Resta solo una settimana per vedere Olafur Eliasson. E il caso di "Firefly double-polyhedron sphere experiment"

Olafur Eliasson, Nel tuo tempo. Installation view. photo: Ela Bialkowska OKNO studio. Courtesy: the artist and Palazzo Strozzi

Di sicuro impatto, "Firefly double-polyhedron sphere experiment", ricercata e sperimentale, è un’opera che da sola giustificherebbe una visita a “Nel tuo Tempo”di Olafur Eliasson. Ma a Palazzo Strozzi c’è molto di più. Tra opere storiche e nuove produzioni, infatti, a Firenze si stà celebrando la più grande mostra dell'artista danese-islandese mai realizzata in Italia.

E resta solo una settimana per vederla.

Mancano le tonnellate di ghiaccio artico di "Ice Watch London"(con cui Olafur Eliasson alludeva contemporaneamente allo scioglimento della calotta glaciale e alla pittura romantica). Ma i riferimenti alla storia dell’arte e all’ecologia abbondano

Vagamente simile a una palla da discoteca (oggetto quasi d’uso comune, perso tra il vitage e la contemporaneità, che di sicuro piace a Jeff Koons, altro ex-inquilino illustre di Palazzo Strozzi), "Firefly double-polyhedron sphere experiment", il grande poliedro di vetro colorato di Olafur, ha visto la luce nel 2020. In piena pandemia. Forse per questo, lungi dalla delicata bellezza di “Beauty” (un arcobaleno tra la nebbia del 1993), è tanto splendidamente e vivacemente sfacciato da essere quasi destabilizzante. Vicino all’allucinatorio, con i suoi riflessi verdi, arancioni, gialli, azzurro e rosa, così pieni e al tempo stesso lievi da apparire irreali.

Nello stesso periodo Olafur, in occasione della Presidenza tedesca del Consiglio dell’Unione Europea creò “Earth Speaker”, in cui insieme a bambini di tutto il mondo e con il supporto del Ministero degli Esteri Federale Tedesco, invitava i bambini a schierarsi a favore del Pianeta. Anche quell’opera, a dire il vero, appariva vagamente allucinatoria, se non altro perchè i bambini, nella loro purezza, (fatta salva la nobilità del progetto, la solidità visionaria dell’artista e il punto di vista dei politici tedeschi), possono essere spinti anche a schierarsi a favore degli elfi e di Babbo Natale.

"Firefly double-polyhedron sphere experiment", però, è tutt’altro che un’opera affabulatoria o di getto. Collocabile in un’area di confine tra arte e scienza. Frutto di decenni di ricerche intraprese dallo Studio Olafur Eliasson (composto da lui e da un team che supporta l’artista nella realizzazione pratica dei suoi visionari progetti e in cui figurano architetti, ingegneri, artigiani ed assistenti), è stata pensata con attenzione, per apparire visivamente stupefacente. Sfolgorante di luce, colore e riflessi, come e più di un enorme diamante. Animata da uno strato di piccole luci al led che, sotto la superficie, pulsano come lucciole. Con un corpo centrale che ruota lentamente, per meglio diffondere tutto questo sfavillio, mutevole e cangiante.

In occasione di “Nel tuo tempo”, posta quasi al centro di una delle sale più belle del Piano Nobile di Palazzo Strozzi, accanto ad un antico camino fatto di bassorilievi finemente lavorati, sulla cui tessitura si riverbera, sotto forma di lieve chiaroscuro, dai colori talmente tenui da apparire e scomparire alla vista. Di lato a lei, le grandi vetrate dell’edificio quattrocentesco, che, invece, almeno a certe ore del giorno e con una certa luce naturale, sembrano non risentirne.

L’opera è fatta soltanto di acciaio inox, filtri di vetro colorato (verde, arancione, giallo, ciano, rosa), specchi, luce LED, vernice nera e un motore per far ruotare la forma interna. Ma sembra molto più semplice e complicata al tempo stesso, tale è l’effetto che fa. Se non fosse per la pulizia delle forme, potrebbe sembrare un qualche strano tipo di organismo vivente. Magari sottomarino. O magico, arrivato diretto da Hogwarts con una passaporta.

Alla sezione aurea- scrive nel catalogo, il direttore di Palazzo Strozzi e curatore della mostra, Arturo Galasino (che è anche uno storico dell’arte)- espressione delle leggi scientifiche che governano il mondo di cui è espressione lo stesso Palazzo Strozzi(…) applicata da Leonardo nell’Uomo vitruviano (…) fa esplicito riferimento l’opera di Eliasson Renaissance echoes (…) In quest’opera la sfera, la più perfetta forma platonica, si lega alla spirale aurea, legge geometrica immanente alla natura che ritroviamo nella struttura della conchiglia, che si accresce progressivamente in dimensioni pur mantenendo la forma originaria. Simili sperimentazioni geometriche si ritrovano in svariati lavori di Eliasson, tra cui Firefly double-polyhedron sphere experiment (…)

Anche se, l’arma segreta dell’opera, oltre alla forma (come già detto, solo apparentemente semplice ma in vero molto complessa; sperimentale) frutto della sovrapposizione di due poliedri, sono le facce in vetro filtrante a effetto colorato iridescente. Un materiale speciale che riflette la luce di un unico colore, non lasciando passare le altre tonalità.

