Con un progetto di fotogrammetria durato anni, l'artista Caterina Erica Shanta fa rivivere il carro trionfale della Festa della Bruna di Matera

Caterina Erica Shanta, Il Cielo Stellato, videostill

Perso in uno spazio grigio tra rituale e attuale, concreto e astratto, autografo e condiviso, storico e contemporaneo, il progetto “Il Cielo Stellato”, della giovane artista di origine tedesca, Caterina Erica Shanta, mette al centro la Festa della Madonna della Bruna di Matera. E, in particolare, il suo carro, ricostruito da Shanta con un progetto di fotogrammetria durato anni.

Nata nell’86, Caterina Erica Shanta, si è formata a Venezia ma vive a Pordenone. Artista e regista, in genere ricorre al video e al linguaggio del cinema documentario per investigare le immagini prodotte da altri. Secondo lei, infatti, il continuo uso dello smartphone per immortalare la realtà, distorce il presente in un coro polifonico privo di concretezza, nel momento stesso in cui gli eventi si verificano. Rendendoli, di fatto, impalpabili ed astratti. Oltre che un’importante testimonianza di cambiamenti: sociali, culturali, tecnologici.

Ed è in questa prospettiva che si è interessata alla Festa della Madonna della Bruna di Matera. Un rito antico, che coniuga una parte religiosa e una pagana. Ogni anno, infatti, gli artigiani sulla base di un brano del Vangelo indicato dall’Arcivescovo, creano un carro triofale in cartapesta per comunicare il carattere effimero della vita. Naturalmente, quest’ultimo sfila per un lungo percorso, finchè non arriva nella piazza della cittadina, dove i fedeli lo distruggono, per portarsi a casa una reliquia benedetta ed ingraziarsi la buona sorte.

Oggi quello è anche il momento in cui tutti alzano il telefonino per catturare immagini e video.

Nell’affollatissima piazza principale- racconta l'artista- smartphone e macchine fotografiche sopra le teste del pubblico sono puntate sull’imminente ‘strazzo’ del Carro Trionfale. L’aria è elettrica, nell’attesa del momento cruciale della festa.

Caterina Erica Shanta su quel momento topico ha girato un film di media lunghezza, raccolto materiale d’archivio e realizzato una serie d’immagini con la tecnica della fotogrammetria. Cioè, quella tecnologia capace di generare modelli tridimensionali, a partire da una serie di fotografie scattate attorno ad un soggetto centrale. Una pratica resa spesso difficile dal numero di immagini necessarie.

Non nel caso della Festa della Madonna della Bruna, però.

"Il Carro in cartapesta sopraggiunge trainato da muli in corsa-continua Shanta- La piazza si contrae e si lancia, il gigante scompare sotto gli occhi di tutti, diviso in migliaia di frammenti. Nell’attimo prima della sua evanescenza, la piazza costellata di dispositivi ha inconsapevolmente astratto e duplicato il grande artefatto. È una nube di punti, una fotogrammetria composta da vettori luminosi nello spazio nero virtuale: il terzo cielo stellato”.

Il film, il materiale d’archivio e le immagini in fotogrammetria sono diventate anche una mostra che si intitola, appunto “Il cielo stellato”. E che, si è appena inaugurata alla Fabbrica del Vapore di Milano.

Shanta si preparava alla realizzazione di questo progetto da anni. Con ogni probabilità non a questa mostra (che avrà preventivato in tempi relativamente recenti), ma le immagini in fotogrammetria sono il risultato di un impengno durato molto a lungo. L’artista, infatti, raccoglieva le fotografie (scattate da altri) della distruzione del carro trionfale di Matera, da diverse edizioni della manifestazione, ormai. E aveva materiale per realizzazioni tridimensionali perfette. Colte da ogni angolo di visuale possibile.

Il cielo stellato” di Caterina Erica Shanta è a cura di Marta Cereda, e si tiene nello spazio Careof della Fabbrica del Vapore di Milano (dal 24 gennaio fino al 17 marzo 2023). Per chi è lontano dalla Lombardia, l’artista ha condiviso alcune delle immagini in fotogrammetria sul suo account instagram.

