A.R. Penck il precursore della Street-Art che veniva dalla DDR, amato da Haring e Baquiat

The Battlefield (Il campo di battaglia), 1989, acrilico su tela, 340 x 1022 cm © 2021, ProLitteris, Zurich

A guardare alcune sue opere sembra di vedere il lavoro di Keith Haring oppure quello di Jean-Michel Basquiat. Non a caso entrambi lo ammiravano. Il pittore tedesco A.R. Penck (1939-2017), al secolo Ralf Winkler, cresciuto nella Dresda comunista è una figura atipica. Un uomo contorto e talmente ostinato da farsi espellere dalla Ddr (dopo essere stato a lungo controllato dalla Stasi) e celebrare dall’Occidente.

Coltivava il suo personalissimo sogno di libertà sulla tela ma a lasciare la Germania dell’Est non ci pensava proprio. Anzi, all’inizio era un convinto comunista. Certo il mondo oltre la cortina di ferro a un certo punto aveva cominciato a lusingarlo (conosce Harald Szeemann, partecipa per la prima volta a Documenta; espone in Svizzera, Paesi Bassi e Canada), mentre il suo lo ammoniva e lo controllava. Fino a ordinargli di andarsene entro la mezzanotte del giorno stesso.

Così nel 1980 varcherà il confine a piedi, (perchè era tardi e non c’erano più treni) e vivrà a più riprese in vari Paesi dell’Occidente democratico (non tornerà più indietro e si spegnerà a Zurigo). I suoi colori si faranno più squillanti, il suo universo di segni ancora più stratificato e complesso . E lui diventerà famoso (parteciperà ancora a Documenta di Kassel, la Biennale di Venezia gli dedicherà una personale e creerà persino una BMW Art Car).

A.R. Penck, pur affidandosi alla pittura ed alla scultura, sarà un precursore della street-art e del graffitismo. creerà un alfabeto potente e compleso di forme tanto essenziali quanto brutali. Tra animali feroci, mostri, simboli e omini primordiali.

" La sua pittura monumentale si riallaccia sia al genere storico, specchio degli eventi contemporanei, sia alla pittura simbolica, a cui dà voce attraverso un intero bestiario di figure totemiche o animali arcaici. Fino alla sua produzione della maturità, A.R. Penck persegue l’idea di un’immagine visionaria capace di rappresentare in un’unica prospettiva la coralità del mondo".

Così descrive l’opera di A.R. Penck il Museo d’arte di Mendrisio (Canton Ticino), che gli dedica una grande retrospettiva, intitolata semplicemente “A.R. Penck” (curata da Simone Soldini, Ulf Jensen e Barbara Paltenghi Malacrida. In corso fino al 1 gennaio 2022) che intende ripercorrere le principali tappe del suo percorso creativo attraverso più di 40 dipinti di grande formato, 20 sculture in bronzo, feltro e cartone, oltre una cinquantina di opere su carta e libri d’artista. La prima in un area di lingua italiana.

How it works (Come funziona), 1989, acrilico su tela, 340 x 340 cm © 2021, ProLitteris, Zurich

Situation ganz ohne Schwarz (Situazione del tutto priva di nero), 2001, acrilico su tela, 200 x 300 cm Galeria Fernando Santos, Porto (Portugal) © 2021, ProLitteris, Zurich

Cosmic Blues, 1981, olio su tela, 95 x 90 cm © 2021, ProLitteris, Zurich

Standart, 1969, colori a dispersione su tela, 127.5 x 98.5 cm © 2021, ProLitteris, Zurich

Per la prima volta va all'asta un murale di Keith Haring. Misurava quasi 26 metri, è stato diviso in 16 pezzi

Keith Haring, Untitled (The Grace House Mural) , Grace House, ca. 1983-1984. Est. $ 3 milioni - $ 5 milioni. Foto di Tom Powel Imaging. Courtesy Bonhams.

Keith Haring, Untitled (The Grace House Mural) , Grace House, ca. 1983-1984. Est. $ 3 milioni - $ 5 milioni. Foto di Tom Powel Imaging. Courtesy Bonhams.

Il prossimo 13 novembre va all’asta a New York il murale di Grace House, realizzato all’inizio degli anni ‘80 da Keith Haring per un centro giovanile cattolico nell'Upper West Side di Manhattan. L’opera, tra le meno note dell’artista statunitense, si estendeva per tre piani di scale e misurava quasi 26 metri di lunghezza.

