ultimamente alcune sue sculture riproducono a grandezza naturale soggetti improbabili e piuttosto ingombranti.

E’ il caso di ‘Sentence, souffle et linceul’ (attualmente in mostra alla galleria Art Mûr di Montreal) in cui l’artista ha scolpito con metri di tessuti più o meno pregiati un’automobile ridotta a un rottame. L’immagine è a grandezza naturale e ogni particolare interno o esterno del veicolo è stato riprodotto in maniera minuziosa.

Jannick ora sta trasformando le sue sculture in disegni- spiega il sito web della Deslaurier- delineando i bordi con filo scuro, imitando il contorno a matita di uno schizzo e disponendo i pezzi in prospettiva 3D per creare l'esperienza di camminare attraverso un disegno.”

In questo senso il lavoro della canadese ha molto in comune con Chiharu Shiota. Anche se i soggetti scelti spesso fanno pensare a Takahiro Iwasaki. Curiosamente entrambi questi bravi e famosi artisti sono giapponesi.

Jannick Deslauriers il più delle volte sceglie di rappresentare oggetti pesanti, funzionali, che non hanno niente a che vedere con la leggera bellezza  del tessuto, col senso d’intimità e le promesse che è in grado di evocare. Questo contrasto attira l’attenzione e confonde chi guarda, indeciso se far prevalere le emozioni che scattano di fronte alla violenza nascosta nella forma o lasciarsi stregare dalla mutevole vaporosità dei materiali che la compongono.

Con le sue opere l’artista parla di vari temi d’attualità, delle immagini da cui veniamo bombardati giornalmente ma anche della fragilità degli oggetti. E per estensione della nostra.

Si possono ammirare altre opere di Jannick Deslauriers sia sul suo sito internet che seguendola su Instagram. (via Colossal)

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