Caterina Erica Shanta, Il Cielo Stellato, backstage

Caterina Erica Shanta, Il Cielo Stellato, dettaglio

Caterina Erica Shanta, Il Cielo Stellato, videostill

Caterina Erica Shanta, Il Cielo Stellato, videostill

Caterina Erica Shanta, Il Cielo Stellato, videostill

Caterina Erica Shanta, Il Cielo Stellato, videostill

Caterina Erica Shanta, Il Cielo Stellato, videostill

Caterina Erica Shanta, Il Cielo Stellato, videostill

Quanto valgono le immagini? Le fotografie spettacolari e sospese di Armin Linke conducono la ricerca di "Image Capital" al Mast di Bologna

Armin Linke, Ter Laak Orchids, linea di produzione delle orchidee, Wateringen, Paesi Bassi, 2021. Courtesy: l'artista e Vistamare Milano/Pescara

Come sono fatte le fabbriche di orchidee? E un super-computer? Ma anche: quanto possono valere tutte le immagini imagazzinate sul telefonino? Se siete curiosi la grande fotografia di Armin Linke, risponderà a tutte queste domande e ad altre ancora.

La mostra “Image Capital” condotta dal filo sottile della grande fotografia dell’artista, Armin Linke, procede alla ricerca di risposte sul futuro delle immagini digitali. Mentre immerge gli spettatori in vari materiali d’archivio, come fotografie, opere video, testi, immagini, found footage oltre a interviste a ricercatori, scienziati e ingegneri.

Nata dalla collaborazione tra Linke e la storica della fotografia Estelle Blaschke, (ricercatrice dell’Università di Basilea), l’esposizione, è stata presentata in anteprima al Museo Folkwang di Essen (Germania) e adesso si trova al Mast di Bologna.

Centrata su “La fotografia come tecnologia dell'informazione" (come recita il sottotitolo), l’idea alla base dell’esposizione, è che la fotografia digitale (soprattutto da quando i social media e gli smartphone sono riventati grandi depositi) ha modificato il nostro rapporto con le immagini. Una quantità, inimmaginabile in passato, di fotografie che si accumulano pubblicamente e privatamente.

"La fotografia ha aiutato lo sviluppo delle industrie globali e dei grandi apparati governativi- scrive Blaschke nella presentazione- Le pratiche digitali appaiono in continuità con le pratiche analogiche, anche se con una scala e un ritmo diversi. Tuttavia, le pratiche digitali contemporanee (nella modellazione, nell'ingegneria, nella produzione agricola, ecc.) favoriscono, o addirittura provocano, un riesame dei punti ciechi o degli episodi dimenticati nella storiografia della fotografia”.

Ed è in questa prospettiva che la mostra riesamina il passato. Svelandoci una Storia parallela della Fotografia, in cui quest'utima diventa funzionale ai processi di produzione industriale ma anche scientifici e culturali. Le immagini, insomma, hanno contribuito al racconto della storia e alla crescita dell’economia e del sapere.

Quando e in quali circostanze le immagini sono diventate operative?-continua Blaschke - Qual è il potere economico di masse di immagini e quale ruolo svolgono gli archivi e i sistemi organizzativi non solo nel preservare i "dati" fotografici, ma anche nel generare nuove informazioni e potenzialmente nuove intuizioni? Quali immaginari, ideologie e retorica governano le pratiche visive nelle società capitaliste? "

La fotografia di Armin Linke, con le sue stampe in grandi formati punteggiate da colori intensi dei soggetti inanimati, ci accompagna in cerca di queste risposte. Mostrandoci stanze in cui non siamo mai entrati, stringendo l’obbiettivo su processi che non conosciamo, fino allo straniamento o persino all’astrazione.

Mentre “Image Capital” ci conduce dalla memoria ai soldi, attraverso le sei sezioni in cui è sudivisa (Memory, Access, Protection, Mining, Imaging, Currency). Permettendo allo spettro del controllo di confondersi tra paure e riflessioni.