A Palazzo Strozzi condivide la stanza con "Colour spectrum kaleidoscope" (2003), ma, se non nella resa piena della forza dello spettro cromatico, per la ricchezza di sfumature e riverberi luminosi la supera. Comprensibilmente, vista la ricercatezza della forma, il materiale usato e il movimento impresso al corpo interno.

Riguardo alla ricerca sul colore di Olafur Eliasson, così ancora, Arturo Galasino: "(...)Piero della Francesca, che fa un uso precoce dell’olio, utilizza un approccio più consapevolmente scientifico, usando colori bilanciati e complementari. Analogamente a Piero, l’interesse di Eliasson per le teorie legate al colore e alla sua percezione deriva principalmente dalla ricerca sulle modalità di funzionamento dell’occhio (...). Così si è impegnato in un progetto per definire una nuova teoria dei colori basata su quelli prismatici e ha iniziato questi esperimenti lavorando con un chimico del colore per mescolare nella vernice un colore esatto per ogni nanometro di luce nello spettro visibile e ha utilizzato questa tavolozza per realizzare dei dipinti noti come Colour experiment paintings nati talvolta dalla tavolozza di artisti del passato come Joseph Mallord William Turner (1775-1851), Caspar David Friedrich (1774-1840) o Claude Monet (1840-1926)”.

"Firefly double-polyhedron sphere experiment" insieme a tutte le altre opere che compongono la mostra di Olafur Eliasson, “Nel tuo tempo”, rimarrà a Palazzo Strozzi fino al prossimo 22 gennaio.

Olafur Eliasson, Nel tuo tempo. Installation view. photo: Ela Bialkowska OKNO studio. Courtesy: the artist and Palazzo Strozzi

Olafur Eliasson, Nel tuo tempo. Installation view. photo: Ela Bialkowska OKNO studio. Courtesy: the artist and Palazzo Strozzi

Olafur Eliasson, Nel tuo tempo. Installation view. photo: Ela Bialkowska OKNO studio. Courtesy: the artist and Palazzo Strozzi

Olafur Eliasson, Firefly double-polyhedron sphere experiment, 2020; acciaio inox, filtro di vetro colorato (verde, arancione, giallo, ciano, rosa), specchio, luce LED, motore, vernice (nera) ø cm 170 Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York /Los Angeles Photo: Jens Ziehe © 2020 Olafur Eliasson

Olafur Eliasson, Firefly double-polyhedron sphere experiment, 2020; acciaio inox, filtro di vetro colorato (verde, arancione, giallo, ciano, rosa), specchio, luce LED, motore, vernice (nera) ø cm 170 Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York /Los Angeles Photo: Jens Ziehe © 2020 Olafur Eliasson

Olafur Eliasson, Firefly double-polyhedron sphere experiment, 2020; acciaio inox, filtro di vetro colorato (verde, arancione, giallo, ciano, rosa), specchio, luce LED, motore, vernice (nera) ø cm 170 Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York /Los Angeles Photo: Jens Ziehe © 2020 Olafur Eliasson

Le storie d'arte più amate nel 2022 dai lettori di Artbooms - Terza Parte

Una nuova raccolta delle storie più lette su Artbooms durante il 2022. In primo piano soprattutto quelle d’Arte ma nel sito troverete anche Fotografia e Design.

Per interpretare il futuro rileggendo il più recente passato.

Online dal 2016, Artbooms, pubblica ogni articolo insieme a molte fotografie e link ipertestuali per approfondire (se si desidera), ogni argomento trattato. Di conseguenza, l’ archivio, da consultare spulciando il sito a ritroso è vasto.

La prima parte delle Storie d’arte più amate nel 2022 dai lettori di Artbooms la trovate qui. E la seconda qui.

- Terza (e ultima) Parte -

Marina Abramović: The Artist Is Present at the Museum of Modern Art (2010). Photo by Marco Anelli. All images courtesy of Sean Kelly, New York

“The Artist is Present” di Marina Abramović per l’Ucraina

L’artista, Marina Abramović, ha avuto una reazione particolarmente sentita alla notizia del conflitto in Ucraina. Già premiata con il Leone d'oro alla Biennale di Venezia del ‘97, per un’opera dedicata alla guerra nei Balcani, Abramović, ha deciso di rifare “The Artist is Present” per raccogliere fondi.