Per metterlo in vendita è stato necessario rimuovere l’intonaco dai mattoni dell’edificio e dividerlo in 16 sezioni.

Sarà il primo murale di Keith Haring ad essere battuto all’asta.

“Untitled (The Grace House Mural)" venne dipinto da Haring in una sola notte per l’amicizia che si era creata tra lui e alcun giovani che si occupavano del centro. Ma i proprietari dei muri, cioè la vicina Chiesa dell’Ascensione, non hanno avuto nessun merito in questa vicenda. Questo ha creato un clima di malcontento intorno all’evento. Si è detto che malgrado l’edificio in cui si trovava il centro sia stato messo in vendita, il murale avrebbe potuto rimanere dove era sempre stato. "Siamo delusi", ha dichiarato Vazquez, della Haring Foundation a New York Times- Questo murale non doveva essere di proprietà di un collezionista". Infatti, malgrado la chiesa abbia fatto sapere che preferirebbe che il murale andasse a un museo non c’è modo di sapere chi se lo aggiudicherà.

L’opera, che contiene tutte le figure iconiche di Keith Haring (dal bambino raggiante al cane stilizzato) è stata valutata tra i 3 e i 5 milioni di dollari. A venderla sarà la casa d’aste Bonhams. E se sarà un privato a diventarne proprietario, la transazione farà da contraltare alla gioia che ha dato il murale di Amsterdam ritrovato e reso nuovamente visibile al pubblico appena un anno fa.

Keith Haring, Untitled (The Grace House Mural) (detail), ca. 1983–84. Est. $3 million–$5 million. Courtesy Bonhams

Keith Haring, Untitled (The Grace House Mural) (detail), ca. 1983–84. Est. $3 million–$5 million. Courtesy Bonhams

Keith Haring, Untitled (The Grace House Mural) (detail), ca. 1983–84. Est. $3 million–$5 million. Courtesy Bonhams

Keith Haring, Untitled (The Grace House Mural) (detail), ca. 1983–84. Est. $3 million–$5 million. Courtesy Bonhams

Scoperto dopo 30 anni ad Amsterdam un murale firmato Keith Haring

Il murale di Keith Haring ad Amsterdam. Photo: Hanna Hachula, courtesy Stedelijk Museum

Il murale di Keith Haring ad Amsterdam. Photo: Hanna Hachula, courtesy Stedelijk Museum

La settimana scorsa è stato scoperto ad Amsterdam un murale di Keith Haring alto oltre 12 metri. L’opera, che doveva essere un regalo dello scomparso artista statunitense alla città nord europea, è rimasta nascosta fino ad oggi sotto dei pannelli di rivestimento che coprivano la ex-sede dello Stedelijk Museum
Ci sono voluti 30 anni e l’impegno ininterrotto della graffitista olandese Aileen Middel (in arte Mick La Rock), per riportarla alla luce.

Era il 1986, quattro anni prima della morte per una malattia correlata all’AIDS, quando Keith Haring atterò all’aeroporto di Amsterdam per partecipare ad una mostra allo Stedelijk Museum. Doveva dipingere una grande e coloratissima tela da collocare all’interno dello spazio espositivo ma chiese anche un muro su cui completare un’opera pubblica. Gli diedero la parete esterna del magazzino del museo su cui dipinse una strana creatura, in parte cane (o lupo) e in parte pesce, cavalcata da uno dei suoi famosi omini. Ci mise un giorno soltanto.
Il murale di Amsterdam si fa notare perché, invece di essere colorato come gli altri lavori di Haring in quel periodo, è fatto di sole righe bianche.

Non rimase visibile per molto però. Poco dopo, infatti, per mantenere la temperatura degli ambienti interni adeguata venne coperto con dei pannelli. Fino a quattro anni fa quando Aileen Middel ha trovato una vecchia fotografia dell’opera e dopo aver fatto due più due ha combattuto per la rimozione del materiale isolante dalla parete dell’edificio (che oggi non è più di proprietà del museo ma sede del centro commerciale Markt Kwartier West).

Il murale di Keith Haring ad Amsterdam sarà restaurato da Will Shank e Antonio Rava che hanno già lavorato sulla “Torre” di Parigi e su “Tuttomondo” di Pisa. (via New York Times, Artnet)

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