Nato a Milano, Armin Linke, vive e lavora tra Milano e Berlino. Le sue opere sono in collezioni importanti come il Guggenheim Museum e il Maxxi di Roma

Curata da Francesco Zanot,Image Capital” di Armin Linke, rimarrà al Mast di Bologna fino all’8 gennaio 2023. Poi la mostra si trasferirà al Centre Pompidou di Paris e, infine, ancora in Germania alla Deutsche Börse Photography Foundation (Francoforte e Eschborn). Tutto il materiale esposto e quello pubblicato, inoltre, è accessibile online. Armin Linke ha poi un sito internet e un account instagram su cui si può dare uno sguardo ad altre sue opere.

Armin Linke, Università di Stoccarda, High-Performance Computing Center (HLRS), Stoccarda, Germania, 2019. Courtesy: l’artista e Vistamare Milano/Pescara

Fotografo sconosciuto, pubblicità della Recordak con etichetta "Tutti questi assegni in 30 metri di rullino. Un bel risparmio", 1955 c. Università di Rochester, Libri Rari, Collezioni Speciali e Conservazione (RBSCP), Kodak Historical Collection

Armin Linke, CERN, Large Hadron Collider (LHC), Ginevra, Svizzera, 2019. Courtesy: l'artista e Vistamare Milano/Pescara

Pubblicità Kodak per il Recordak Miracode System, 1966. George Eastman House, Legancy Collection

Armin Linke, Sito di stoccaggio di Iron Mountain, Boyers (PA), USA, 2018. Courtesy: l'artista e Vistamare Milano/Pescara

Fortune Magazine, vol. 62, no. 3, Settembre 1960. Courtesy: Estelle Blaschke & Armin Linke

Armin Linke, Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut, Fototeca, Firenze, Italia, 2018. Courtesy: l'artista e Vistamare Milano/Pescara

Armin Linke, Ter Laak Orchids, tecnologia di differenziazione ottica, Wateringen, Paesi Bassi, 2022. Courtesy: l'artista e Vistamare Milano/Pescara

Il Pinocchio in animazione stop motion di Guillermo del Toro festeggerà il Natale al Moma

Guillermo del Toro on the set of Guillermo del Toro’s Pinocchio, 2022. Image courtesy Jason Schmidt/Netflix

Al Museum of Modern Art di New York (Moma) domenica prossima (11 dicembre) inaugurerà la mostra "Guillermo del Toro: Crafting Pinocchio". In cui, attraverso cinque set di lavoro completi, quattro pezzi di grandi dimensioni e molto atro, i curatori spiegheranno l'artigianato, la ricerca e i processi alla base di Pinocchio. Il primo film d'animazione in stop motion di Guillermo del Toro

L’adattamento cinematografico del classico romanzo per l’infanzia di Collodi, ispirato alle illustrazioni dello statunitense, Gris Grimly, è arrivato nelle sale italiane domenica scorsa (dove viene proiettato in lingua originale con i sottotitoli). Ma la vera e propria uscita, del Pinocchio firmato dal regista di origine messicana, Gullermo Del Toro, sarà venerdì (9 dicembre), quando il titolo diventerà disponibile su Netflix.

Il Pinocchio di del Toro è molto atteso perchè si tratta di un film di animazione in stop motion. Cioè creato, dando l’illusione che delle marionette, plasmate per rappresentare i personaggi, si muovano sulla scena (a sua volta ricostruita) come attori in carne e ossa, attraverso la fotografia stop motion. Quindi le marionette, fotografate senza soluzione di continuità, vengono modificate e spostate per adattarsi ad ogni movimento del personaggio. Alla fine il montaggio tramuta questa enorme massa di materiale in un film d’animazione in stop motion.

Nel caso del Pinocchio di Del Toro, il film d’animazione in stop motion è anche una mega produzione hollywoodiana, con tutti gli oneri e gli onoori che questo comporta. Insomma, tantissima artigianalità e trucchi che non sempre si risce ad immaginare.