Proposta originariamente al Museum of Modern Art di New York, “The Artist is Present” di Marina Abramović, è una performance ormai iconica. Ma molto faticosa per l’artista di origine serba.

jeff-koons-gazing-ball-painting

Jeff Koons, Gazing Ball (Rubens Tiger Hunt), 2015, olio su tela, vetro e alluminio; cm 163,8 x 211,1 x 37,5 Collezione dell’artista. © Jeff Koons Photo: Tom Powel Imaging, Courtesy Gagosian Serie Gazing Ball Paintings – Sala 6

Le “Gazing Balls” di Jeff Koons

Sono sia dipinti che sculture, le opere parte della serie Gazing Ball di Jeff Koons. Perfette in ogni minimo particolare, riproducono i capolavori degli antichi maestri. Ma ognuna porta su di se dei globi specchianti di vetro soffiato blu.

Questo articolo approfondiva l’argomento in occasione di un’importante mostra di Koons tenutasi a Palazzo Strozzi di Firenze.

Precious Okoyomon, Angel of the earth; Resistance is an atmospheric condition, 2020, photo: Axel Schneider

Precius Okoyomon che muta i musei in poetici ecosistemi

La giovane nigeriano-americana Precius Okoyomon. inserita tra l’altro nella scorsa Biennale d’Arte di Venezia, è molto apprezzata. Opera sia attrverso importanti installazioni ambientali che con la vera e propria poesia.

I suoi lavori sono imponenti. In "Earthseed" (poi ampliata e proposta anche in laguna) ha, per esempio, creato un ecosistema rigoglioso su cui l’artista ha poi posizionato delle sculture.

Installation view «Anniversary Exhibition – Special Guest Duane Hanson» at the Fondation Beyeler, Riehen/Basel, 2022 © The Estate of Duane Hanson/2022, ProLitteris, Zurich Foto: Mark Niedermann

Le sculture iperrealiste di Duane Hanson in giro per la Fondazione Beyeler

In occasione della "Anniversary Exhibition" (tutt'ora in corso), la Fondazione Beyeler di Basilea, ha affiancato alla preziosa collezione d’arte moderna ospitata nell’edificio progettato da Renzo Piano, le opere di Duane Hanson.

Le sculture iperrealiste dello scomparso statunitense, Duane Hanson, sono posizionate in apparente libertà. Come potessero muoversi per la Fondazione Beyeler e ammirare, Van Gogh, Monet, Cézanne, Picasso, Warhol e Bacon. Solo alcune, delle 100 famose opere moderne e contemporanee esposte.

Olafur Eliasson, Nel tuo tempo. Installation view. photo: Ela Bialkowska OKNO studio. Courtesy: the artist and Palazzo Strozzi

“Under the Weather” di Oafur Eliasson e l’effetto moiré

A Palazzo Strozzi di Firenze è in corso “Olafur Eliasson: Nel tuo Tempo”. Parte dell’importante esposizione, pur essendo visitabile gratuitamente, l’installazione site-specific “Under the Weather”, in cui Olafur Eliasson punta sull’effetto moiré.

Si tratta di un semplice inganno all’occhio del visitatore. che lo destabilizza. Animando ciò che è immobile e portandolo in un luogo di ambiguità visiva.

Snow Pallet 15. Courtesy Toshihiko Shibuya

“Snow Pallet” di Toshihiko Shinuya, ancora arte tra le nevi di Sapporo

La serie di instazioni Snow Pallet dell’artista Toshihiko Shinuya, tra il 2021 e il 2022, ha superato se stessa. Celebrando le copiose nevicate e la natura incontaminata dell’isola di Hokkaido (nell’estremo nord del Giappone) con la più grande opera dedicata alla neve mai realizzata.

Si trattava dei capitoli 14 e 15 della serie scultorea. Toshihiko Shinuya, sta documentando proprio in queste settimane la nuova opera (dopo aver installato i supporti è necessario aspettare che la coltre bianca salga e scenda), di cui Artbooms darà notizia nel 2023

Quanto valgono le immagini? Le fotografie spettacolari e sospese di Armin Linke conducono la ricerca di "Image Capital" al Mast di Bologna

Armin Linke, Ter Laak Orchids, linea di produzione delle orchidee, Wateringen, Paesi Bassi, 2021. Courtesy: l'artista e Vistamare Milano/Pescara

Come sono fatte le fabbriche di orchidee? E un super-computer? Ma anche: quanto possono valere tutte le immagini imagazzinate sul telefonino? Se siete curiosi la grande fotografia di Armin Linke, risponderà a tutte queste domande e ad altre ancora.

