Il manuale giapponese contro la pandemia di Spagnola con consigli validi ancora oggi

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Tra il 1918 e il 1921 l’influenza spagnola uccise 50 milioni di persone nel mondo (stando alle sole stime ufficiali) e ne infettò oltre 500 milioni. In Giappone arrivò nella primavera del 1918 insieme a un gruppo di lottatori di sumo che erano stati in tournée a Taiwan. Il dipartimento di salute pubblica del governo giapponese dell’epoca, creò un manuale per spiegare alle persone come proteggersi dal virus. I consigli che dava sono più o meno gli stessi che oggi vengono ripetuti contro la diffusione del COVID 19.

Anzi sono di più. Naturalmente il manuale raccommandava di mantenere la distanza di sicurezza e usare le mascherine (l’abitudine tutta orientale di coprire le vie respiratorie durante la stagione fredda è nata allora). Spiegava che era opportuno separare una persona infetta dagli altri membri della famiglia. Ma consigliva anche i raggi del sole come disinfettante naturale. E raccomandava a tutti di fare sempre i gargarismi appena tornati a casa.

E poi naturalmente di vaccinarsi. Infatti, anche se un vero e proprio vaccino per la Spagnola durante l'epidemia non ci fosse, si poteva fare quello contro la polmonite che era una delle principali complicazioni dell’infezione.

Al principio l’influenza spagnola in Giappone venne sottovalutata. Il paese era alle prese con il colera e si pensò che non fosse il caso di preoccuparsi per una malattia con un basso tasso di mortalità. Senza considerare che la Spagnola era molto contagiosa. Così la seconda ondata del vitus colpì duramente l’arcipelago del sol levante.

Il manuale giapponese creato per proteggere la popolazione dal contagio da Spagnola è stato recentemente ristampato da Heibonsha. (via Open Culture)

Questo manifesto mostra i rischi a cui si espogono le persone care quando non si usa la mascherina in casa

Questo manifesto mostra i rischi a cui si espogono le persone care quando non si usa la mascherina in casa

Questo manifesto  raccomanda l’uso della mascherina quando si è fuori casa per proteggersi e proteggere.

Questo manifesto raccomanda l’uso della mascherina quando si è fuori casa per proteggersi e proteggere.

Questo manifesto raccomanda di vaccinarsi

Questo manifesto raccomanda di vaccinarsi

Qui si ricorda di fare sempre i  gargarismi appena rietrati

Qui si ricorda di fare sempre i gargarismi appena rietrati

esporre gli oggetti al sole per disinfettarli e vaccinarsi

esporre gli oggetti al sole per disinfettarli e vaccinarsi

Goditi gratis 4milioni e mezzo di opere senza tempo del British Museum. In hd

Piastrelle decorate, Dinastia Ming, XV-XVI secolo. Tutte le immagini courtesy British Museum

Piastrelle decorate, Dinastia Ming, XV-XVI secolo. Tutte le immagini courtesy British Museum

Il British Museum ha messo online la metà della sua collezione. Ben 4milioni e mezzo di pezzi che potranno essere ammirati da tutti ad ogni ora. Le immagini sono in alta defininizione e ce ne sono 280mila mai pubblicate in precedenza.

Il British Museum, come altri musei del vecchio continente (recentemente ho raccontato, per esempio, l’iniziativa delle Gallerie Estensi), ha sfruttato l’emergenza coronavirus e conseguente chiusura forzata, per migliorare la sua presenza online. Un grande sforzo che ha portato online milioni di opere di epoche talvolta antichissime e di culture diverse. I pezzi spesso fotografati più volte ad alta risoluzione possono essere ammirati ma anche scaricati, condivisi e modificati. Ovviamente gratis. Ma attenzione il British Museum, a differenza di molti grandi musei statunitensi e nord europei che usano la licenza Creative Commons zero (come per esempio Smithsonian e Getty Museum), ha scelto di adottare la licenza Creative Commons 4 che ha delle restrizioni: niente uso commerciale e obbligo di riportare il proprietario delle immagini (cioè l’importante museo inglese).

.Dei 4 milioni e mezzo di pezzi, inoltre, solo (si fa per dire) 1,9 milioni sono corredati di fotogafia.. Insomma, importantissimo passo avanti ma la lentezza nella digitalizzazione delle collezioni europee e le mille cautele nel rendere disponibili i contenuti, in molti casi non permettono al vecchio continente di raggiungere i maggiori musei d’oltreoceano (anche se non è sempre vero come dimostrano i Paris Musées)

Ma cos’è il British Museum? E perchè è così importante la digitalizzazione della sua collezione? A proposito del British Museum Wikipedia dice:

Il British Museum , nella zona di Bloomsbury a Londra , nel Regno Unito , è un'istituzione pubblica dedicata alla storia , all'arte e alla cultura umana . La sua collezione permanente di circa otto milioni di opere è tra le più grandi e complete esistenti, essendo state ampiamente reperite durante l'era dell'Impero britannico . Documenta la storia della cultura umana dalle origini ai giorni nostri. Fu il primo museo nazionale pubblico al mondo.

Tra i pezzi più importanti che compaiono nella vastissima collezione online ci sono ad esempio l’ Elmo di Sutton Hoo, la Stele di Rosetta e la scultura Hoa Hakananai'a dall'Isola di Pasqua.

Il British Museum può essere visitato virtualmente attraverso il tour 3d di Google Art. Offre anche altri contenuti e ha un bel canale youtube. (via Vice)

Elmo di Sutton Hoo, Suffolk, Inghilterra, inizi del 600 d.C.