"Guillermo del Toro: Crafting Pinocchio" serve proprio per dare uno sguardo dietro le quinte. Uno sguardo molto accurato.

Si parte, infatti, da tre edizioni classiche e contemporanee del libro di Carlo Collodi "Le avventure di Pinocchio" dall'Italia e dagli Stati Uniti, tra cui quella del 2002 illustrata da Gris Grimly che ha ispirato il registi. Ci sono persino delle grandi scatole per pizza, utilizzate durante la produzione per conservare le centinaia di volti di Pinocchio stampati in 3D (circa 300 dei quali saranno in mostra). Poi tutti gli studi che sono serviti per inserire Pinocchio in un contesto storico credibile. "Questo adattamento di Pinocchio - scrive il Moma- è reinventato per essere ambientato nell'Italia degli anni '30, con il fascismo in ascesa".

E poi tutti i set del film e “Oversize Pinocchio”, un grande burattino composto da soli testa e busto (di circa 172,2 cm insieme), utilizzato per filmare i primi piani di Pinocchio e del Grillo Parlante. Senza dimenticare vari video time lapse, bozzetti,stampi scultorei, disegni, materiali di sviluppo e motion test, test sul colore digitale, fotografie d'archivio e oggetti di scena del film.

Ovviamente durante la mostra verrà proiettato il film (non sempre però) e sono previste delle rassegne legate all’opera di Guillermo Del Toro (le proiezioni sono spalmate tra dicembre e marzo).

"Guillermo del Toro: Crafting Pinocchio" è la quarta mostra del Moma ad occuparsi di animazione cinematografica (prima di Del Toro: la Pixar, Tim Burton e gli animatori statunitensi Quay Brothers).

Curata da Ron Magliozzi e Brittany Shaw, con Kyla Gordon, l'esposizione del Moma dedicata al Pinocchio di Guillermo del Toro è in programmazione fino al 15 aprile 2023.

Mackinnon & Saunders. Geppetto and Pinocchio Production Puppets, 2019-2020. Geppetto: steel, foam latex, silicone, resin, fabric, fiber, plastic. 4 x 4 ¾ x 14″ (10.2 x 12.1 x 35.6 cm). Pinocchio: 3D printed resin, 3D printed steel, steel, silicone, paint. 4 x 3 x 9.5″ (10.2 x 7.6 x 24.1 cm). Guillermo del Toro’s Pinocchio, 2022. Image courtesy Netflix

Mackinnon & Saunders. Inprogress Pinocchio Production Puppets at the ShadowMachine workshop. Guillermo del Toro’s Pinocchio, 2022. Image courtesy Netflix

Mackinnon & Saunders. Pinocchio Production Puppets with rigging, 2019-2020. 3D printed resin, 3D printed steel, steel, silicone, fabric, paint. 4 x 3 x 9.5″ (10.2 x 7.6 x 24.1 cm). Guillermo del Toro’s Pinocchio, 2022. Image courtesy Netflix

ShadowMachine. Columbina Production Puppet, 2019-2020. Steel, wire, resin, paint, fabric, brass. 3.5 x 3.5 x 9″ (8.9 x 8.9 x 22.8 cm). Guillermo del Toro’s Pinocchio, 2022. Image courtesy Netflix

Mackinnon & Saunders. Oversized Cricket Production Puppet with rigging, 2019-2020. 3D printed resin, steel, silicone, paint, printed eyes. 3 x 4 x 11″ (7.6 x 10.2 x 27.9 cm). Guillermo del Toro’s Pinocchio, 2022. Image courtesy Netflix

ShadowMachine. Death Production Puppets with riggining, 2019-2020. 3D printed resin, 3D printed steel, steel, silicone, fabric, paint. 19 1/2 × 16 3/4 × 36 1/2″ (cm). Guillermo del Toro’s Pinocchio, 2022. Image courtesy Netflix

Guillermo del Toro on the set of Guillermo del Toro’s Pinocchio, 2022. Image courtesy Jason Schmidt/Netflix