Max Magaldi ha recentemente sostituito tutti i posti in platea, oltre ai palchi, del Teatro Petrella di Longiano (in provincia di Forlì) con dei telefonini. 150 dispositivi in tutto. Su ognuno comparivano immagini hakerate dai social, mentre i device si producevano nell’esecuzione polifonica di una pièce musicale contemporanea.
La scultura sonora e visiva, prodotta da STUDIO STUDIO STUDIO (il laboratorio di supporto ad altri artisti contemporanei fondato da Edoardo Tresoldi) si chiamava Vainglory e gli spettatori potevano attraversarla o limitarsi a guardarla dal palco.
Lo scopo dell’opera era quello di attirare la nostra attenzione sull’abuso di devices tecnologici e social network. Salvo trarci contemporaneamente in inganno: invogliandoci cioè a fotografare l’instervento, o a condividere gli scatti sulla rete.
"Le immagini e i suoni scelti dall’artista-spiegano gli organizzatori dell'evento- indagano la faccia oscura e illuminata della tecnologia, attingendo a un immaginario dalle sfumature ironiche, tra il surreale e l’iperreale, e ad espressioni vicine all’universo dei meme".
In fondo, il coinvolgere il pubblico è un antico tema delle arti performative, che l’installazione di Max Magaldi, porta semplicemente alle estreme conseguenze attraverso l’uso della tecnologia. Anzi, come in una riedizione del mito di Narciso, si può dire che gli spettatori osservino dal palcoscenico se stessi. O meglio la superficiale (talvolta grottesca) proiezione di se. Della propria immagine trasformata in maschera, e della propria voce diventata rumore di fondo.
“Il rovesciamento proposto da Magaldi- continuano- con Vainglory rende evidente il moto di superbia, il vanto mal riposto di questo egocentrismo esibito che genera un rumore che soffoca anche la creatività, restando però lontano dal palcoscenico”
Nato nel 1982, Max Magaldi è un batterista di lunga data che da qualche anno a questa parte si dedica anche alle arti visive. Proprio per questo le sue installazioni trovano nel suono la loro ossatura anche quando sono composte da più elementi. Magaldi ha collaborato con Edoardo Tresoldi e con lo spagnolo Gonzalo Borondo, fornendo alle opere di entrambi un completamento musicale. Lui si definisce muralista sonoro