La mostra “Image Capital” condotta dal filo sottile della grande fotografia dell’artista, Armin Linke, procede alla ricerca di risposte sul futuro delle immagini digitali. Mentre immerge gli spettatori in vari materiali d’archivio, come fotografie, opere video, testi, immagini, found footage oltre a interviste a ricercatori, scienziati e ingegneri.

Nata dalla collaborazione tra Linke e la storica della fotografia Estelle Blaschke, (ricercatrice dell’Università di Basilea), l’esposizione, è stata presentata in anteprima al Museo Folkwang di Essen (Germania) e adesso si trova al Mast di Bologna.

Centrata su “La fotografia come tecnologia dell'informazione" (come recita il sottotitolo), l’idea alla base dell’esposizione, è che la fotografia digitale (soprattutto da quando i social media e gli smartphone sono riventati grandi depositi) ha modificato il nostro rapporto con le immagini. Una quantità, inimmaginabile in passato, di fotografie che si accumulano pubblicamente e privatamente.

"La fotografia ha aiutato lo sviluppo delle industrie globali e dei grandi apparati governativi- scrive Blaschke nella presentazione- Le pratiche digitali appaiono in continuità con le pratiche analogiche, anche se con una scala e un ritmo diversi. Tuttavia, le pratiche digitali contemporanee (nella modellazione, nell'ingegneria, nella produzione agricola, ecc.) favoriscono, o addirittura provocano, un riesame dei punti ciechi o degli episodi dimenticati nella storiografia della fotografia”.

Ed è in questa prospettiva che la mostra riesamina il passato. Svelandoci una Storia parallela della Fotografia, in cui quest'utima diventa funzionale ai processi di produzione industriale ma anche scientifici e culturali. Le immagini, insomma, hanno contribuito al racconto della storia e alla crescita dell’economia e del sapere.

Quando e in quali circostanze le immagini sono diventate operative?-continua Blaschke - Qual è il potere economico di masse di immagini e quale ruolo svolgono gli archivi e i sistemi organizzativi non solo nel preservare i "dati" fotografici, ma anche nel generare nuove informazioni e potenzialmente nuove intuizioni? Quali immaginari, ideologie e retorica governano le pratiche visive nelle società capitaliste? "

La fotografia di Armin Linke, con le sue stampe in grandi formati punteggiate da colori intensi dei soggetti inanimati, ci accompagna in cerca di queste risposte. Mostrandoci stanze in cui non siamo mai entrati, stringendo l’obbiettivo su processi che non conosciamo, fino allo straniamento o persino all’astrazione.

Mentre “Image Capital” ci conduce dalla memoria ai soldi, attraverso le sei sezioni in cui è sudivisa (Memory, Access, Protection, Mining, Imaging, Currency). Permettendo allo spettro del controllo di confondersi tra paure e riflessioni.

Nato a Milano, Armin Linke, vive e lavora tra Milano e Berlino. Le sue opere sono in collezioni importanti come il Guggenheim Museum e il Maxxi di Roma

Curata da Francesco Zanot,Image Capital” di Armin Linke, rimarrà al Mast di Bologna fino all’8 gennaio 2023. Poi la mostra si trasferirà al Centre Pompidou di Paris e, infine, ancora in Germania alla Deutsche Börse Photography Foundation (Francoforte e Eschborn). Tutto il materiale esposto e quello pubblicato, inoltre, è accessibile online. Armin Linke ha poi un sito internet e un account instagram su cui si può dare uno sguardo ad altre sue opere.

Armin Linke, Università di Stoccarda, High-Performance Computing Center (HLRS), Stoccarda, Germania, 2019. Courtesy: l’artista e Vistamare Milano/Pescara

Fotografo sconosciuto, pubblicità della Recordak con etichetta "Tutti questi assegni in 30 metri di rullino. Un bel risparmio", 1955 c. Università di Rochester, Libri Rari, Collezioni Speciali e Conservazione (RBSCP), Kodak Historical Collection

Armin Linke, CERN, Large Hadron Collider (LHC), Ginevra, Svizzera, 2019. Courtesy: l'artista e Vistamare Milano/Pescara

Pubblicità Kodak per il Recordak Miracode System, 1966. George Eastman House, Legancy Collection

Armin Linke, Sito di stoccaggio di Iron Mountain, Boyers (PA), USA, 2018. Courtesy: l'artista e Vistamare Milano/Pescara

Fortune Magazine, vol. 62, no. 3, Settembre 1960. Courtesy: Estelle Blaschke & Armin Linke

Armin Linke, Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut, Fototeca, Firenze, Italia, 2018. Courtesy: l'artista e Vistamare Milano/Pescara

Armin Linke, Ter Laak Orchids, tecnologia di differenziazione ottica, Wateringen, Paesi Bassi, 2022. Courtesy: l'artista e Vistamare Milano/Pescara