Elmo di Sutton Hoo, Suffolk, Inghilterra, inizi del 600 d.C.

Coppa di Lycurgus, probabilmente realizzata a Roma, nel 300 d.C.

Coppa di Lycurgus, probabilmente realizzata a Roma, nel 300 d.C.

Elefante in porcellana, periodo Edo, 1655-1670

Elefante in porcellana, periodo Edo, 1655-1670

Raffaello, disegno preparatrio per “Vergine e bambino”, 1509-1511

Raffaello, disegno preparatrio per “Vergine e bambino”, 1509-1511

Vaso Cloisonné, dinastia Ming, 1426-35

Vaso Cloisonné, dinastia Ming, 1426-35

la dea Tara, Sri Lanka, realizzato nel 700-750 d.C.

la dea Tara, Sri Lanka, realizzato nel 700-750 d.C.

Scacchi Lewis in avorio intagliato, 1150-1175 (circa)

Scacchi Lewis in avorio intagliato, 1150-1175 (circa)

Fibbia per cintura in oro, Gran Bretagna, inizi del VII secolo d.C.

Fibbia per cintura in oro, Gran Bretagna, inizi del VII secolo d.C.

Piastrelle decorate, veduta dell’installazione

Piastrelle decorate, veduta dell’installazione

I Musei in Quarantena si fanno prendere dalla febbre dell' Horror. E condividono i loro oggetti più inquietanti

A sinistra immagine condivisa da GR Public Museum, a destra da Ota Memorial Museum of Art

A sinistra immagine condivisa da GR Public Museum, a destra da Ota Memorial Museum of Art

Si chiama #CreepiestObject e sta avendo un successone. Ci sono clown sinistri almeno quanto quelli di Stephen King, creature mostruose e giocattoli da brivido. E’ la sfida social tra musei più pazza del mondo. Anzi la più inquietante.

A lanciare il guanto è stato lo Yorkshire Museum su Twitter, con una crocchia di capelli con tanto di forcine appartenuta a una donna romana vissuta nel III o IV secolo. Il reperto proveniva da un luogo di sepoltura e i curatori inglesi si sono rivolti ai colleghi con un belligerante: “Puoi batterlo?” Le risposte sono arrivate da ogni parte del mondo (anche se prevalentemente hanno partecipato musei del Regno Unito, statunitensi, canadesi e giapponesi). Ne è venuto fuori di tutto: bambole rotte o perfettamente conservate ma capaci di far battere i denti solo a guardarle, fotografie color seppia all’altezza di una di quelle incorniciate all’Overlook Hotel di Shining, strani mostri giapponesi che divorano le donne cominciando dai capelli. C’è persino un giocattolo per bambini che, a detta dei curaturi, se ne va in giro da solo appena lo staff del museo gira l’angolo.

E una serie quasi illimitata di mummie, animali tassidermizzati e altri reperti decisamente inadatti ai deboli di stomaco. Oltre naturalmente alla maschera del medico della peste.

La sfida a condividere gli oggetti più inquietanti fa parte di #CURATORBATTLE, hashtag a cui fanno capo una serie di competizioni social che hanno permesso ai musei di mantenere il rapporto con il pubblico durante il lockdown. L’inziativa è simile a quella in cui le persone venivano invitate dal Getty a riprodurre fotograficamente un capolavoro con ciò che trovavano per casa.

Ma la passione dei curatori per il genere horror non finisce con #CreepiestObject . In Canada, il direttore dell’Audain Art Museum di Whistler, con l’iniziativa After Dark, ha condotto i followers nelle sale buie del museo armato soltando di una torcia elettrica. Mentre i russi di Garage hanno girato dei brevi video horror (riprese in prima persona, musica a tema. movimenti sospetti nell’oscurità) all’esterno del museo di notte per poi pubblicarli su Tik Tok. (via Hyperallergic)

"...questi sono modelli fatti a mano di figure che giocano a carte e di minatori d'oro che tirano in superficie pepite d'oro. MA le figure sono fatte con le zampe e gli artigli del granchio ... Tipici vittoriani, adoravano le cose strane / inquietan…

"...questi sono modelli fatti a mano di figure che giocano a carte e di minatori d'oro che tirano in superficie pepite d'oro. MA le figure sono fatte con le zampe e gli artigli del granchio ... Tipici vittoriani, adoravano le cose strane / inquietanti. #CreepiestObject ”- Museo del castello di York

"Presentiamo questa foto dal nostro archivio di una "banda di clown" degli anni '20. Questa foto era negli album del capitano dei Great Lakes Edward Carus. Gli album sono stati donati al museo nel 1981." WI Maritime Museum

"Presentiamo questa foto dal nostro archivio di una "banda di clown" degli anni '20. Questa foto era negli album del capitano dei Great Lakes Edward Carus. Gli album sono stati donati al museo nel 1981." WI Maritime Museum

"...Che cos'è? Solo un giocattolo per bambini maledetti che abbiamo trovato all'interno delle mura di un palazzo di 155 anni. Lo chiamiamo "Wheelie" - E SI SPOSTA DA SOLO: il personale lo mette in un posto e più tardi lo trova in un altro posto"... …

"...Che cos'è? Solo un giocattolo per bambini maledetti che abbiamo trovato all'interno delle mura di un palazzo di 155 anni. Lo chiamiamo "Wheelie" - E SI SPOSTA DA SOLO: il personale lo mette in un posto e più tardi lo trova in un altro posto"... #Creepiestobject ”- PEI Museum